Gli ex vicini di padre Puglisi contro la sua statua «Dobbiamo pur parcheggiare, porta solo degrado»

«Lo dico da sempre: questa statua non è stata fatta per godercela, è stata fatta per quelli cu cane, ca veni a caca e veni a piscia». La statua è quella di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso nel 1993 dalla mafia il giorno del suo compleanno. Muore con un colpo alla testa, proprio lì, in quel piazzale Anita Garibaldi dove abitava e dove dal 2013, l’anno della sua beatificazione, è stato posto il suo monumento. Tutto intorno lo circonda un piccolo giardinetto con panchine, piante e omaggi donati da artisti devoti. Ma quello spazio a lui dedicato è tutt’altro che un posto di pace e memoria. Il primo problema ad essersi manifestato è stato quello del degrado. Non sono mancati negli anni, infatti, gli appelli di Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, per far rientrare nella lista del Comune dei beni da pulire la villetta creata a Brancaccio. Appelli rimasti finora inascoltati. Ad occuparsene è solo un giardiniere mandato dal Centro, il cui lavoro però non basta a tenere pulito a lungo. 

A questo si aggiunge il problema del parcheggio: da quando in quella piazzetta è stata posta la statua di padre Puglisi ed è stata creata l’area verde tutta intorno, lo spazio per le automobili di quelli che furono i vicini di casa del sacerdote ucciso si è drasticamente ridotto. «Il problema esiste da quando hanno messo qua…quella – dice una vicina indicando con la testa la statua – perché prima era tutto un piazzale e si posteggiava in tutto lo spazio a disposizione, poi sono diminuiti di colpo i posti. Considerate che più avanti c’è la scuola e quindi vengono a posteggiare pure qua, tra insegnanti e genitori. Noi residenti dobbiamo pur parcheggiare». La donna, tuttavia, è consapevole del fatto che in realtà, a prescindere dalla presenza o meno di quella statua, in una piazza non si può per legge lasciare la macchina. 

«Dicono sempre che qui non dovremmo posteggiare, però quando si tratta di fare lavori di pulizia o simili, al Comune non ci pensa nessuno e quello che ci sentiamo sempre rispondere è che non rientra nelle loro competenze o che è colpa dei randagi – si sfoga ancora la vicina – Possono rimproverarci o multarci, ma per il resto sono inesistenti. Siamo da più di tre mesi senza luce, ma non è ancora venuto nessuno a risolvere il problema malgrado le nostre segnalazioni». Un malessere generale che a poco a poco ha preso ad avvelenare ogni residente della zona: «Sa quante liti che facciamo qua? – insiste – Non c’è mentalità, anzi oggi si stanno un po’ aggiustando le cose. Ma all’inizio è stato forte, forte, forte! Lo sbaglio è stato fatto in principio, perché questa statua doveva essere messa all’inizio, invece lo hanno fatto solo dopo la beatificazione. Ognuno ha le sue abitudini, quindi la macchina la vogliamo sotto la porta come tutti».

In passato a pulire il piazzale erano anche alcuni condomini, che però si sono arresi subito: «Uno deve farlo e nel frattempo sentire parolacce e altro, non è possibile. Chiudiamo gli occhi e basta. Intanto, dopo la manifestazione del 21 marzo qui hanno lasciato un porcile», dice ancora la signora, alludendo alla commemorazione con gli alunni delle scuole organizzata nel piazzale in occasione della Giornata della memoria delle vittime delle mafie. «I residenti si sono affacciati durante la celebrazione, dicendo che quella statua gli ha rovinato la vita», racconta il presidente Artale. «Capite il livello di illegalità della mentalità della gente di Brancaccio? – continua – Se i vigili passassero ogni giorno per far togliere le auto dalla piazza, i residenti sarebbero educati alla legalità e questo episodio, quando succede una volta all’anno, non darebbe tutto questo fastidio. Vorrei che in una città piena di martiri, questi avessero una cittadinanza reale».

Ma la percezione del problema parcheggio rimane pressoché distorta, e anziché riflettere sul fatto che a prescindere l’auto lì non possa stare, si preferisce puntare il dito contro le mancanze di un’amministrazione locale forse troppo distratta. «Io non sto qui, ci abita mio cognato – dice un uomo di passaggio – Io personalmente non ho mai avuto nessun problema di parcheggio qui, vengo e posteggio subito, e basta». Non vive nella zona neanche l’insegnante che lavora nella scuola vicina e che quotidianamente lascia l’auto nel piazzale: «Metto la macchina qui e me ne vado. L’ho sempre trovato il posto, anche in un modo strano, magari così non è proprio il massimo, ma nessuno mi ha mai detto niente».

Gabriele Ruggieri

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