La protesta contro il Green pass fa registrare una data storica per Sigonella: il primo sit-in dell’aeronautica davanti ai cancelli d’ingresso della base militare italiana contro il certificato verde. Il presidio, a cui hanno partecipato circa trenta manifestanti, è stato promosso dal Sindacato aeronautica militare (Siam), e si è svolto dalle 7 alle 7.25. «La protesta pacifica – ha spiegato Alfio Messina di Siam – riguarda la libertà di entrare liberamente nel luogo di lavoro senza dover mettere mano al portafoglio e di potere usufruire di tamponi gratuiti e garantiti dallo Stato». La normativa, introdotta dal governo nazionale e in vigore da oggi, impone a tutti i lavoratori non vaccinati di provvedere privatamente al pagamento del tampone necessario per l’accesso alla sede lavorativa.
«Per la prima volta – dichiara il segretario Siam della sezione di Sigonella e dirigente nazionale Alfio Messina – scende in strada per invocare la libertà di entrare liberamente nel luogo di lavoro senza dovere mettere mano al portafoglio e di potere usufruire di tamponi gratuiti che dovrebbero essere garantiti, semmai, dallo Stato, così come garantisce il vaccino a chi lo desidera». Perché, aggiunge in una nota il segretario generale Paolo Melis, «non vi è nessun obbligo di legge al momento che imponga il vaccino ai militari e, pertanto, i tamponi devono essere gratuiti nell’interesse stesso dell’amministrazione che deve garantire servizi essenziali per lo Stato e livelli di operatività imprescindibili».
I motivi sono da ricondurre ai disagi che l’obbligo di certificazione verde comporta a chi ne è sprovvisto. «A tutela dei colleghi costretti a non potere accedere alle mense di servizio – si legge nel comunicato divulgato dal sindacato agli organi di stampa -, il Siam era intervenuto con i vertici ottenendo la predisposizione di un’area dedicata dove permettere ai militari senza green pass di consumare un pasto caldo alla stessa stregua degli altri». In quello che per il sindacato è un tentativo di discriminazione che oggi rischia di ripetersi. «Finché il governo o il parlamento non interverranno con un’apposita norma che preveda l’obbligo di vaccinarsi – conclude Melis -, non possono esserci provvedimenti restrittivi al diritto al lavoro».
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