IL SEGNALE CHE E’ ARRIVATO STASERA DAL MONDO DELLA GIUSTIZIA E’ BRUTTO. LA TEMPESTA POTREBBE ESTENDERSI ALLA MANOVRA IN QUESTE ORE IN DISCUSSIONE A SALA D’ERCOLE. DOVE NON MANCANO CERTO SPESE FUORI DALLA LOGICA. ANZI…
“Il destino di un uomo è il suo carattere”, diceva Eraclito. La razionalità ci invita a non credere nell’irrevocabilità del fato. Però stasera, nel ‘Palazzo’ della politica siciliana per antonomasia – Palazzo Reale – suona una strana musica.
I primi a dire: “L’inchiesta giudiziaria sulle spese dei gruppi parlamentari dell’Ars non hanno nulla a che spartire con la Finanziaria in discussione stasera”, sono i parlamentari. In questi casi, si sa, meglio sdrammatizzare. Però, volente o nolente, a Sala d’Ercole, in queste ore, si avverte la strana musica: magari di sottofondo, ma si avverte: la musica c’è.
Hanno voglia a dire – i deputati del Parlamento siciliano – che non c’è alcun nesso connettivo tra i soldi ‘bruciati’ dai gruppi parlamentari e un Bilancio 2014 che fa acqua da tutte le parti. Però qualcosa nell’aria si avverte: impalpabile, indefinibile, eterea: ma ‘qualcosa’, nell’aria, c’è.
I numeri vanno e vengono: indicano, precisano, sottolineano, definiscono e, soprattutto – in questa vicenda – annunciano.
C’è una sinistra isomeria tra i ‘buchi’ prodotti dai gruppi parlamentari (mannaggia a quei 18-20 mila euro al mese che non bastavano: e via a utilizzare i fondi dei gruppi per spese di qua e spese di là: regali, viaggi, hotel: una sorta di ‘tasciume’ parlamentare che si appiccica su certi deputati, privandoli di quella condizione che, pure, dovrebbe essere molto importante negli uomini pubblici: il senso della misura.
Tra le due condizioni – le spese pazze dei gruppi parlamentari e i ‘buchi’ del Bilancio 2014 – c’è un tratto comune che solo le persone di malafede non vedono: la mancanza di eleganza.
Non è elegante utilizzare i fondi dei gruppi parlamentari per spese personali, così come non è elegante scrivere che, tra le entrate regionali del 2014, ci sono circa 500 milioni di euro che, ‘gozzananiamente’, lo Stato si terrà. Così come è ancora meno elegante prendere i soldi già stanziati per le categorie sociali e dirottarli nel fondo rischi, a tutela di entrate che non ci sono.
Il destino non è al di fuori dell’uomo e delle sue azioni, certo. Il fato, nella migliore delle ipotesi, è una forzatura. Però, nell’aria, una ‘musica’ si avverte. Fuori e, soprattutto, dentro Sala d’Ercole. Note pesanti.
Di fatto, la Giustizia ha ‘impugnato’ le spese pazze dei gruppi parlamentari: di chi pensava di poter fare tutto, perché i gruppi parlamentari si configurano come enti di diritto privato. Alimentati, però, da pubblico denaro.
Ora è arrivato il conto. Che si annuncia salato. E non meno salato potrebbe risultare il ‘responso’ del commissario dello Stato a fronte di una manovra che presenta un ‘buco’ di un miliardo e mezzo di euro.
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