Gli ‘squatteri’ della casa e del web

Il fenomeno degli squatters è presente nelle società occidentali ed industriali (meglio post-industriali) sin dagli anni settanta e non ha nulla a che fare con scassinatori e topi d’appartamento. I membri della collettività rimasti espropriati del bene “spazio”, se ne riappropriano occupando “spazi” appartenenti formalmente (e giuridicamente) ad altri, ma sostanzialmente lasciati abbandonati per varie ragioni. Il più delle volte ad occupare la casa vuota sono artisti, giovani poco facoltosi o speculatori del web. C’è chi poi lo fa come adesione ad un particolare stile di vita.

 

In Inghilterra “Squatting” significa occupare proprietà vuote per viverci. Tale pratica non è ancora considerata un reato dal codice penale inglese. In molte di esse è possibile entrarci direttamente, in quanto precedenti atti di vandalismo le hanno rese poco sicure. È invece considerato reato forzare una proprietà vuota se ciò implica danno penalmente rilevante.

 

Esiste addirittura un’organizzazione di squatters nel Regno Unito, la ASS, che aggiorna periodicamente una lista delle abitazioni lasciate vuote dagli originari proprietari. E come se non bastasse viene messo a disposizione un numero di telefono per ricevere assistenza legale nel caso (improbabile, dicono loro) che lo squatter venga arrestato (0171-603-8654 “Release”). È invece illegale, paradossalmente, che i legittimi proprietari o la polizia, caccino fuori chi occupa la casa, senza aver portato a termine alcuni procedimenti legali. Chiunque lo faccia può essere perseguito dalla legge. 

  

L’organizzazione spiega che se si dovesse arrivare in tribunale, ciò non implica direttamente la sconfitta dinanzi i “veri” proprietari, poiché devono dimostrare di aver diritto al posto oppure che il neo-occupante nono ne abbia.

 

Per provare il fatto che si è preso pieno possesso dello squat è sufficiente spedire una lettera a se stessi presso il nuovo indirizzo. Ma non è tutto: è possibile anche vivere dignitosamente tramite l’allacciamento legale di gas ed elettricità. Basta presentarsi presso gli uffici della compagnia elettrica e compilare un modulo di richiesta. In molti posti richiedono il contratto di affitto a meno che non venga richiesto in sostituzione un precedente contratto per l’elettricità a tuo nome. Per il gas il procedimento è lo stesso, ma le cose tendono ad essere meno difficoltose.

 

La nuova frontiera dello “squatting” riguarda il web. Già etichettato quale squatter digitale o cybersquatting, il fenomeno consiste nel registrare un proprio dominio su Internet sfruttando il nome di un noto trademark o una dicitura che gli si avvicini. Questa tecnica di occupazione pseudo-abusiva di nomi a dominio continua a farsi strada, specie negli Stati Uniti, dove il senatore repubblicano Orrin Hatch, uno dei candidati alle prossime presidenziali, ha ricevuto una “proposta d’affari” da un detective privato di Miami, Joseph Culligan: l’acquisto di tre domini (senatorhatch.com e altre due simili), per la modica cifra di 45 mila dollari. L’uomo politico ha rifiutato poiché ha già un suo sito ufficiale (orrinhatch.org) e così si è fatto promotore di una legge che elimini la compravendita degli indirizzi.

 

Attualmente, se si scarta la via dell’acquisto del dominio ad un prezzo maggiorato, perseguire la via legale diventa il più delle volte inutile. In effetti non esiste un diritto di proprietà di un nome a dominio, in quanto esso altro non è che una stringa alfanumerica che ci consente di memorizzare facilmente l’indirizzo IP di un sito. Dunque, chi tardi arriva, non alloggia.

 

Veniamo al caso italiano di cybersquatting: Niki Grauso, imprenditore sardo fondatore di “Video on line”, tra i primi provider nazionali (poi ceduto a Telecom Italia) ha acquistato mezzo milione di domini, a fronte di un investimento di 60 miliardi di lire (fonte: Repubblica.it). Il suo obiettivo era quello di rivenderli per una cifra maggiore. Grauso ha registrato anche numerosi domini con nomi di prodotti, oggetti e attrezzature, pensando che un giorno sarebbero potuti interessare all’e-commerce. In Italia, dal 15 dicembre 1999, non vi sono limitazioni per la registrazione di domini “.it“, se non l’impossibilita’ di registrare domini con nomi di luoghi geografici.

 

 
Link e approfondimenti:

Consigli per chi voglia diventare squatter

Il sito dell’Advisory Service For Squatters

Wikipedia: Squatting

Il fenomeno del cybersquatting dilaga

Lo squatting in Olanda

Misure ONU contro i cybersquatters

Il caso italiano di cybersquatting

Andrea Deioma

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