I circhi e la tratta di migranti, lo sfogo dell’impresario «Manco i soldi per mangiare c’ho. Rovinato sono»

«Manco i soldi per mangiare c’ho. Rovinato sono». Alvaro Bizzarro, titolare dell’omonimo circo finito in manette ieri nell’ambito dell’operazione della polizia Golden Circus, che ha portato a 41 fermi in tutta Italia, si sfoga al telefono con un suo creditore. Il nuovo business era il traffico di migranti. Colpa della crisi, che aveva fatto crollare a picco gli incassi. «Se io sono arrivato qui – dice Bizzarro al telefono -, solo per poter mangiare. Ora questa settimana manco i soldi per mangiare c’ho, manco i soldi per mangiare c’ho, che ti devo dire… Sono andati operai ai sindacati a reclamare ai carabinieri, stamattina avevo i carabinieri qua, che ti devo dire pure questo? Sono nei problemi, nei grossi problemi». 

La situazione economica del suo circo è tragica. Mancano i soldi per comprare persino il mangime per gli animali e il gasolio per i caravan, le roulotte e gli altri automezzi. Una condizione drammatica comune a molti imprenditore del settore. Così per riuscire a sopravvivere le attività circensi avevano trovato una nuova fonte di reddito «sicuro e inesauribile» spiegano gli investigatori della polizia. Fare entrare illegalmente in Italia di cittadini stranieri, provenienti soprattutto da India, Pakistan e Bangladesh. Il meccanismo era semplice: visti d’ingresso per ragioni di lavoro, ottenuti grazie a funzionari infedeli dell’assessorato regionale alla Famiglia. Per i circhi l’incasso era sicuro. Circa tremila euro se l’extracomunitario lavorava dentro il tendone, duemila se invece l’assunzione era meramente fittizia. A spiegare il tariffario ai suoi clienti è Tommaso Fernandez, sulla carta dipendente del circo Coliseum Roma, raggiunto dal provvedimento di fermo. Secondo l’accusa era lui insieme al cognato Guglielmo Allemano a occuparsi di piazzare gli indiani, arrivati in Italia, nei vari circhi. 

Intercettato dalle cimici degli investigatori mentre parla con Eusanio Martino, titolare del circo Martin, elenca le possibili strade: «Ci sono due formule. Una è quella che vabbè tu hai bisogno di, faccio dei numeri a caso, ne hai bisogno di otto, otto arrivano, otto li prendi li assumi lavorano per te. E quello è tre. Ecco, invece, l’altra formula, che è due invece di tre, però, praticamente, manco li vedi ecco, il discorso è questo». Un giro d’affari milionario con oltre 500 migranti fatti entrare illegalmente nel territorio nazionale negli ultimi due anni.

Un escamotage trovato dalle imprese circensi per riuscire a sopravvivere. Ma che negli ultimi tempi era diventato un po’ più difficoltoso. Al telefono con Martino, Fernandez spiega come non destare troppi sospetti nelle procedure di assunzione. «Adesso di solito si cerca di fare metà e metà, dipende di quanti ne hai bisogno realmente, quanti posti letto hai». E poi quando Martino si informa sui tempi, aggiunge: «Tra i due-tre mesi perché una pratica che all’inizio era molto semplice un paio di anni fa, adesso è diventata lunghissima, uno stressamento terribile». Il primo passo era spostare la sede legale in Sicilia. Questioni formali per consentire a Vito Gambino, funzionario infedele dell’assessorato regionale al Lavoro, coinvolto nell’inchiesta, di entrare in azione per rilasciare il nulla osta. A rassicurare i circensi era sempre Fernandez. «Spostare la sede legale non significa né la residenza né la licenza. La licenza resta sempre la stessa cosa, diciamo che la sede legale per una ditta individuale è semplicemente un posto dove se ti devono fare una multa te la devono mandare lì». 

L’unico problema è che Fernandez aveva finito le sedi legali. «Ho già intasato quelle che avevo, cioè avevo dei posti a Catania ed Agrigento e sono un po’ pieni. Sto cercandone altri a Ragusa e a Siracusa…adesso poi può darsi anche che si libera un posto da una parte o dall’altra». Un servizio offerto ai clienti dell’organizzazione che aveva un costo: 80 euro al mese con tre mesi anticipati. «Normalmente un circo li (i locali, ndr) tiene sei mesi poi si risposta la sede legale dove vuole insomma… Sto cercando se c’è qualche cosa dove posso accorpare un po’ a costi un po’ meno, però per adesso questo è il meno che sono riuscito a trovare, a meno che uno non abbia un amico in Sicilia che dice no io metto la sede legale lì da lui perché… Ad Agrigento, per esempio, è un b&b che fa da… e dall’altra parte a Catania invece è una casa di una persona. Non è che devi trovare una cosa speciale per fare la sede legale no, dove trovi trovi…». La spiegazione di Fernandez è molto chiara: basta trovare una persona che nella cassetta postale metta l’indirizzo e riceva la posta. E il gioco è fatto. 

Rossana Lo Castro

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