I candidati si presentano, atto primo

Si è tenuto lunedì mattina il primo dei dodici faccia a faccia tra i tre candidati alla carica di Rettore dell’università di Catania. A circa dieci giorno dal voto (che sarà il prossimo giovedì 21), Barbagallo, Pioletti e Recca assolvono al rituale della presentazione dei propri programmi davanti ai docenti e agli studenti di ogni facoltà dell’ateneo.
Il primo round si è svolto nell’aula magna della Facoltà di Agraria, in casa di uno dei candidati (Barbagallo ne è ancora il Preside) davanti a una buona rappresentanza di docenti e pochi studenti. I tre candidati hanno preso parola a turno e, in venti minuti ciascuno, hanno illustrato i punti salienti dei loro programmi.

Salvatore Barbagallo, che ha aperto l’incontro, punta sulla forza dell’autonomia: “è la novità più interessante degli ultimi anni, che ha offerto delle opportunità, ma anche dei problemi, soprattutto di natura economica”. “Bisogna correggerne certi aspetti – ha continuato – e bisogna puntare a migliorare la didattica, la ricerca e il tutoraggio”, senza perdere di vista la necessità di maggiori finanziamenti da parte dello Stato.
Altro punto caldo, su cui sono tornati anche gli altri candidati, è quello del decentramento delle facoltà dell’ateneo catanese: “non sono d’accordo – dice Babagallo – con chi critica questo processo. Ci sono certamente dei problemi, da affrontare in maniera propositiva, ma ha soprattutto aspetti positivi”.
Barbagallo espone poi le idee guida riguardo alle problematiche che affliggono docenti, studenti e il personale tecnico-amministrativo, e conclude ribadendo che il suo programma si fonda su due pilastri: quello dell’autonomia, già illustrato e quello della valutazione dei risultati raggiunti fino ad ora: “è necessario – ha affermato – ripartire da dove si è interrotta la precedente amministrazione”, a conferma che la candidatura è all’insegna della continuità.

Di diverso tono è l’intervento del candidato Antonio Pioletti, ex preside della Facoltà di lingue. Il programma è stato illustrato in cinque punti fondamentali: “Primo, bisogna garantire trasparenza e collegialità, aspetti che nella precedente amministrazione sono mancati; secondo, bisogna istituire una consulta per la ricerca e l’innovazione; terzo, bisogna passare dalla sperimentazione alla razionalizzazione dell’offerta formativa, con l’istituzione di una consulta per il lavoro che sia un vero ponte che accompagni gli studenti verso questo mondo; quarto, pensare all’internazionalizzazione dell’Ateneo catanese e, quinto, lavorare per il progetto ‘Catania città universitaria’”. Concretezza e ludicità sembrano i punti forti del prof. Pioletti che fa un richiamo forte sull’autonomia “che è sì autogoverno, ma vuol dire anche autonomia da schieramenti e  impegni politici di vario genere”. Fornisce dati e cita classifiche sulla qualità della ricerca, sulla capacità di attirare finanziamenti: “è vero, il contesto nazionale è difficile, ma il nuovo Rettore deve essere autocritico: è necessario che ognuno di noi capisca i limiti che ha avuto e li superi, individuando le esigenze più impellenti”.
Poi sul decentramento: “Non sono d’accordo con quanto affermato da Barbagallo. Il problema delle sedi decentrate non è solo economico, che pure è importante: bisogna riconoscere che lo sviluppo di queste sedi non è stato ben seguito e l’attivazione di questi corsi spesso è di natura politico-clientelare, attuate alla vigilia di appuntamenti elettorali”. Per migliorare questo aspetto bisogna pensare che quello di Catania è ormai un Ateneo multicampus.

Infine Recca, che parte con una critica, nemmeno troppo velata, al collega Barbagallo che ha iniziato la sua campagna elettorale da appena quattro mesi. Un intervento, quello dell’ex Preside di Ingegneria, all’insegna della volontà di collaborare: “smettiamo di assegnarci mille voti ciascuno – afferma, rivolgendosi agli avversari – parliamo di programmi. Il mio testo è emendabile, sono pronto a raccogliere le idee e le opinioni di quanti vogliano collaborare a stendere un programma il più condiviso possibile”. Il programma di Recca si basa su sette pilastri (ammodernamento del quadro istituzionale, didattica, ricerca scientifica, diritto allo studio, amministrazione, strutture e sanità) i quali devono subire un processo articolato in tre momenti: “monitoraggio, valutazione dei risultati e infine la predisposizione di interventi migliorativi”. Il metodo di governo va migliorato, in direzione di una maggiore trasparenza e collegialità: “le sedute di Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione devono durate molte ore, solo così è possibile affermare che questi organi stiano collaborando col Rettore”. Recca interviene anche sul decentramento, ripercorrendo alcune delle tappe di questo processo e mostrando al pubblico presente dei verbali delle sedute del Senato accademico nelle quali egli stesso, nel 2001 aveva espresso delle riserve: “Nonostante i miei fondati dubbi, ho collaborato con questa amministrazione. Indubbiamente ci sono problemi e difficoltà sui quali il nuovo Rettore dovrà aprire un tavolo di trattative per la loro risoluzione”.

Il dibattito si conclude con brevi dichiarazioni in risposta alle sollecitazioni provenienti da alcuni presenti o dagli stessi avversari, nei quali si chiariscono alcuni dei punti già affrontati. Ma si è trattato solo del primo di ben dodici incontri nel corso dei quali i candidati si vedranno impegnati a convincere l’uditorio del valore del proprio programma: c’è ancora tempo, insomma, per darsi battaglia.

Radio Zammù, inoltre, offre la possibilità di ascoltare in diretta alcuni di questi incontri. Per sapere date e orari delle trasmissioni, ciccare su www.radiozammu.it.

Silvia Lo Re

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