Giro d’Italia, l’Etna è come il Maracanà di Rio Dai test di Nibali alla prova segreta di Froome

Non è un manto erboso tagliato di fresco ma una striscia d’asfalto, come per incanto appena rifatta. Non ha gradinate ai quattro lati ma tornanti e rocce vulcaniche. Non ci sono Messi, Buffon o Ronaldo, ma Quintana, Nibali e Pinot. Il nostro Maracanà per un giorno sarà il nostro vulcano al Giro d’Italia. Se in effetti è praticamente impossibile immaginare una finale di campionati del mondo di calcio al Cibali, lo stadio è piccolo e lo scenario non è dei più memorabili, la piacevole sorpresa di questo maggio è il Giro d’Italia sull’Etna, insomma lo sport di massimo livello mondiale alla porta di casa, con lo scenario mozzafiato che tutto il mondo riconosce al nostro Vulcano che diventerà il Maracanà più maestoso che si potesse immaginare. Ma qui senza pagare il biglietto, senza barriere di contenimento, senza tornellì né body guard: solo l’aria e il sudore tra noi e i campioni, noi e il rispetto, l’immedesimazione e l’ammirazione per la loro fatica.

Della tappa che oggi partendo da Cefalù approderà sino quota 1910 del rifugio Sapienza si sa già praticamente tutto da tempo: che sarà lunga 181 chilometri, che partirà alle 12 da Cefalù per attraversare prima i Nebrodi planando su Bronte, Adrano, poi Ragalna, Nicolosi, Pedara e arrivo al rifugio Sapienza per le ore 17 circa. Come si sa già che l’indomani giorno 10 maggio il Giro partirà dalla piazza centrale di Pedara alle ore 13 per arrivare a Messina centro, un omaggio al nostro Vincenzo Nibali prima che il Giro lasci l’Isola per risalire passo dopo passo lo Stivale.

Poco o nulla però sappiamo della salita finale della tappa Cefalù-Etna, quella che infiammerà lo spettacolo del Giro, quella che gli appassionati di ciclismo aspettano da mesi. La salita che i campioni sono più volte venuti a perlustrare per conoscerne le caratteristiche metro per metro. Etna sud-Salto del Cane è il suo nome. Etimologia che si perde nella notte dei tempi, sicuramente perché attraversa la contrada Salto del Cane, immaginiamo così chiamata per via della forte presenza di cani randagi in zona che incontrastati e spavaldi spaventano (ma non mordono) salutando i ciclisti al passaggio. È il versante sud che sta a metà strada tra Nicolosi e Zafferana, poco transitato e conosciuto dai catanesi se non per i pic-nic del primo maggio e di ferragosto; pochi sanno che sbuca al Rifugio Sapienza, in pochissimi lo pedalano in bicicletta perché si tratta del percorso più arduo del versante sud.

Io stesso ho corso il Giro d’Italia negli anni ’90. Nato a Perugia però vivo alle pendici del Vulcano oramai da dieci anni proprio per colpa dell’Etna dove nei primi anni Duemila, ancora atleta professionista, venivo ad allenarmi per sessioni di training in altura e lassù conobbi mia moglie, catanese doc. Adesso i miei ex colleghi sanno che questa è la mia casa, perciò ogni volta che scelgono di soggiornare da queste parti mi tengono come punto di riferimento. E a me fa piacere accompagnarli su quelle che oramai considero anche le mie strade. Così come è successo a novembre con il vincitore dell’ultimo Tour de France il keniano bianco Chris Froome, quando è venuto in perlustrazione segreta per conoscere questa salita e valutare se correre o meno il Giro d’Italia. Era nei suoi desideri esserci al Giro, rimase affascinato, ma poi la sua squadra ha deciso di dirottarlo ancora una volta sulle strade di Francia. Ma la salita è piaciuta così tanto sia a lui che ai pubblicitari di Sky Tv – il suo main-sponsor – da usarla per uno spot tv.

Così come è successo tante volte con il compianto Michele Scarponi, che sull’Etna era di casa e proprio qui aveva prenotato la sua camera per essere con noi il giorno dopo della sua prematura morte, il 22 aprile scorso. E ovviamente anche Vincenzo Nibali è voluto essere della partita in anticipo e proprio con lui siamo andati in perlustrazione della tappa e soprattutto della salita finale in un tiepido mattino di marzo. La salita di Salto del Cane presenterà ai corridori tanti chilometri col naso all’insù, 17,9 chilometri con una pendenza media vicina al sette per cento, punte massime oltre al 12 per cento e un dislivello da coprire di 1180 metri. In macchina salireste con la seconda sui tornanti, la terza sui rettilinei, mai ad alta velocità. In allenamento in bicicletta per salire ci abbiamo impiegato poco meno di un’ora, un amatore della bici ci metterebbe dai quindici ai quarantacinque minuti in più, il giorno del Giro i campioni impiegheranno sui dieci minuti in meno. A un novello pedalatore è sconsigliato prenderla come primo assaggio ai pedali. Rischierebbe di rimanere sbranato dai cani che la abitano!

Quali le vie di accesso più comode per raggiungere il nostro Maracanà all’aperto? Innanzitutto va detto che la strada della corsa verrà chiusa già tra le 14 e le 15 di oggi, quindi impossibile salire da lì. Stessa sorte per la via classica al Rifugio Sapienza, visto che per Nicolosi transiterà il Giro verso le 16 dello stesso giorno. Quindi l’alternativa più valida sarà salire da Zafferana finché non troveremo ressa, immagino negli ultimi due chilometri della salita e a quel punto converrà cercare parcheggio. Il prezzo del biglietto lo abbiamo già detto, si chiama passione: non vi sarà nulla da pagare.

La magia del ciclismo è questa: ammirare una prodezza di Messi dal vivo può costare molto, ma pagando tutto si può. Resterà però impossibile riuscire a calciare la palla alla stessa maniera, accarezzarla con lo stesso tocco, fare lo stesso numero di palleggi. Il campione di ciclismo invece viene ammirato per la sua capacità di sopportare la fatica, sublimarla a successo e renderla così umana, vicina a quella dello spettatore al bordo della strada, che sicuramente non potrà essere così veloce come il suo campione, ma certamente conosce bene cosa significhi gettare quella goccia di sudore sulla stessa strada, aperta al pubblico, che l’indomani troverà (magia del Giro d’Italia) più levigata del solito perché da poco riasfaltata. Con il nostro Etna a fare da scenario imparagonabile, che sa affascinare addirittura i campioni e che a noi pedalatori di ogni giorno, gratuitamente, regala l’accesso al Maracanà del ciclismo.

Paolo Alberati

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