Gela, bilancio su riconversione della Raffineria Crocetta: «Da Eni più tutele rispetto alla Fiat»

L‘impegno di Eni per Gela diventa un rapporto locale di sostenibilità lungo 92 pagine, mostrato ieri in anteprima durante una conferenza stampa a Palazzo D’Orleans e oggi accessibile dal sito del cane a sei zampe. Un report ricco di numeri e di soldi spesi. «Dal protocollo d’intesa a oggi, cioè in poco più di due anni, quasi 400 milioni di euro – ha ricordato Francesco Manna, coordinatore per le relazioni con le istituzioni locali -. Tra altri due anni Gela può diventare un ecodistretto industriale, noi ci puntiamo. Il progetto è unico nel suo genere perché è un sistema integrato tra più fonti di energie: bioraffineria alimentata a olio di palma, ricerca ed estrazione di idrocarburi, pannelli fotovoltaici che forniranno l’energia elettrica agli impianti e permetteranno di utilizzare sempre meno gas». 

L’incontro di ieri a Palermo ha mostrato una rinnovata sinergia tra le istituzioni. Oltre ai vertici Eni erano infatti presenti il presidente della Regione, ed ex sindaco della città, Rosario Crocetta nonché l’attuale vicesindaco Simone Siciliano. Tutti concordi nel sostenere che il ciclo di lavorazione del petrolio non fosse più sostenibile, sia economicamente, a detta di Eni, sia dal punto di vista ambientale e sanitario, come affermato da Crocetta. Il presidente poi è andato oltre. «L’insediamento industriale voluto da Enrico Mattei – ha detto – ha compromesso le vocazioni del territorio. È anche vero che a Gela siamo di fronte a una trasformazione accompagnata, al contrario di Termini Imerese dove Fiat ha chiuso i cancelli lasciando in dote duemila disoccupati per quattro anni». Stessa teoria di Siciliano, per il quale «il modello di sviluppo scelto, invece di cancellare 60 anni di industria, rilancia lo sviluppo del territorio».

Guarda al futuro anche Luigi Ciarrocchi, responsabile Eni del programma su Gela. «Andiamo avanti – ha detto -. Non solo il protocollo è stato rispettato in pieno ma stiamo lavorando su ulteriori aspetti. A partire dalla fase 2 della Green Refinery avviata ad aprile, sulla quale stiamo ragionando per l’utilizzo di prodotti di scarto dell’industria alimentare. Inoltre, per quanto riguarda la filiera agricola, nella seconda metà del 2017 saranno disponibili i risultati della sperimentazione del guayule, di cui sono state coltivate centomila piantine presso due aziende agricole appartenenti all’Ente di sviluppo agricolo della Regione. Infine – ha concluso – stiamo valutando la sussistenza delle condizioni tecniche e commerciali per realizzare una base logistica di gas naturale liquefatto, magari utilizzando il gasdotto GreenStream che già esiste».

Il presente però è costituito dai lavoratori e dagli ex lavoratori, dalle famiglie e più in generale da una popolazione che continua a vedere una situazione nera, tra crisi occupazionale e malformazioni e inquinamento ancora presente. Lo stesso Crocetta, dopo aver in parte ritrattato ritrattato l’affermazione – più volte pronunciata – che «a Gela dal protocollo non sono stati effettuati licenziamenti», ha spiegato che «il processo di riconversione non è indolore» e che «ci sono state aziende che hanno approfittato del periodo per sbarazzarsi di alcuni lavoratori, nonostante tutte le imprese locali sono stati accreditate nei cantieri di Eni sparsi in Italia e nel mondo». Anche Ciarrocchi, nel ricordare che «entro il 31 dicembre la media dei lavoratori dell’indotto che hanno lavorato nel 2016 sarà pari a oltre 1.300 unità, cifra superiore alle 1.200 unità previste dal protocollo», ha comunque affermato a Meridionews che quei 1300 lavoratori «non rappresentano l’indotto di Gela prima del protocollo d’intesa».

Andrea Turco

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