Gianni Lapis, la solitudine di un decaduto

Nella Palermo degli anni ’80 e degli anni ‘90 il professore Gianni Lapis – oggi arrestato per una vicenda di riciclaggio – oltre che apprezzato docente universitario di materie giuridiche, oltre che apprezzato avvocato, oltre che apprezzato amministratore dell’allora Sicilcassa era anche un esponente di spicco del Psdi, Partito che, nella Prima Repubblica, era al Governo a Roma, alla Regione, al Comune di Palermo e in tante altre amministrazioni locali dell’Isola.

Ormai è ‘passata’ la notizia che Lapis era il prestanome di Vito Ciancimino. In realtà, era uno degli avvocati di quello che è passato alla storia come l’ex Sindaco di Palermo, anche se il Sindaco del capoluogo siciliano l’ha fatto per meno di cento giorni nel 1970 o giù di lì.

Di fatto, ormai, a Palermo, ogni volta che si parla di Ciancimino, si pensa subito al professore Gianni Lapis. Quasi che sia stato l’unico uomo pubblico del capoluogo isolano ad avere avuto rapporti con lui. Dimenticando che, per oltre cinquant’anni – dai primi anni ’50 del secolo passato fino agli anni ’90 – Ciancimino ha condizionato la vita politica, economica e amministrativa di Palermo e di alcuni centri della provincia.

Di Vito Ciancimino si conosce molto. Ma non tutto. E, ad ogni modo, dalla sua morte non sono passati cento anni. Solo a Palermo ci sono ancora migliaia di persone che lo hanno conosciuto. Anche persone importanti. Con le quali Ciancimino ha intrattenuto rapporti umani e politici.

Il personaggio è inquietante. Basti pensare che comincia, ragazzo appena ventenne, come interprete del colonnello Charles Poletti, a Palermo. Con buona pace del compianto professore Francesco Renda, che non condivideva questa tesi, lo sbarco degli americani in Sicilia, nel 1943, è stato mediato anche da Luchy Luciano, capo riconosciuto della mafia americana e ultra-rispettato nell’Isola di quegli anni. Ebbene, non si prendeva il primo ragazzo che passava e gli si dava l’incarico di interprete del colonnello Poletti (capo degli Affari Civili della VII armata americana e capo dell’amministrazione militare alleata come governatore della Sicilia, dal luglio 1943 al febbraio 1944). Insomma, Vito Ciancimino, già nel 1943, doveva essere molto ‘inteso’.

Non è di Vito Ciancimino, però, che in questa sede vogliamo parlare. Ma del professore Lapis, finito nel tritacarne mediatico ormai da tempo.

Sul fatto che Lapis abbia avuto rapporti di affari con Ciancimino, beh, non ci sono dubbi. Ci chiediamo, però, perché sotto i riflettori sia finito solo lui e non tutti gli altri – e sono tanti – che con Ciancimino hanno fatto pane e merende per lunghi anni.

Il professore Lapis – lo abbiamo già ricordato – è stato, fino alla fine della Prima Repubblica, un esponente di spicco del Psdi siciliano, secondo, per importanza, almeno in Sicilia, solo all’ex Ministro, Carlo Vizzini.

Sarebbe ingeneroso, però, tirare in ballo solo Vizzini. Qualche giornale, oggi, ricorda che il professore Lapis è stato uno dei protagonisti della Gas spa. E’ la società, fondata tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80. Un gruppo privato che farà concorrenza a una società posseduta per metà dalla Regione siciliana (la Siciliana Gas, 50 per cento Ente minerario siciliano e 50 per cento Snam del gruppo Eni) nei lavori per la metanizzazione dei Comuni siciliani (ma anche per i Comuni di qualche altra Regione italiana).

In realtà, è un errore parlare solo della Gas spa. Che, alla fine, non era altro che una holding che controllava una costellazione di società. Perché il gruppo Gas, quando acquisiva una commessa in un Comune, creava spesso una società ad hoc.

Sarebbe interessante ripercorrere la storia di tutte queste società create dal professore Lapis, che dell’avventura della Gas spa è stato la mente giuridica ed economica. Sarebbe interessante, anche, ripercorrere gli incarichi che tutte queste società affidavano, di volta in volta, a soggetti esterni. Non soltanto con riferimento ai presidenti e, in generale, agli amministratori di queste società, ma anche gli incarichi dati per dirimere le controversie che insorgevano.

Ai vertici di tutte queste società trovavano posto persone importanti. Che, verosimilmente, avevano rapporti proprio con il professore Lapis.

Nessuno di questi, allora – dalla seconda metà degli anni ’80 sino alla fine degli anni ’90 – sapeva che Vito Ciancimino svolgeva un ruolo più o meno occulto nella Gas spa?

Sulla Gas spa, nei primi anni del 2000, ha indagato la Procura della Repubblica di Palermo retta allora da Piero Grasso. Non ci è sembrata una bella indagine. Tutt’altro. Anche le cose che leggiamo spesso, legate alle notizie scaturite da quell’inchiesta, non ci convincono fino in fondo.

Ciancimino sarebbe stato il “re” della Gas spa. E Salvo Lima? Non se ne parla. Eppure era stato tra i protagonisti di questa società, almeno fino a quando rimasto in vita.

Detto questo, la Gas spa è stata una sorta di ‘bancomat’ dei politici siciliani. E tutti questi politici, di vari Partiti, intrattenevano rapporti proprio con Gianni Lapis.

C’è un altro aspetto che il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, sottolinea spesso, che si sintetizza in una domanda: perché si è parlato, e tanto, di Gianni Lapis e poco, invece, di un’altra presenza storica della Gas spa, ovvero della famiglia Brancato?

A questa domanda dovrebbe rispondere il dottore Piero Grasso, che oggi è presidente del Senato. Dubitiamo che lo farà. Anche perché ormai è un magistrato in pensione, mentre è diventato un politico in piena spinta.

 

 

Giulio Ambrosetti

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