Trentacinque scatti con un’unica dominante: mostrare le tragiche conseguenze che la guerra ha sulle vite dei bambini. È il tema affrontato nella mostra fotografica I bambini e la guerra, inaugurata ieri a Troina. Nella splendida sala Miani, all’interno della Torre Capitania, fino al 15 ottobre rimarranno esposte alcune delle immagini più significative e drammatiche della Seconda guerra mondiale. Momenti immortalati dai più grandi fotoreporter di guerra e custoditi nei principali archivi fotografici di Stato. Scelte da Ezio Costanzo, storico e curatore della mostra, le foto, accompagnate da minuziose didascalie e da un supporto multimediale, mostrano le violenze fisiche e psicologiche subite dai bambini tra il 1939 e il 1945.
«La seconda guerra mondiale ha causato oltre 50 milioni di morti – ricorda Costanzo – colpendo soprattutto la popolazione civile. Naturalmente molti di loro erano donne e bambini. Con il secondo conflitto mondiale – aggiunge lo storico – assistiamo a un cambiamento del quadro tattico e strategico. Con la tecnica definita moral bombs la popolazione civile si ritrova a essere vittima di un bombardamento che mira a destabilizzare. Dalle trincee della prima guerra mondiale, dove il nemico era visibile, si passa a un nemico invisibile. È il sibilo delle bombe che incute terrore e che demoralizza la popolazione». A rendersi protagonisti di questa pressione sono le nazioni alleate. «Sono proprio i governi democratici, come Stati Uniti e Gran Bretagna, ad attuare questo bombardamento strategico al fine di provocare una reazione tra i cittadini e portarli alla ribellione verso i regimi totalitari – spiega Costanzo -. I bambini si ritrovano a essere vittime inconsapevoli di scelte fatte dagli adulti».
Una conferma che arriva anche dal professore Carmelo Nicosia, direttore della Scuola di Fotografia dell’Accademia Belle Arti di Catania e presente all’inaugurazione insieme al professore Luciano Granozzi, ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Catania. «Questa selezione di immagini, sia a colore che in bianco e nero, prese dai migliori archivi di fotografia storica – afferma Nicosia – rappresenta il lato oscuro dell’umanità. Bambini e anziani, si diceva nelle vecchie culture popolari, sono di tutti, perché rappresentano il termometro del livello sociale e di civiltà di uno stato. Vedere queste immagini – continua – fa male ma al contempo ci permette di esercitare un nuovo momento di rivoluzione per raggiungere un equilibrio». Inevitabile, un confronto con il presente. «Oggi è cambiato l’assetto societario, le famiglie non sono più di tipo patriarcale per cui ogni uomo, donna, anziano, bambino rappresentano un’entità sociale e come tale deve essere rispettata», conclude Nicosia.
Ritorna sulla prima guerra mondiale Granozzi: «Sembriamo scoprire oggi questo tema dimenticando però che la questione dei bambini e della guerra rimanda almeno al primo conflitto mondiale. Fino a quel momento – spiega – il bambino rimane una figura neutrale. Sarà la propaganda di guerra a trascinarli nel conflitto. La difesa della patria diventa la difesa della famiglia. Un’idea ripresa dei regimi totalitari nella seconda guerra mondiale e che guarderà ai bambini come base per la costruzione dell’uomo nuovo». Il professore poi ricorda il modo in cui nelle nazioni rette da regimi totalitari venivano trattati i bambini da parte dello Stato. «In Italia, Germania e anche nell’Unione Sovietica i bambini vengono messi in divisa. Questa militarizzazione dei bambini – aggiunge lo storico – non ci viene dunque da altre culture o dalle tragiche guerre recenti, ma è qualcosa che torna a noi dopo aver fatto parte della storia europea. Per questo – conclude – la scelta di trattare il tema attraverso le immagini della seconda guerra mondiale è una scelta appropriata perché è una barbarie che abbiamo coltivato nella storia europea».
«Questa mostra – conclude il sindaco di Troina Fabio Venezia – si ricollega a quella di Robert Capa dello scorso anno e vede coinvolti anche l’Unicef e la Rai. È una mostra attuale perché le tragedie alle quali assistiamo quotidianamente come guerre, sbarchi e attentati vedono spesso coinvolti i bambini».
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