Il presidente degli Stati Uniti dAmerica, premio Nobel per la pace, Barack Obama, ormai si arrampica sugli specchi. Senza il Sì dellOnu, con il No del Parlamento britannico, con il dubbio che a usare il gas non sia stato Assad, ma siano stati i ribelli, insomma con tutti questi elementi che gli consiglierebbero di restarsene buono, il capo dellamministrazione americana vuole comunque la guerra. O almeno così lascerebbe intendere.
Lunica cosa che Obama è disposto a concedere è il parere del Congresso. Anzi, per essere precisi, Obama ha fatto sapere che, pur avendo il potere di ordinare lattacco senza il via libera di Camera e Senato, bontà sua, sente il dovere di ascoltare il parere dei rappresentanti eletti dal popolo americano.
Meno male. Almeno Obama avrà altre due settimane di tempo per riflettere. Chissà, magari, nel frattempo, si potrà capire di più su chi ha usato il gas per ammazzare i civili.
Così, almeno, dovrebbero andare le cose. Il condizionale è dobbligo, perché lo stesso Obama ammette che lattacco a Damasco potrebbe arrivare tra un mese, tra un paio di settimane, ma anche subito. Insomma, discorsi da Sibilla.
Non si può non notare, in questa storia, le contraddizioni della sinistra cosiddetta progressista. LInghilterra, governata dai conservatori, ha detto No allintervento militare in Siria. La Francia governata dai socialisti di Hollande sembra invece sparata in favore della guerra. Cosa centri il socialismo con la guerra non è facile da comprendere. Ma tantè.
Lunica cosa certa è che Hollande non è Mitterand. E la differenza si vede! Questa, almeno, è una delle poche certezze della Francia socialista e guerrafondaia del nostro tempo.
E lItalia? Il nostro Paese si sta comportando bene. Sia il primo ministro, Enrico Letta, sia il ministro degli Esteri, Emma Bonino, hanno ribadito che, senza il placet dellOnu, lItalia resterà fuori dal possibile intervento militare.
Insomma, se la vedranno gli americani e i francesi. Resta na domanda: e la Sicilia? Stando a quello che abbiamo capito, gli americani, per utilizzare la base militare di Sigonella e, forse, anche quella di Trapani-Birgi, non hanno bisogno dellautorizzazione dellItalia. Debbono solo comunicare ciò che si accingeranno a fare.
Nel caso in cui americani e francesi dovessero attaccare Damasco, non dovrebbero chiederci di chiudere gli aeroporti civili di Trapani e Comiso. Mentre di aerei francesi faranno base sulle navi portaerei e non sul suolo della Sicilia.
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