Giarre, lo taglieggia e poi chiede scusa in tribunale Chiesti 8 anni di carcere per l’estorsore Bonaccorsi

«Chiedo scusa a Tonino Torrisi nell’amicizia che avevamo». All’inizio della nuova udienza che vede come parte offesa l’imprenditore di Giarre sottoposto a estorsione, uno degli imputati, Roberto Bonaccorsi, chiede di prendere la parola per dichiarazioni spontanee. Poche parole per mostrare un presunto ravvedimento. E una richiesta: un’offerta di duemila euro alla vittima per i danni morali subiti. Una sorta di bonaria compensazione, immediatamente respinta dal legale del commerciante, che, se fosse stata accettata, avrebbe fatto decadere il diritto della vittima, costituitasi parte civile, di ottenere un risarcimento. Oltre che rappresentare un’attenuante per l’imputato. 

Per Bonaccorsi, invece, unico dei tre imputati ad avere ottenuto il rito abbreviato, è arrivata oggi pomeriggio la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero Giuseppe Sturiale: otto anni di carcere e seimila euro di multa, «anche alla luce – sottolinea il pm – del suo ravvedimento». È accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La stessa contestazione che viene fatta agli altri due indagati: Tiziano Russo e Francesco Messina. Questi ultimi devono rispondere anche di lesioni aggravate, per aver pestato Torrisi. Il pubblico ministero ha chiesto oggi il loro rinvio a giudizio. 

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il 15 ottobre del 2018 Torrisi – titolare di esercizi commerciali a Giarre e costruttore – viene convocato da Russo sotto casa sua, nel complesso di case popolari di via Teatro, conosciuto come Il ghiaccio. La scusa dell’incontro è rappresentata da alcuni presunti messaggi che l’imprenditore avrebbe mandato su Facebook alla compagna di Russo. Ma poco dopo emerge il reale motivo della chiamata: una richiesta estorsiva di 50mila euro – «come arretrati perché il commerciante non era mai stato sottoposto a pizzo», ha ricostruito oggi il pubblico ministero -, mille euro al mese e il due per cento dei futuri appalti nell’edilizia da quel momento in poi. Al pestaggio e alla richiesta sarebbe stato presente Francesco Messina. Entrambi sono ritenuti affiliati al clan Laudani. 

La figura di Bonaccorsi, ritenuto invece appartenente al gruppo dei Santapaola, compare qualche giorno dopo. Si presenta come mediatore in grado di risolvere il problema, ma finisce per partecipare all’estorsione, mostrando – sottolinea il pm – «una conoscenza delle dinamiche e del mondo mafioso che un cittadino comune non potrebbe avere e che dimostra la sua organicità al clan». Bonaccorsi, inoltre, in sede di interrogatorio si assume le sue responsabilità, provando anche a scagionare gli altri due imputati. Fino ad arrivare alle scuse di oggi e all’offerta risarcitoria. «Tonino Torrisi – ha replicato il suo avvocato, Gianfranco Li Destri, spiegando perché rimandava al mittente la richiesta – non intende incassare alcuna somma di denaro. L’eventuale risarcimento deciso dal giudice verrebbe devoluto a Save the children. Inoltre non si può banalizzare un fatto così grave, violento e circostanziato». 

Durante l’udienza di oggi sono intervenuti anche gli avvocati delle altre parti civili, Serena Bonomo in rappresentanza del Comune di Giarre, e Paolo Saladdino, per conto dell’associazione antiestorsione Libero Grassi di Catania. Mercoledì prossimo, il 9 ottobre, la parola passerà alle difese.

Salvo Catalano

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