«I compiti d’esame? Difficili per gli universitari»

Quel Dante non è andato giù a nessuno: il Ministero incassa un clamoroso autogol, critici e amanti della Commedia insorgono contro la manipolazione del messaggio dantesco, ma soprattutto le preferenze degli studenti appaiono chiare dalle prime verifiche statistiche: l’analisi del testo è stata scelta solo dal 5,7% dei maturandi, con una punta comprensibile dell’11% nei licei e uno scontato 1,5% nei professionali. La tipologia più gettonata è stata il saggio breve, con il 57,4% delle preferenze, a fronte di un misero 6,9% del tema storico sull’immigrazione e di una buona performance del tema di cultura generale su industrializzazione e villaggio globale, scelto dal 30% degli studenti, soprattutto negli istituti tecnici.

Ma è proprio vero che il messaggio della Commedia non attira più gli studenti? O, come hanno detto molti ragazzi finita la prova, a scuola non si studia più la Commedia (in particolare il Paradiso) e risulta poi impossibile svolgere un’analisi come quella proposta quest’anno? Se al posto degli studenti ci fossero stati i prof universitari, le preferenze sarebbero state le stesse? Su questo punto, ovviamente, non esistono rilevazioni numeriche. Ma i commenti che si sono letti sui giornali – molti dei quali rivelano proprio una preferenza per Dante – indicano una tendenza diversa rispetto a quella degli studenti. Abbiamo provato allora – senza alcuna pretesa statistica – a chiedere un parere ad alcuni docenti dell’ateneo catanese. Ne viene fuori una conferma: i professori, sui compiti d’esame, non la pensano come i maturandi.

«Io avrei scelto Dante perché probabilmente è l’unico che avrei saputo fare, nonostante l’errore grossolano del Ministero» ci dice il professor Felice Rappazzo, docente di Letteratura Italiana nella facoltà di Lingue. «Ma non appartengono alla mia formazione queste tipologie di esame: l’analisi del testo e la comprensione guidata sono troppo vincolanti, mentre il saggio breve rischia di diventare un tema precostituito, in cui anche chi non ha studiato può scrivere qualcosa». E aggiunge: «erano comunque degli argomenti interessanti, anche se abbastanza impegnativi».

Gli fa eco la professoressa Maria Grazia Nicolosi, docente di Letteratura Inglese nella stessa Facoltà di Lingue: «Sicuramente, se queste tracce fossero uscite quando io avevo 18 anni avrei scelto Dante; ma da studentessa diciottenne dei giorni nostri sono consapevole che sarebbe stato molto difficile; probabilmente avrei preferito il saggio breve artistico-letterario sui “Luoghi dell’anima”». È dunque un problema del sistema scolastico? «Sicuramente, le responsabilità più grandi sono della scuola attuale; gli studenti sono soprattutto vittime di programmi inadeguati».

Il problema dell’offerta didattica non riguarda solo la scuola, ma è oggetto di discussione anche nelle università. Sarebbero stati in grado, gli studenti delle nostre Facoltà, di affrontare le tracce proposte dal Ministero? «Esiste una forbice ampia tra studenti brillanti che sono abituati alla lettura e chi, invece, vive l’università come un’imposizione», ci dice la prof Nicolosi con uno sguardo un po’ dubbioso. «L’offerta formativa non basta, molto dipende dalla volontà individuale. Capita che un neo-laureato possa essere più ignorante di chi ha appena finito il liceo. Di fronte al tema di maturità, inoltre, ci vuole anche creatività ed è innegabile che dopo i 18 anni molti studenti comincino a perdere lo spirito di immaginazione».

Salvo Catalano

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