C’è il sogno di una ragazza di aprire in Italia un negozio tutto suo, così da poter portare anche nel Vecchio Continente la madre, lasciata al di là delle coste della Libia. C’è il ricordo drammatico di una traversata di otto giorni trascorsi ad urlare «perché si sperava che dietro quel buio e quel nulla in tumulto, ci fosse qualcuno». E quello doloroso di due donne che annegavano e un uomo disperato che guardava quei corpi e si batteva le mani sul volto. È un puzzle di storie in una successione di voci e immagini che lascia senza fiato Echi della lunga distanza, performance multimediale, ideata dal regista e narratore iracheno Yousif Latif Jaralla, che inaugura domani, alle 17, l’anno accademico del dottorato in Studi letterari, filologico-linguistici e storico culturali del dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Palermo.
Uno spettacolo ospitato sul palcoscenico del Teatro Biondo, in cui gli attori sono i protagonisti reali delle storie narrate, quasi tutti minori stranieri non accompagnati giunti sulle coste siciliane dalle loro terre di origine, in fuga da guerre e povertà. Un evento teatrale che è uno dei frutti dei percorsi di inclusione linguistica di ItaStra, la Scuola di lingua italiana per stranieri dell’Università di Palermo, che in 4 anni ha accolto quasi 600 minori stranieri non accompagnati, garantendo loro alfabetizzazione, corsi di lingua e cultura italiana, laboratori di movimento, traduzione e lettura e visite guidate nel territorio.
«Con lo spettacolo e l’inaugurazione del dottorato, l’Università si apre alla città – dice il coordinatore del dottorato Mari D’Agostino – e sul palco non ci saranno solo i minori: insieme a loro ci sarà un popolo di cinquanta migranti che ascolterà, insieme al pubblico in sala, le storie dei loro figli, fratelli, amici». «Echi della lunga distanza – dice il regista Yousif Latif Jaralla – è una composizione vocale che ci restituisce paesaggi e sonorità di tante terre lontane e di tanti popoli, ma soprattutto ci offre di prima mano le emozioni di viaggi della speranza e della sopravvivenza intrapresi da donne e da ragazzi. Molti non sono arrivati e le loro storie ce le hanno portate i loro compagni di viaggio sopravvissuti».
Dopo lo spettacolo ci sarà spazio per gli interventi di Tullio Telmon, linguista e dialettologo, e Franco Lorenzoni, maestro che ha fondato Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa e di ricerca sui temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. I due ospiti introdurranno il momento centrale del pomeriggio: la consegna al professore Giovanni Ruffino, decano della scuola di linguistica italiana dell’università e presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, della medaglia di Benemerito dell’Ateneo di Palermo. In platea, invece, ci saranno più di venti scrittori che dopo lo spettacolo, a partire dalle suggestioni provate durante la performance, creeranno un testo sul tema dell’immigrazione. Tutti i lavori saranno raccolti in un’antologia curata dalla Scuola.
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