Giano Bifronte, Lupo: tra cantieri e influenze sulla politica «A Orlando questa operazione gli costa cinquemila voti»

Nell’inquietante scenario emerso dalle carte dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari due consiglieri comunali e altrettanti funzionari del Comune di Palermo emerge anche la figura di Giovanni Lupo, anche lui arrestato durante il blitz dell’altro ieri. Secondo gli inquirenti sarebbe stato «socio occulto e titolare di fatto» della Biocasa Srl. Società immobiliare gestita sulla carta dall’inseparabile sodale Francesco La Corte, con il quale, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe promesso al funzionario comunale Mario Li Castri «di assegnare al suo amico e socio in affari Fabio Seminerio la direzione dei lavori» di realizzazione dei tre progetti di edilizia popolare su cui per prima si è posata la lente degli investigatori.

Un paesano, Lupo, originario di San Giovanni Gemini, ma che sembrava avere le idee molto chiare in fatto di politica cittadina, sulla quale si vantava anche di avere un ascendente. «No, io quando faccio le riunioni sono capace di riunire cinquecento, mille persone», diceva durante una conversazione captata dalle cimici. Cinquecento, mille persone, che però non avrebbero perorato la causa del sindaco Leoluca Orlando. Era deluso, infatti, Lupo. Deluso dall’operato del sindaco e da quello degli uffici. «Questi voti, purtroppo, sai come va a finire? Allora tutti abbiamo votato… siccome Cammarata non ha fatto niente, per reazione a Cammarata…» diceva a Seminerio. Che prontamente replicava: «Abbiamo votato Orlando!» «Questa volta, invece, per reazione a Orlando voteranno più di un altro minchia!» sentenziava Lupo. 

Lupo che sembrava essere deluso anche dall’operato dei due consiglieri che, pare, avesse come referenti: Sandro Terrani e Giovanni Lo Cascio. «Viene Giovanni, viene Sandro – raccontava ancora a Seminerio durante uno dei tanti incontri negli uffici della Biocasa Srl – viene quello, mi devi seguire, viene Sandro come si chiama? Poi uno voterà: “ma tu sei un coglione!”. Come io facendo, quando io penso a Cammarata e Cammarata è un coglione, uno lo valuta. Mi devi seguire che ti voglio dire!». Epiteti pesanti, indirizzati anche al sindaco Orlando, alcune righe più in là nelle trascrizioni degli investigatori. Una delusione data anche dal fatto che alcune proposte sarebbero state legate a diversi suoi affari, come «la cosa delle cooperative». Un tema che era stato inserito nell’ordine del giorno di Sala delle Lapidi, ma che dopo tempo non era ancora stato discusso. Un affronto che Lupo non tollerava, tanto da invocare l’intervento dell’autorità giudiziaria: «Ma questa è una cosa da Procura della Repubblica», diceva sempre a Fabio Seminerio. 

Lo stesso Seminerio che Lupo, parlando con La Corte, criticava aspramente per l’eccesso di spregiudicatezza nell’aver presentato ben quattro progetti all’attenzione di Li Castri, che avrebbe spinto per la loro approvazione, ma che non esitava a chiamare «carissimo amico mio» nel momento del bisogno. E di fronte al quale, come visto, si lasciava andare ad accurate analisi politiche. Politica, anche in questo caso, che dileggiava e contestava, ma che frequentava abitualmente, non solo tramite i due consiglieri, intrattenendo, a suo dire, rapporti di confidenza con alcuni assessori, come nel caso dell’attuale responsabile della delega al Bilancio Antonino Gentile. «Gentile, vedi che è amico mio – diceva sempre Lupo – lo conosco, è venuto a mangiare a casa mia». E rapporti finanziari con altri, come Emilio Arcuri, sempre stando alla parola dell’imprenditore. «Se Arcuri va a guardare tra i due finanziatori, anche, ci sono assegni miei, personali!», raccontava. 

Un investimento che tuttavia pare essersi rilevato poco proficuo, visto il successivo comportamento dell’assessore: «E finanziare la sua candidatura e poi me lo sono trovato… me lo sono trovato contro!» lamentava Lupo, che sembrava averne per tutti. «Ma poi anche lui, Orlando, minchia è stata una promessa sua, davanti a a a duecento persone, a trecento persone». E pare stesse anche meditando vendetta per le prossime elezioni: «A Orlando questa operazione, se non la fa, gli costerà cinquemila voti! Gli costerà la situazione da così a così! Cioè, non è uno scherzo».

Gabriele Ruggieri

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