Governo Letta, dopo 30 giorni è già un flop

I primi 30 giorni di vita del Governo di Enrico Letta e della stessa maggioranza che ha sostenuto il Governo Monti sono una strada lastricata di buone intenzioni e da messaggi che le smentiscono. Anche senza voler credere che grandi vecchi e giovani dall’animo oscuro abbiano progettato le mosse e deciso le tappe, i disegni a volte prendono vita propria dai segni che i protagonisti disseminano nel loro cammino.

Nessuna forma autoritaria di Governo è mai nata conclamando subito i suoi connotati. Gheddafi era un liberatore dalla oppressiva monarchia libica, Saddam un giovane rivoluzionario del partito Baath, Fidel cacciò il corrotto regime di Batista e 50 anni dopo nessuno ha potuto ancora cacciare via lui.

Nell’Italia del 2013, un anno che recitato a occhi chiusi ci rimanda a viaggi oltre il tempo e lo spazio, si consumano piccoli passi che sembrano grandi cappi. Forse perché la lontananza dalla vita reale e dai suoi problemi trasforma uomini e donne, forse perché il richiamo all’appartenenza cancella la memoria di quello che si è stati, forse perché la parte peggiore di quel che siamo esce fuori quando indossiamo i paramenti del potere.

Così mentre le cronache rimandano le cifre terrorizzanti di una società stremata e in declino e raccontano di fughe e gesti disperati, si presentano disegni di legge per impedire a quanto di nuovo ha fatto irruzione nella palude della politica italiana di continuare.

Si dice che il Porcellum è immorale e occorre cambiarlo, poi sotto l’incombere del giudizio della Corte si prospettano piccoli ritocchi che conservino tutto il potere ai monarchi o agli oligarchi.

Internet sfugge al controllo del blocco mediatico ossequioso ai tre o quattro signori e subito si presenta un disegno di legge per imbavagliarlo. Le piazze non sono più il luogo degli osanna del potere perpetuo e allora si avanzano proposte per restringere gli spazi di libertà di espressione.

Negli Stati Uniti patriottici si brucia la bandiera senza che questo costituisca reato, nell’Italia dell’amor patrio di parata si denuncia chiunque osi criticare.

Si annunciano tagli ai rimborsi elettorali ma poi non si fanno, si proclamano iniziative contro la disoccupazione giovanile ma si rinviano di mesi. Si continuano a distribuire vitalizi anche a chi è straricco mentre chi è immensamente povero non riceve nulla.

Se quel che saremo si legge nelle orme che lasciamo, il governo di Enrico Letta cammina attraverso un presente buio e un domani a tinte fosche. E rischia di procurare alla fragile democrazia italiana più guasti dei governi che l’hanno preceduto.

Aldo Penna

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