Iachini “die-hard”, duro a morire. Reduce da due sconfitte consecutive e al culmine di una settimana complicata sul piano mentale, il Palermo ritrova il successo battendo il Chievo 1-0 al Barbera nella dodicesima giornata e salva la panchina del tecnico. Per evitare l’esonero l’allenatore marchigiano era costretto a vincere e la squadra, nonostante la sofferenza e le lacune esistenti sul piano della manovra, non si è fatta trovare impreparata.
Iachini può tirare un grosso sospiro di sollievo. Il Palermo ha dei problemi e lo ha ribadito nel corso di un primo tempo trascorso in balia degli avversari ma, con la conquista dell’intera posta in palio, maturata in virtù di un secondo tempo giocato con il cuore e con spirito di sacrificio, Zamparini non prenderà dei provvedimenti. Il presidente dovrà frenare l’istinto e ragionare con raziocinio. La logica dice che la squadra con 14 punti è perfettamente in linea con l’obiettivo salvezza e che, di conseguenza, Iachini merita di dare continuità al suo percorso di lavoro. Come avvenuto nella scorsa stagione contro Cesena e Chievo nel girone di andata, i rosanero ancora una volta vincono di misura una partita da “dentro o fuori” per il tecnico. L’auspicio è che questo successo possa dare al gruppo una grande iniezione di fiducia e creare i presupposti per ripartire con nuove motivazioni ed entusiasmo.
La delicatezza dell’impegno impone scelte di un certo tipo. Iachini conferma inizialmente il solito copione tattico (dopo un quarto d’ora, però, il 3-5-1-1 ha lasciato il posto al 4-3-2-1) ma chiama in causa qualche interprete che nell’ultimo periodo aveva avuto poco spazio, soprattutto dal primo minuto. Guadagnano nuovamente la prima fila Quaison, schierato prima come esterno destro alto e poi come trequartista, e Chochev chiamato ad agire nel suo ruolo naturale, quello di mezzala sinistra. In difesa torna Vitiello al posto di Struna. Chiaro, al di là dell’impiego dei singoli, il tentativo del tecnico di rimodellare la sua creatura e provare tutte le soluzioni (tecniche o tattiche) necessarie per superare il momento di difficoltà. Il vero problema, però, è un altro. Bisogna entrare nella testa dei giocatori per invertire il trend negativo e Iachini, almeno nei primi 45 minuti, aveva smarrito questa chiave. Il primo tempo aveva confermato questa sensazione: la squadra, entrata in campo impaurita, non ha mai impensierito il portiere Bizzarri ed è rimasta imprigionata nella rete tessuta dalle proprie ansie e dalle proprie insicurezze. Il Chievo è stato padrone del campo e in più di una circostanza è andato vicino al vantaggio (almeno quattro le palle-gol nitide costruite dai clivensi, minacciosi con Birsa, Hetemaj e due volte con Castro). I rosanero, condizionati psicologicamente dal clima di tensione alimentato negli ultimi giorni, hanno perso subito le coordinate ed è quasi un miracolo che siano arrivati all’intervallo con il risultato di parità. Il Palermo, di fatto, non era in campo. Sul terreno di gioco si era vista solo la brutta copia della squadra che, nonostante i difetti e i limiti strutturali, fino a poco tempo fa aveva comunque delle certezze costruite in piena sintonia con il proprio allenatore.
L’unico aspetto positivo della prima frazione di gioco, sul fronte rosanero, è che gli uomini di Iachini hanno chiuso sul parziale di 0-0 senza andare sotto. Un segnale di speranza, un’ancora di salvataggio alla quale aggrapparsi prima che la nave e il suo comandante affondino. E quest’ancora di salvataggio è stata determinante perché, dopo una fase di sofferenza (Paloschi fallisce una clamorosa occasione a tu per tu con Sorrentino), i rosanero nella ripresa hanno trovato la luce in fondo al tunnel. Il varco lo ha aperto Gilardino, autore al 70’ sugli sviluppi di un corner, del gol che ha deciso l’incontro con un colpo di testa da grande opportunista su una sponda di Andelkovic. È la rete della vittoria, l’acuto che permette a Iachini di respirare.
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