Acqua potabile 24 ore su 24 entro giugno. È la promessa dell’amministrazione comunale di Gela, ma col supporto decisivo dei privati. Ciò che altrove è la quotidianità, nella frazione balneare di Manfria viene misto come un miraggio. Colpa dell’assenza delle reti idriche e fognarie sin dalla costruzione delle prime villette in riva al mare. In attesa dei tempi biblici di Caltaqua, società spagnola che gestisce il servizio idrico integrato per la provincia di Caltanissetta dal 2006, un gruppo di cittadini ha deciso di fare da sé. Presentando un progetto che ha ottenuto il beneplacito della giunta e della stessa Caltaqua. Sarà il consorzio di Piano Marina a sopperire alla cronica lacuna, attraverso un modello già sperimentato nell’omonimo quartiere residenziale della città. La realizzazione della rete idrica e la successiva gestione, della durata di 30 anni, vengono in sostanza affidate alla onlus Divina acquedotti, con sede a Riesi, attraverso un progetto di project financing e un investimento di 1 milione e 280mila euro.
«Una gestione familiare – spiegano i membri della onlus – che ci permette di ammortizzare i costi. Utilizzeremo la tecnologia no dig (senza ricorrere agli scavi a cielo aperto ndr). Caltaqua non può competere coi nostri tempi di realizzazione». Tuttavia proprio per la realizzazione di una rete idrica a Manfria, Caltaqua ha già ottenuto dalla Regione siciliana, per il periodo 2014-2017, una dotazione di oltre due milioni di euro. «Il finanziamento regionale non sarà perso – ha assicurato il sindaco Domenico Messinese -. La società spagnola con quelle somme potrebbe acquisire in seguito l’impianto». Intanto l’iniziativa dei residenti risolve in gran parte il nodo degli espropri. Il consorzio di Piazza Marina, infatti, nel quartiere Manfria conta già circa 330 associati che metteranno a disposizione i propri terreni per i lavori necessari, in procinto di iniziare visto che tutte le autorizzazioni sono state rilasciate. Tuttavia proprio oggi Caltacqua in un comunicato prende le distanze dall’iniziativa. Aspetto non secondario che dovrà essere chiarito.
Ricapitolando: a Gela l’acqua viene fornita da Siciliacque, a gestirla è Caltaqua, tranne nei quartieri di Manfria e Piano Marina dove subentra la onlus Divina Acquedotti. Passaggi che si pagano, naturalmente: dai 60 centesimi al metro cubo si va a 1 euro e 75 centesimi di Caltaqua per finire all’emissione della bolletta finale di Divina Acquedotti che vede, a seconda del tipo di contratto, cifre che oscillano dai 2 euro a 50 ai 2 euro e 65 centesimi al metro cubo. «Con questo progetto – sottolinea Giovanni Raniolo, presidente del consorzio Piano Marina ed ex dipendente comunale in pensione – puntiamo a raggiungere i mille utenti, cioè il numero complessivo degli abitanti di Manfria».
Tornando ai costi, chi vorrà avere l’acqua da Divina Acquedotti dovrà obbligatoriamente aderire al consorzio, con una quota annuale di 100 euro, e realizzare l’allaccio della fornitura idrica dal costo stimato di 1200 euro. «In sostanza le persone verranno prese per la gola – è la denuncia di Antonio Cuvato, presidente dell’associazione Viviamo Manfria -. Voglio ricordare che un bene comune come l’acqua viene affidato in questo modo senza bando. Il Comune in tutto questo agevola l’iniziativa del privato e nulla più». Un attacco su un tema sensibile per l’amministrazione, ex Cinque stelle, che lo scorso novembre ha approvato una delibera per la gestione pubblica dell’acqua, mantenendo fede al programma elettorale ma senza alcun esito concreto, vista l’assenza di reali poteri decisionali e il rischio di penali elevatissime in caso di scissione del contratto con Caltaqua.
Cuvato, poi, non è il solo ad aver criticato il progetto. La consigliera del Movimento cinque stelle Virginia Farruggia ha richiesto gli atti della conferenza dei servizi in cui si è dato parere positivo alla proposta del Consorzio. Il consiglio comunale di Gela è stato infine convocato il 4 aprile per una seduta monotematica proprio su questa vicenda, su proposta del consigliere Salvatore Gallo, del gruppo I Coraggiosi.
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