Quattro anni e 8 mesi per Roberto Helg. Questa la condanna inflitta nel primo pomeriggio dal gup di Palermo Daniela Cardamone all’ex vicepresidente della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo, arrestato mentre ai primi di marzo intascava una tangente da 100 mila euro dal pasticcere Santi Palazzolo al quale aveva garantito il rinnovo del contratto di locazione dei locali nello scalo palermitano. La Procura aveva chiesto, in origine, un pena più severa: cinque anni e quattro mesi per l’ex presidente della Camera di commercio di Palermo. Nella requisitoria l’accusa ha stigmatizzato la condotta d Helg ricordando anche il travaglio interiore del pasticcere di Cinisi che decise di denunciarlo e consentì agli inquirenti di coglierlo in flagranza. La condanna richiesta è diminuita di un terzo per il rito abbreviato. La Procura, rappresentata da Dino Petralia, Luca Battinieri e Claudia Ferrari, era partita dalla pena di otto anni di reclusione.
A Santi Palazzolo, costituito parte civile, è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di trentamila euro. Per pasticcere di Cinisi, che ha denunciato l’ex presidente della Gesap, al momento il rinnovo della concessione dello stand all’aeroporto Falcone Borsellino sembra sempre più incerto. Quindicimila euro alle altre parti civili: il Comune di Palermo, il Comune di Cinisi, Unioncamere, la Camera di Commercio di Palermo, Confcommercio Palermo, Confcommercio Sicilia, Confesercenti, Addiopizzo, Sos Usura, Solidaria, Gesap. Non è stata accolta la richiesta della difesa di Helg, rappresentata dall’avvocato Giovanni Di Benedetto, che aveva chiesto di cambiare il reato contestato in induzione indebita a dare o promettere utilità, un’accusa che prevede pene più basse. «Quello che Helg aveva prospettato a Palazzolo era di essere ingiustamente avvantaggiato» ha spiegato l’avvocato Di Benedetto. Per questo tipo di reato sono previste pene più basse.
Soddisfazione da parte del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi per la condanna di Helg: «Siamo soddisfatti per la piena tenuta dell’ipotesi accusatoria sia sotto il profilo giuridico che sotto quello della valutazione della prova» e anche per la «rapidità con cui, a 7 mesi dal fatto, si è giunti alla condanna di primo grado. Riteniamo – ha concluso – che questa sia la miglior risposta al fenomeno della corruzione».
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