Giù dallo scaffale: Stefano Benni – Bar Sport

Il mio primo “incontro” con Stefano Benni risale a qualche anno fa, quando un amico mi parlò di Bar Sport, l’ultimo libro che avesse letto.

Lì per lì, non conoscendo l’autore, d’altronde mai sentito prima, pensai di aver capito male: pensavo che avesse detto Stefano Benzi. E il fatto che Stefano Benzi fosse proprio uno dei volti principali di un’emittente televisiva sportiva rendeva la cosa assolutamente verosimile. Tanto più se si pensa, e chi lo conosce concorderà, che nei suoi servizi sugli sport più stravaganti si occupa spesso di tutto ciò che ruota attorno al mero evento sportivo.

Ma alla fine, in un modo o nell’altro, mi accorsi (anche per ovvie ragioni anagrafiche) che Stefano Benni e Stefano Benzi non erano la stessa persona e lessi Bar Sport.

 

Il libro, un volumetto di appena un centinaio di pagine, si snocciola in 25 capitoli, uno più esilarante dell’altro, preceduti da un’introduzione storica che ripercorre le tappe del bar dalla preistoria ai giorni nostri.

Il filo conduttore, come è facile intuire dal titolo, è il bar, uno qualunque (preferibilmente in Emilia-Romagna, terra dell’autore), in cui (in)verosimili personaggi danno vita ad altrettanto (in)verosimili scenette.

La peculiarità sta proprio nel fatto che, per quanto le descrizioni possano apparire al limite del caricaturale, spesso sono invece più vicine che mai alla realtà. Ad esempio, un neofita che si avvicina al gioco della briscola ne imparerà immediatamente le regole: l‘avversario sbatte sul tavolo una carta, e voi dovete sbatterla più forte. I buoni giocatori rompono dai quindici ai venti tavoli a partita. E’ opportuno, prima di sbattere la carta sul tavolo, inumidirla con un po’ di saliva.

Oppure si pensi al biliardo: chi non si è mai imbattuto almeno una volta nel biliardo incastrato, quello situato in ambiente molto stretto, cioè in una stanza occupata interamente dal biliardo, o nel biliardo occupato, assolutamente normale sotto tutti gli altri aspetti, vi giocano due vecchietti lentissimi che non lo lasciano mai libero?

Parte integrante del bar è la Luisona, la decana di tutte le paste che stanno in una bacheca puramente ornamentale: è lì dal 1959 e guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo.

C’è poi il bimbo del gelato, quello che chiede un cono a venticinque palline di venticinque gusti diversi e se lo fa cadere non appena esce dal bar; il nonno, quello che di tanto in tanto emette un sonoro KKKRRROOAAAAARRRKKK, la scatarrata del nonno, il tuono che lascia presagire il lampo, metafora dello sputo (o viceversa?); l’irriducibile del “conosco un posticino”, l’esperto di calciomercato, insomma, ci sono proprio tutti, racchiusi in un libro edito da Feltrinelli (la prima edizione è a cura della Mondadori) del 1976 ma sempre attuale.

 

Io stesso, moderno Benni, mi sono ritrovato svariate estati, con la canicola, a perder tempo al baretto dove gli anziani di turno fanno sfoggio di tutta la loro sapienza in materia: leccano il pollice e accarezzano la carta, non guardano mai le tre carte insieme, ma le scoprono una a una per scaramanzia, si rinfacciano la giocata ma poi, il pomeriggio dopo, sono di nuovo lì, a fare squadra e a smezzarsi la più classica delle vincite, la trequartieunagassosa (tre quarti di birra allungati con un quarto di gassosa).

 

Insomma, un libro per tutti, anche per le ragazze. Già, loro che si saranno indignate al pensiero di un libro sull’“amato” calcio del lunedì (come se non bastasse la domenica), quello fatto di dispute al bar, appunto, potrebbero restare piacevolmente sorprese nello scoprire che di sport c’è ben poco, che qualche avventura stramba in qualche bar l’avranno vissuta anche loro e che, in fondo, anche trent’anni dopo, c’è un po’ di Benni anche in loro.

Michele Agresta

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