Gli avvoltoi alla guida delle Banche del Paese

Da Carmelo Raffa, Coordinatore Vicario della Fabi Unicredit Group, riceviamo e volentieri pubblichiamo:

La crisi della politica ha prodotto negli ultimi anni l’inversione dei ruoli nelle Istituzioni. Se prima del 1990 i partiti e le varie correnti condizionavano pesantemente gli Istituti di Credito, negli ultimi anni abbiamo assistito all’esatto contrario: non sono più i politici a dominare il mondo bancario ma viceversa i cosiddetti banchieri a condizionare pesantemente la vita del paese. 

Ciò com’è sotto gli occhi di tutti ha prodotto solo ed esclusivamente negatività. Se viviamo in forte recessione dobbiamo ringraziare non solo i politici incompetenti ma personaggi emergenti provenienti dagli Istituti di Credito.

Se nel mondo politico ed istituzionale si parla quotidianamente di moralizzare, di ridurre emolumenti ed indennità, di stringere la cinghia cosa fanno i Manager e gli Amministratori delle Banche? La risposta è semplice: “Determinano scelte che penalizzano sempre più la forza lavoro per ricavarne il massimo in termini d’incentivi”. E ciò è avvenuto dopo aver distrutto e inglobato il sistema creditizio meridionale.

In Sicilia ciò ha prodotto il taglio di otre 10.000 posti di lavoro.

E’ di ieri la presa di posizione dell’ABI chiaramente finalizzata ad interrompere il dialogo costruttivo col sindacato per imporre sacrifici al personale e tagli occupazionali al fine di ridurre il costo del lavoro.

La reazione è stata forte ed è venuta dalla FABI, sindacato maggiormente rappresentativo del settore credito, che con un comunicato a firma del Segretario Generale Lando Maria Sileoni e degli altri Segretari in una nota ha esplicitato “CAMBIO DI ROTTA IN ABI, AVALLATO DA BANKITALIA. UN ATTACCO CHIARO AI DIRITTI DEI LAVORATORI. FABI: “ORA SI APRE NUOVA FASE DI CONTRAPPOSIZIONE”.

E’ triste constatare che ancora una volta coloro che stanno bene, che sono agiati, che non hanno mai vissuto la crisi e non hanno rinunciato mai a nulla guardano ai più deboli al fine di colpirli, di massacrarli e d’impoverirli sempre di più. Alcuni di questi personaggi, che si sentono illustri ma che meritano di essere illustrati per bene si definiscono “cristiani” e poi nei comportamenti pratici si comportano seguaci del “Dio denaro”.

E’ di qualche anno fa la notizia che Alessandro Profumo lasciando la guida di Unicredit Group ha incassato la somma di 40 milioni di euro e quanti quasi analoghi si sono realizzati e si continuano a realizzare?

E’ assurdo vedere questa gente permanere non solo alla guida delle Banche ma anche e principalmente delle Istituzioni.

Per questo occorre al più presto una svolta che restituisca le chiavi della politica economica a Personalità oneste e per bene che non provengono dal loro mondo e che non siano condizionabili dai banchieri.

Solo così potremo sperare in un futuro migliore per l’Italia e per gli italiani.

Palermo, 11 luglio 2013

Carmelo Raffa

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Alla ricerca del cambio perduto – ultima parte: Nihil sub sole novum, l’attacco alle classi lavoratrici:

Redazione

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