Una parola di troppo, un apprezzamento non gradito e poi le botte. Una rissa come tante purtroppo quella andata in scena al Gb oil di Gela questa notte. Due gruppi di ragazzi che si affrontano nel locale, poi l’intervento della polizia prima e dei carabinieri sembra riportare la calma. Tutto finito? Niente affatto, anzi, è proprio da qui che inizia la notte di paura e delirio vissuta nel piazzale della nota stazione di servizio. Quando sembra che gli animi si stiano rasserenando, arriva Paolo Di Giacomo, il fratello di una delle ragazze coinvolte nella rissa. Impugna la pistola, si fa largo in una selva di poliziotti e carabinieri, e fa fuoco sull’uomo che aveva iniziato la discussione, un 42enne licatese che viene raggiunto da cinque colpi all’addome e alle gambe, prima di essere bloccato dalle forze dell’ordine.
Tutto ha avuto inizio intorno alle 2 e mezza. Il gruppo dei gelesi stava festeggiando l’addio al nubilato della sorella del Di Giacomo che avrebbe dovuto sposarsi domani. Dal bancone del bar arrivano alcuni pesanti apprezzamenti indirizzate alle ragazze al tavolo. A farli è proprio il 42enne, che si trovava lì con la compagna e altri due amici. Un terzo ragazzo chiede all’uomo di smetterla e da lì esplode la rissa. I due gruppi si affrontano con armi di fortuna, volano sedie e tavoli, spunta una spranga di ferro che colpisce alla testa la futura sposa.
Nel frattempo arriva una pattuglia di polizia che prova a calmare gli animi ma è costretta a chiedere rinforzi ad altre due gazzelle dei carabinieri. La rissa si placa, arriva il 118 che inizia a medicare i feriti. Sono le 3 del mattino ed è proprio da questo momento che quella che sembrava una banale lite si trasforma in un videogame sparatutto. Di Giacomo arriva sulla sua Seicento, dopo essere stato avvertito del ferimento della sorella. Da sotto il sedile tira fuori una calibro 7,65 con matricola abrasa, gli avvita sopra un silenziatore e la nasconde sotto la giacca.
Dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza sembra che l’uomo cerchi una linea di tiro per far fuoco dalla distanza, ma due poliziotti gli coprono involontariamente il bersaglio. E così Di Giacomo, senza curarsi della presenza delle forze dell’ordine, si avvicina all’ambulanza, si fa spazio tra un operatore del 118 e un carabiniere e spara. Il licatese crolla terra, raggiunto da due colpi all’addome e da tre alle gambe. Le forze dell’ordine bloccano l’assalitore che ormai aveva svuotato l’intero caricatore. Il licatese è stato trasportato d’urgenza in gravi condizioni in ospedale. Dopo un lungo intervento chirurgico, non sarebbe in pericolo di vita.
«Ho avuto paura. Quello che è successo stanotte è pura follia – racconta Gandolfo Barranco, titolare dell’area di servizio – è assurdo che tutto questo sia accaduto alla presenza di due poliziotti e sei carabinieri. Ho ancora nelle orecchie il rumore degli spari a pochi centimetri da me». Barranco è ancora turbato. «Sarei potuto rimanere ferito oppure essere ucciso. Ha senso continuare a investire su un territorio che sembra essere senza speranza? – riflette il titolare del Gb oil – Penso ai miei figli e vorrei mollare tutto. Non si può continuare a vivere in vero e proprio far west».
Di Giacomo era già noto alle forze dell’ordine. Era stato arrestato nel 2012 per usura e lesioni. Gli spari di questa notte e i tanti episodi di violenza, soprattutto giovanile, che si sono registrati negli ultimi mesi in città hanno spinto alla convocazione d’urgenza di un comitato per l’ordine e la sicurezza. A Palazzo di città erano presenti la prefetta Cosima Di Stani, il questore Giovanni Signer, il procuratore di Gela Fernando Asaro, i rappresentanti delle forze dell’ordine e il sindaco Lucio Greco. «È una situazione drammatica – ha commentato il sindaco -. Scene come quelle di stanotte fanno rabbrividire e non possiamo permettere che si ripetano. Sto già predisponendo un’ordinanza per la chiusura anticipata dei locali pubblici dove si riunisce la movida. Saracinesche chiuse all’1.30 il sabato, mentre per tutti gli altri giorni anche prima della mezzanotte. Mi dispiace che a pagare siano gli esercenti – conclude – ma dobbiamo in qualche modo arginare questa violenza».
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