Un intero padiglione nuovo, con i macchinari all’avanguardia, tutte le forniture allacciate e il personale pronto a essere trasferito. Ma la struttura non è mai stata aperta al pubblico. È questo il paradosso dell’Unità di terapia intensiva coronarica (Utic) del Garibaldi di piazza Santa Maria di Gesù, finita nel 2014 durante la direzione di Angelo Pellicanò e rimasta inutilizzata fino a oggi. Inserito nel cuore dell’ospedale cittadino, il reparto si trova a pochi metri dal pronto soccorso, in posizione strategica per la gestione delle emergenze cardiologiche che, più di altre, richiedono un intervento fulmineo. La struttura, per la quale – secondo Salvatore Felis, il primario del reparto – «sono stati usati circa due milioni di euro», è stata pensata per ampliare i locali del reparto già attivo, decongestionando così il sovraccarico di utenza che, ogni giorno, i sanitari in servizio devono affrontare.
All’interno dell’immobile sono presenti strumenti di monitoraggio, ecocardiografi e letti ancora imballati. Due sale operatorie attendono di essere attrezzate ma il resto degli ambienti – sale per i medici, spogliatoi, servizi sanitari, stanze per i pazienti – sono già completati. «Quando mi sono insediato nell’agosto del 2014 – spiega Giorgio Santonocito, direttore generale dell’ospedale etneo – ho trovato un appalto per la costruzione del nuovo reparto che aveva alcune criticità. In particolare il bando di gara era stato diviso in due parti: una ditta aveva costruito la struttura vera e propria e un secondo soggetto aveva rifinito l’edificio». Una situazione che avrebbe «generato problemi di collaborazione tra le due imprese che noi abbiamo provato a risolvere».
«La precedente amministrazione non era riuscita ad appaltare la fornitura dei mobili e delle attrezzature, per questo abbiamo dovuto indire altre gare non previste nell’appalto originale che hanno richiesto un intero anno», sostiene il manager, scaricando le responsabilità della mancata apertura del reparto. «Un errore – arringa – perché di solito è meglio procedere con un appalto integrato». Ma Angelo Pellicanò, attuale direttore generale del Cannizzaro si dice «sorpreso» dalla ricostruzione fornita dal collega. E precisa «senza ulteriori commenti» l’iter temporale della ristrutturazione: secondo quello che ricorda il dottore i lavori sono iniziati nel febbraio 2014 e finiti nel novembre dello stesso anno. Nel luglio 2014 Pellicanò decade da direttore generale, e viene sostituito da Giorgio Santonocito sotto la cui direzione, nel marzo 2015, sarebbe stato effettuato il collaudo e consegnata la relazione finale dei lavori. Dopo più di un anno, però, il reparto è ancora chiuso.
La Cardiologia, diretta da Salvatore Felis, ospita attualmente 12 ricoveri di Utic e nove degenze ordinarie. Con i nuovi locali l’unità potrebbe usufruire di un surplus di posti letto che porterebbe a un totale di 34 pazienti la disponibilità del reparto. «Fino a oggi i medici, gli infermieri e il personale parasanitario hanno svolto un lavoro eroico – ammette Santonocito – ma ci stiamo attivando per risolvere la situazione in breve tempo». Il direttore promette infatti di completare tutto e di aprire all’utenza entro la fine di aprile.
Una boccata d’aria che consentirebbe di migliorare la situazione sia per i pazienti che per il personale. L’unità è integrata nella Rete dell’infarto, un coordinamento tra più reparti e specialisti che si occupano della gestione di questa patologia. Ma, allo stato attuale, registra una carenza di personale che vede spesso solo tre persone attive durante i turni. «Gli operatori sono sottoposti a stress non indifferente – conferma Felis – soprattutto perché si occupano di emergenze e devono essere sempre attenti. Mi auguro che con l’apertura del nuovo padiglione e con la nuova pianta organica l’unità coronarica sarà fornita dei professionisti di cui ha bisogno».
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