Quando, poco più di un mese fa, abbiamo lanciato la sottoscrizione per Upress, avevamo due obiettivi. Il primo, concreto e immediato, era garantire i pagamenti per l’iscrizione all’albo dei nostri redattori-studenti aspiranti pubblicisti e dotare l’associazione di un fondo cassa che la mettesse in condizione di elaborare i suoi primi progetti. Il secondo era misurare il sostegno all’idea che in una comunità universitaria, accanto alla comunicazione istituzionale, devono essere salvaguardate forme di informazione autonoma e di qualità.
Il giornalismo universitario non è soltanto un’utile palestra per gli studenti di comunicazione. Esso è sede di analisi, riflessione e scrittura per tutti: un modo per confrontarsi, ascoltare più voci anche se possono apparire dissonanti, misurare la propria capacità di interpretare i fatti, acquisire la consapevolezza dei problemi, esercitare un’influenza sulle decisioni. L’idea di Upress è anche quella che il giornalismo universitario deve mostrarsi capace di guardare al di fuori dell’università, puntare sulla qualità, basandosi sulla convergenza “alla pari” tra studenti e docenti da un lato e professionisti dell’informazione dall’altro.
Possiamo oggi dire che il primo traguardo – quello che passava per il vile denaro – è quasi tagliato. La sottoscrizione ha superato l’obiettivo minimo che ci eravamo prefissi. Non è mancato il sostegno dell’Ateneo. Ma c’è un’altra cifra della quale siamo orgogliosi: l’elenco dei “donatori” che hanno sottoscritto una quota per Upress ha infatti largamente superato quota cento. Un risultato che ci dimostra come la nostra aspettativa fosse tutt’altro che infondata. Nei prossimi mesi, si dovrà e potrà lavorare per ampliare ancora di più questo sostegno.
Riassumere in poche righe il senso di oltre cento adesioni è semplicemente impossibile.
Nonstante l’iniziale prevalenza dei docenti delle facoltà di Lettere e di Lingue, la rosa di adesioni si è progressivamente allargata a quasi tutte le facoltà. Tutte le adesioni di sostegno al progetto di Upress sono state effettuate a titolo individuale. Limitandoci ai docenti che rivestono anche cariche istituzionali, ci è già pervenuto il contributo dei presidi di Agraria (prof. Tino Russo), Architettura (prof. Giuseppe Dato), Lingue (prof. Nunzio Famoso) e Scienze (prof. Guido Li Volsi). Ai quali si aggiungono tre past presidi: i professori Giuseppe Cozzo (attuale delegato alla didattica), Santo Di Nuovo ed Antonio Pioletti. Tra i primi ad inviarci una generosa quota di sottoscrizione il Presidente della Scuola superiore (prof. Giacomo Pignataro), il prorettore (prof.ssa Maria Luisa Carnazza) e il Garante d’Ateneo (prof. Emilio Giardina). Farà parte di Upress anche il “collega” Mariano Campo, capo ufficio stampa dell’Ateneo.
Tra i messaggi con cui i nostri sostenitori hanno accompagnato la loro adesione, è stato bello rileggere spesso un nome: «Ho conosciuto e stimato Enrico Escher e credo facciate bene a continuare nell’alveo del suo insegnamento – ci ha scritto Franco Garufi (coordinatore Dipartimento Mezzogiorno e politiche di coesione della Cgil) – La sua lezione più importante, forse, sta nel modo in cui è vissuto, nel suo attaccamento alla vita, nella capacità di guardare lontano e continuare ad immaginare le novità future anche quando il suo orizzonte personale rapidamente si accorciava». «Confermo di aver mandato il mio doveroso contributo per il progetto UPress – ha scritto il prof. Santo di Nuovo – L’ho fatto anche in ricordo dell’amico Enrico Escher, col quale condividemmo fin dall’inizio questo progetto». «Ho aderito, perché anche lui lo avrebbe fatto. Forza ragazzi. E grazie», ci ha scritto ancora Flaminia Belfiore.
Dal mondo del giornalismo ci è arrivato il sostegno di Sigfrido Ranucci, l’autore dell’inchiesta di Report su Catania al quale quest’anno è stato assegnato il premio Fava: «È vitale per una città come Catania – ci ha scritto Ranucci – che ci sia una voce indipendente in più e che rappresenti il pensiero dei giovani. Aderisco con forza oltre che con piacere». Il corrispondente del Corriere della Sera Alfio Sciacca ci ha invece inviato questo messaggio: «Sono con voi perché in questa città non possono continuare a morire le cose belle per far vivere solo quelle convenienti». Sulla stessa linea Fabio Albanese: «I giovani che si fanno editori, nella città del granitico monopolio, rappresentano una piccola grande sfida coraggiosa che deve essere sostenuta». E parlando di giornalisti, non si possono dimenticare l’adesione di uno dei decani del giornalismo catanese, l’ex vice direttore del “Corriere della Sera” Nino Milazzo, quella di Sebastiano Messina, di Francesco Merlo e il sostegno concreto di Franco Abruzzo, che a Upress ha tra l’altro dedicato una pagina del suo sito.
Numerosi sono stati gli anche gli appelli video: a registrare un messaggio per Upress sono stati i giornalisti Vincenzo Adornetto e Antonio Roccuzzo, lo scrittore Nicola Lagioia, l’attore Luigi Lo Cascio, il cantautore Fabrizio Varchetta. Senza dimenticare il contributo della “iena” Luca Bizzarri (che ha dato il via a una serie interminabile di “cartelli bizzarri”).
Tra le parole di sostegno che è impossibile dimenticare – e che ci caricano, oggi, di responsabilità verso chi ha creduto nella nostra iniziativa – ci sono poi quelle di Piera Aiello, testimone di Giustizia. «Non posso affidare questo mio appello alla mia voce e alla mia immagine perché vivo in una località segreta dove sono un’altra persona. Questo però non mi impedisce di invitare tutti a sostenere l’iniziativa di Upress, per un’informazione seria, che sa leggere fra le righe dei fatti e non vuole farsi ripetitrice di cose dette o scritte da qualcun altro. E non stupisca che questa “serietà” nasca dai giovani: hanno capito che essere consci di quello che accade oggi è l’unico modo per portare questa nostra società a un domani più trasparente. Ed anche questa è antimafia». O queste altre del filmaker Carlo Lo Giudice: «ho versato con immenso piacere il mio piccolo contributo alla vostra (nostra) causa. Lo ritengo un augurio che nessuno di voi, come singolo professionista, mai e poi mai, né ora né in futuro, anche sotto tortura o più banalmente e probabilmente in difficoltà economiche, nel corso della sua carriera, svenda il proprio cervello e la propria dignità alla parte oligarchica, statica e malata di questa città, dalla quale prima o poi sarete messi con le spalle al muro. I miei migliori auguri e la mia massima fiducia».
Una affetto e una fiducia che adesso ci toccherà ricambiare.
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