Gela, continua l’agonia dei lavoratori dell’indotto «Ogni due mesi ritorniamo con l’acqua alla gola»

Una lenta, costante ed estenuante agonia. In attesa di un lavoro che è sempre più un miraggio. I 147 dipendenti della Smim impianti, storica ditta dell’indotto gelese, ormai non sanno più a chi rivolgersi. Attendono i soldi della cassa integrazione in deroga da dicembre. E alcuni hanno altre mensilità arretrate. Questa mattina una delegazione in cerca di spiegazioni si è ritrovata prima presso la sede della Cgil e poi al Comune. Dove hanno incontrato il segretario generale Caltanissetta, Ignazio Giudice. «È stato sbloccato il pagamento Inps del mese di dicembre – ha rassicurato il sindacalista -. Tempi burocratici permettendo, i soldi dovrebbero arrivare il prossimo mercoledì. Ciò per la Cgil non basta, bisogna andare oltre e ottenere l’incontro alla Regione che da una settimana si è chiusa in un silenzio inusuale che arreca danno ai lavoratori ed alla città». 

Di buco in buco, di rinvio in rinvio, i metalmeccanici della Smim si dicono stanchi e sfiduciati. Specie perchè i tre mesi di ammortizzatori sociali ottenuti al tavolo romano dello scorso 27 gennaio non sono stati ancora ufficializzati dalla Regione siciliana con un apposito decreto. Nonostante il governo nazionale abbia indicato lo scorso febbraio la disponibilità del governo Crocetta di 75 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga. «Di quei soldi – dice ancora Giudice – solo una parte finora è stata utilizzata, esclusivamente per gli ex lavoratori di Termini Imerese». E se anche in questi giorni la Regione dovesse provvedere a sbloccare questi ulteriori pagamenti, alla fine del mese l’emergenza tornerà tale. «Siamo scoperti da mesi, senza stipendio e senza ammortizzatori sociali – conferma Lirio Sammartino, tra gli operai in lotta -. Il primo aprile saremo di nuovo punto e daccapo, altro che pesce d’aprile. Ogni due, tre mesi ritorniamo con l’acqua alla gola». 

Nei mesi scorsi la Smim impianti si era aggiudicata l’appalto per lo smantellamento del dissalatore, un cantiere che nelle previsioni avrebbe dovuto dare una boccata d’ossigeno ad una trentina di metalmeccanici. Anche su questo fronte finora le promesse non sono state mantenute e i lavori non sono partiti. Così nei giorni scorsi i dirigenti della ditta hanno richiesto l’avvio della mobilità per gli operai di Gela, una proposta respinta dai sindacati. Proprio ieri in una nota congiunta i confederali denunciavano il silenzio del governo regionale e si appellavano alle compensazioni previste dal protocollo d’intesa un anno e mezzo fa e mai partite. «Cigl, Cisl e Uil intendono evidenziare il lassismo – scrivono i confederali – che sta caratterizzando l’uso dei 32 milioni dell’Eni riferiti alle compensazioni e questo aspetto riguarda anche il Comune, titolare insieme alla Regione del destino dei 32 milioni».  

Andrea Turco

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