È stato scarcerato, ma non potrà abitare in Sicilia. Qualche giorno fa Giuseppe Corona, 56 anni, è stato scarcerato per la decorrenza dei termini di custodia cautelare. Questa misura – la custodia cautelare – limita la libertà personale e si applica quando sussistono alcune condizioni: gravi indizi di colpevolezza, pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato, pericolo di inquinamento delle prove. I termini della custodia cautelare decorrono, quindi scadono, se entro un lasso di tempo – che dipende dal reato di cui si è accusati – non è ancora stata pronunciata la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. È quello che è successo a Corona, considerato da chi indaga il re delle scommesse all’Ippodromo di Palermo. Secondo l’accusa, Corona avrebbe anche fatto investimenti per conto di varie cosche, soprattutto quelle di Porta Nuova e di Resuttana: centri scommesse, compro oro e persino la vendita di preziosi al Monte dei Pegni. Secondo le forze dell’ordine, Giuseppe Corona era uno dei boss emergenti in Cosa nostra palermitana.
Come si diceva, qualche giorno fa Corona è stato scarcerato: si trovava nel carcere di Milano al cosiddetto 41bis – un regime carcerario particolarmente stringente – per cui la sua liberazione ha sollevato diverse polemiche. Su istanza dei suoi legali, essendo trascorsi sei anni dal primo arresto – il tempo previsto per i reati che possono portare a una condanna superiore a vent’anni o all’ergastolo – Corona è stato scarcerato per decorrenza dei termini della custodia cautelare. Ora, su richiesta della procura generale, la corte d’Appello di Palermo ha applicato nei confronti di Corona il divieto di dimora in Sicilia, l’obbligo di permanenza a casa nelle ore notturne e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (il cosiddetto obbligo di firma) nel Comune dove abiterà. Corona – arrestato nel 2018 con l’accusa di associazione mafiosa – è stato condannato lo scorso marzo dalla corte d’Appello di Palermo a 15 anni e due mesi di reclusione e si trovava nel carcere di Milano, in attesa della definizione del ricorso in Cassazione.
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