Governo Monti contro pensionati e ceti medi

Nel gran bailamme della politica italiana, il governo Monti ha un merito che tutti gli debbono riconoscere: quello di aver fatto ritrovare l’unità a Cgil, Cisl e Uil. Divise, negli ultimi anni, da ‘letture’ e ‘interpretazioni’ diverse della realtà politica e sociale del nostro Paese – Fiat, contratti, atteggiamento da tenere verso il governo Berlusconi e quant’altro – le tre organizzazioni sindacali si ritrovano oggi insieme ‘appassionatamente’ per difendere, in primo luogo, le pensioni. Ed è anche logico, visto che il maggior numero di iscritti di questi tre sindacati storici è ormai rappresentato dai pensionati.
Con molta probabiltà, la Massoneria della Banca d’Italia, le banche, le grandi imprese che predicano il ‘vangelo del mercato’ e vivono abbarbicate ai fondi pubblici e i vari potentati finanziari, o presunti tali, del nostro Paese non si aspettavano una risposta così ferma della società alla manovra del governo nazionale. Convinti di poter fare pagare a ceti medio bassi e ai pensionati il 90 per cento o forse più del costo della manovra da 30 miliardi di euro, i ricchi e i furbi del made in Italy si ritrovano alle porte uno sciopero generale che non annuncia nulla di buono. E ancora siamo a niente. Perché se i governatori delle Regioni del Sud, invece di procedere ognuno per proprio conto, dovessero dare vita a un ‘cartello’, non per rivendicare l’impossibile, ma per chiedere il dovuto che Roma sta negando, per il governo Monti la strada diventerebbe non una salita, ma una discesa verso gli inferi.
E mentre l’euro si accinge a ‘festeggiare’ i dieci anni di vita (ma c’è veramente da ‘festeggiare’?), le notizie che, da ieri sera, arrivano dai “mercati” (trovata linguistico-eufemistica per non dare un nome ai “banditi” che oggi dettano legge nell’economia globalizzata) annunciano altre ‘guerre stellari’: “Mercati e spread reagiscono male al nuovo patto europeo per salvare l’euro (Ma la Merkel e Sarkoy non erano bravissimi?) . Le Borse del Vecchio Continente chiudono in rosso (ma va!). Ha pesato anche la bocciatura delle conclusioni, definite “deludenti”, dell’eurovertice da parte di Moody’s (qualcuno se le aspettava divertenti?). Maglia nera a Milano (Ftse Mib -3,79%; ko FonSai eMps). Spread a 459 punti (appena arriverà a 600 punti gli italiani avranno diritto alle figurine dei calciatori). I mercati scontano un effetto Grecia della manovra sul nostro Paese” (Parmenide o Eraclito, questo è il dilemma…). E ancora: “La discesa dei tassi dei Bot non ha fermato nemmeno lo spread. Sul finale di seduta il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund tedeschi decennali si attesta a 450 punti, dopo aver toccato un top a 473 e rispetto ai 420 della chiusura di venerdì” (alla fine il Palermo che perde in casa con il Cesena ci ha fatto incazzare di più). “Moody’s ha messo in tensione anche decennali spagnoli e francesi e i relativi spread si sono allargati rispetto ai titoli guida europei, i Bund” (si attendono effetti a catena sui prezzi dei panini con la milza e sui cannoli di Piana degli Albanesi e di Dattilo). “Nel breve termine – sostiene l’agenzia di rating americana – l’assenza di misure per stabilizzare i mercati nel breve termine significa, per la zona euro e l’Ue più in generale, restare soggetti a nuove scosse e che la coesione della zona euro rimane sotto una minaccia costante” (“Ha la sua ora tutto e il suo tempo ogni cosa”, recita l’Ecclesiaste nella bellissima traduzione di Guido Ceronetti – Einaudi editore – traduzione che poi l’autore ha rivisto: e secondo noi ha fatto male, perché la prima traduzione coglieva con straordinario anticipo la stupidità che oggi imperversa nel mondo).
“Piazza Affari chiude la giornata con un calo pesante, il peggiore in Europa” (supponiamo che per gli operai delle catene di montaggio e per quelli che lavorano a contatto con l’amianto questa sia una vera tragedia…).
Ieri sera alcuni siti specializzati in economia e finanza davano quasi per scontata, naturalmente per l’Italia, una nuova manovra da 20 miliardi di euro. Il tutto mentre il parlamento deve ancora approvare la manovra la 30 miliardi di euro. Un bel casino.
Chi, in questo momento, non sa che pesci prendere è il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Dopo aver fatto di tutto per far cadere il governo Berlusconi, si ritrova ora con un governo – il governo Monti – che, di fatto, sta provando a scaricare quasi tutto il peso della manovra su quelli che, in fondo, sono – o dovrebbero essere – gli elettori del Pd. Così Bersani, dopo essersi arrampicato sui tetti delle Università, si arrampica adesso sugli specchi. La Cgil lo guarda in cagnesco. I pensionati lo aspettano al varco. I ceti medio bassi si sentono traditi. Tutti voti, pensa Bersani – e forse non sbaglia – che rischiano di finire chissà dove.
Sta cambiando anche l’interpretazione sulla caduta del governo Berlusconi. Fino a qualche settimana fa era stato costretto alla resa dopo che i “mercati” avevano cominciato a “mordere” l’unica cosa alla quale il Cavaliere ha sempre tenuto in cima ai suoi pensieri: le sue aziende. Adesso sembra che anche le dimissioni di Berlusconi farebbero parte di una manovra per consegnare l’Italia a quel governo Monti che avrebbe colpito i ceti medio e bassi facendo, di fatto, gli interessi dello stesso Cavaliere e bla bla bla.
La verità è che, di questa cosiddetta Seconda Repubblica – da Prodi a Berlusconi fino ad arrivare a Monti con le sue ‘massonerie’ – non c’è proprio nulla da prendere. Anzi.

 

Giulio Ambrosetti

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