G7: assemblea in piazza, i volti del controvertice Mazzeo: «Giardini sembra Sarajevo dopo le bombe»

Le sedie in cerchio nella piazza che domani accoglierà la conclusione del corteo di protesta contro il G7. Le hanno messe gli attivisti della rete che si oppone al summit, invitando anche i cittadini di Giardini Naxos a sedersi, ad ascoltare. E qualcuno si avvicina, porge l’orecchio a discorsi che portano nel Comune ionico le storie di chi lotta in giro per l’Italia contro l’inquinamento, le basi militari, l’oppressione della categorie più emarginate. Ai margini della piazza numerosi uomini delle forze dell’ordine, in divisa e in borghese. Un controllo discreto ma pervasivo che va avanti da giorni su movimenti e associazioni. 

Antonio Mazzeo – giornalista, attivista, professore messinese – è uno dei cervelli del movimento No G7, oltre che essere tra coloro che hanno chiesto formalmente le autorizzazioni alla Questura per il corteo di domani, dove sono attesi tre autobus da Messina, quattro da Palermo, uno da Caltanissetta, Agrigento, Puglia, Calabria e Napoli. Il drappello più numeroso dovrebbe venire da Catania.

Mazzeo, che corteo ci dobbiamo aspettare domani?
«Prevediamo intorno a duemila, 2.500 persone. Soggetti che hanno rappresentato in Sicilia momenti importanti di lotta, a cominciare da quella contro il Muos. Ci sarà chi ha lottato contro le discariche e i grandi complessi industriali. Ci saranno i sindacati di base, gli insegnanti e le donne preoccupate per le discriminazioni di genere, per il linguaggio machista e violento di Trump. Noi rappresentiamo quella parte di popolazione della terra che ha dovuto subire scelte militari e ambientali». 

Che clima avete trovato a Giardini nei vostri confronti?
«Abbiamo avuto difficoltà enormi dal punto di vista logistico, Giardini sembra Sarajevo dopo i bombardamenti, è inconcepibile e ingiustificato. Domani ci sarà gente che viene da Palermo, da Napoli e per 24 ore non potrà prendere neanche un caffè perché sarà tutto chiuso. È questa l’accoglienza? Si è voluto dare l’impressione mediatica di un corteo violento, ma anche le forze dell’ordine dicono che non ci sono elementi di rischio. Il sindaco di Giardini (che ha chiesto di fermare il corteo ndr) ha avuto un ruolo irresponsabile. Due ore di protesta diventano un problema, mentre qui da settimane è tutto militarizzato e persino il diritto alla salute viene negato, visto che l’ospedale di Taormina che non accetta emergenze».

Teme che le vostre istanze finiscano in secondo piano?
«Facciamo un esempio: quando c’è una partita di calcio, ci possono essere incidenti normali, ci può essere il gruppo che lancia il petardo in un evento con 30mila persone. Ma questo non diventa l’argomento principale, che invece resta la partita, come finisce, chi vince lo scudetto e la coppa. Serve uno sforzo di tutti, dei media e delle istituzioni, per spiegare che manifestare è un diritto sacrosanto».

Che conseguenze avrà questo G7 per la Sicilia?
«Effetti devastanti. Se verranno confermati gli indirizzi del G7 degli Esteri a Lucca, ci sarà una spinta al riarmo, alla guerra. E la Sicilia, per la presenza di basi strategiche mondiali, avrà conseguenze enormi. Senza scordare lo scempio del territorio fatto dai lavori emergenziali. Guardiamo all’eliporto: qui per decenni consigli comunali, amministratori, forze politiche, ambientali hanno avuto come obiettivo la realizzazione dell’eliporto. Ma per motivi tecnici, logistici, urbanistici, di fragilità del costone non si è mai fatto, in emergenza invece si è fatto. Resterà una ferita devastante».

Una parte della rete contro il G7 sostiene che si sarebbe potuto fare di più sul territorio interessato dal G7 per sensibilizzare i cittadini e stemperare le paure. È d’accordo?
«Probabilmente se avessimo previsto questo livello di criminalizzazione, avremmo potuto fare un lavoro più capillare. Detto questo, il G7 è un evento globale, le decisioni e le analisi politiche investono otto miliardi di persone. C’era l’esigenza di discutere dei contenuti del G7 nelle università, nelle scuole, nei centri sociali. Con le poche energie e nelle difficoltà abbiamo cercato di coprire il maggior numero di spazi. Ma il successo della manifestazione non dipende dai giardinesi che sapevamo non avrebbero risposto, siamo un corpo estraneo qui, ma è corpo estraneo tutto l’apparato del G7. Questa popolazione fortunatamente non dovrà sopportare la presenza di una base militare. Se domani decidessero di mettere il Muos a Giardini, ci trasferiremmo e tenteremmo di costruire un rapporto con la popolazione».

Salvo Catalano

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