Le porte del Teatro Nuovo sono aperte. Nessun attore o musicista, nemmeno il pubblico pagante. Sono gli operai della ditta Sicula Costruzioni che si aggirano da qualche giorno all’interno della madre di tutte le incompiute nella capitale dell’incompiuto, Giarre. «Ora o mai più, questa è la volta buona», si lascia scappare Sebastiano D’Anna, geometra del Comune ionico, con più di 30 anni di servizio alle spalle. «Quando ho iniziato a lavorare, questa era già un’incompiuta, ma prima che andrò in pensione avrò la soddisfazione di vederla finita», aggiunge passeggiando all’interno del grande teatro, spoglio, sporco ma strutturalmente integro. Negli anni vandali e ladri si sono portati via tutto: un bancone in legno della hall, i rivestimenti delle pareti, pezzi di impianti. Sostituiti con rifiuti, rovi, pannelli di compensato, tessere dell’Arci ammucchiate in un angolo, alcuni libretti di studenti universitari, materassi bucati e una branda. «Ma la struttura è solida – sottolinea Pina Leonardi, ingegnere del Comune e responsabile dei lavori – non c’è nemmeno un’infiltrazione d’acqua, quello che mancava erano gli arredamenti e tutti gli impianti: elettrico, idrico, antincendio e di ventilazione».
Mancanze che la struttura si porta dietro da più di 60 anni e che adesso, grazie al Contratto di quartiere del Carmine – un appalto da 4milioni e 400mila euro finanziato dal Ministero dei Trasporti e dall’assessorato regionale alle Infrastrutture – potrebbero definitivamente essere superate. Il progetto del Teatro Nuovo (perché un teatro c’era già) risale al 1952, ma non è mai stato ultimato. In questi decenni sono stati spesi invano 4milioni e mezzo di euro, sono stati approvati sei progetti e varianti, per cinque volte sono stati avviati cantieri che si sono puntualmente fermati. I conti precisi li ha fatti, ormai dieci anni fa, il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella.
«La volta buona», come l’ha definita il geometra D’Anna, ha un ulteriore costo di 1milione e 400mila euro, una parte del contratto di quartiere che prevede anche la demolizione e la ricostruzione delle attigue case popolari di via Teatro: in tutto 48 alloggi e un centro sociale che dovrebbe nascere al piano terra. I lavori sono in stato avanzato. «Stiamo rispettando il cronoprogramma stabilito – spiega Salvatore Di Bella, geometra della Sicula Costruzioni, la ditta di Santa Venerina di proprietà di Salvo Ferlito, presidente regionale dell’Associazione costruttori edili – anzi, siamo in anticipo: per gli alloggi siamo alla seconda soletta, abbiamo realizzato le fondazioni e il piano terra. Mentre da una settimana abbiamo iniziato con il teatro».
I primi interventi hanno interessato la vecchia facciata, che è stata rimossa. Da un paio di giorni si lavora anche all’interno, dove si devono realizzare tutti gli impianti. Pochissimi giarresi conoscono la struttura: una sala da quasi mille posti con un grande palco. Mentre all’ingresso, che in passato era stato quasi del tutto ulimato, restano ancora due banconi in legno, originariamente destinati alla reception e al bar. Resta il timore che possa trattarsi dell’ennesima partenza, destinata a un improvviso stop, anche a causa delle difficoltà finanziarie della Regione che fatica ad erogare i fondi previsti. «Lo escludo categoricamente – sentenzia l’ingegnere Leonardi – questo è un progetto fatto bene, non sono emerse fino ad ora complicazioni, né spese aggiuntive. Entro Natale del prossimo anno il teatro sarà ultimato».
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