«Dal 2008 ad oggi la statale 113 Messina-Palermo è stata chiusa per 1200 giorni». È il dato di cui Gianni Armani, presidente dell’Anas, si è servito per ribadire come, in tema di infrastrutture, in Sicilia qualcosa non funzioni. Armani ieri pomeriggio è stato a Messina, ospite del convegno Il Futuro della Sicilia: Infrastrutture, Territorio e Mobilità, evento voluto dalla Fondazione Costruiamo il Futuro e dai deputati di Alternativa Popolare Bruno Mancuso, Vincenzo Garofalo e Nino Germanà.
E la disamina fatta da Armani, durante il suo intervento, è stata impietosa. «La Sicilia, e in particolare Messina – ha spiegato il numero uno dell’Anas – è il chiaro esempio di come la politica delle opere pubbliche non debba funzionare. Questa regione è piena di infrastrutture mai finite o completate dopo decenni per dare occupazione e pensare al grande appalto. Progetti mai inquadrati in relazione ai bisogni del territorio e dell’intero Meridione. In Sicilia le distanze devono essere ridotte, solo così si può creare sviluppo».
Ma nei prossimi anni la musica, secondo quanto promette Armani, è destinata a cambiare. È quello che si evince se si guarda cronoprogramma 2016-2020 che lo stesso Armani ha tirato in ballo davanti alla numerosa platea messinese. «L’Anas – ha precisato – è alla guida della principale infrastruttura siciliana: le strade. Un’infrastruttura che verrà rimodernata grazie all’investimento di 2,7 milioni di euro garantito dal Piano pluriennale che porta al 2020». Fondi che dovrebbero garantire interventi concentrati sul potenziamento di tre itinerari strategici. In particolare, Anas sta portando avanti la riqualificazione della Agrigento-Palermo per 300 milioni di euro e un termine previsto nel 2018. Inoltre, sono in corso i lavori di raddoppio della Statale 640 detta Strada degli Scrittori per complessivi 1,5 miliardi di euro. Il primo lotto è stato ultimato lo scorso 28 marzo, i cantieri dovrebbero invece chiudersi il prossimo anno. All’interno del Piano è inserita anche la A19 Palermo-Catania con 84 interventi di manutenzione straordinaria per 872 milioni di euro».
«Per la prima volta – ha continuato Armani – si guarda alle direttrici e non al singolo appalto. È un modus operandi diverso che porterà a risultati e tenterà di risanare i danni provocati dalla mancata manutenzione. Si pensi ad esempio allo svincolo Giostra della tangenziale di Messina, oggi in via di completamento. L’Anas ha impiegato sette anni per sbrogliare una matassa che vedeva coinvolti vari enti. È una storia che non si deve ripetere». E a proposito di rinnovamento, il discorso è poi caduto sulla tanto discussa fusione Cas-Anas. Una proposta che finora l’Ars ha respinto con la bocciatura in commissione Bilancio. Tuttavia, il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, presente all’incontro, ha anticipato di voler convocare una Conferenza dei capigruppo per riaprire la discussione.
Per Armani, la fusione appare come uno step indispensabile per il rilancio delle infrastrutture siciliane. «Nascerebbe un soggetto unico che andrebbe a gestire 700 chilometri di strade (il Consorzio ne gestisce 300, l’Anas 401 ndr). L’infrastruttura non è fatta solo di acciaio e cemento, ma soprattutto da un apparato gestionale efficiente. Anas è una società statale senza autonomia finanziaria, il Cas ha una situazione costituzionale complicata. Mettere insieme le due strutture significherebbe creare il secondo gestore autostradale d’Italia e attirare i mercati internazionali, colmando un grave gap».
A fare da eco l’assessore regionale Infrastrutture e Trasporti, Giovanni Pistorio. «Finora il modo con cui l’Ars si è approcciata alla questione è sbagliato. Si è cercato di individuare cosa ci fosse sotto, ma non c’è nulla di poco trasparente. È un percorso diverso che ottimizzerebbe il servizio. Attualmente il Cas è chiamato a svolgere una funzione che va oltre le sue possibilità. Con difficoltà il Consorzio ha gestito gli interventi propedeutici al G7 di Taormina visto che il governo ha lasciato tutto nelle mani della Regione. Un unico concessionario pubblico è una intuizione felice che aprirebbe ad una nuova sinergia in cui la Regione avrebbe comunque maggioranza nell’organo di gestione. Ad esempio, per le direttrici minori, impossibilitate a finanziarsi autonomamente, interverremo con i fondi pubblici. Per gli assi strategici, invece, ci saranno a disposizione i fondi derivanti dai pedaggi e la liquidità Cas-Anas. È il modello di pedaggiamento sociale al quale stiamo lavorando».
L’accenno al Ponte sullo Stretto c’è stato, ma si è fatto attendere. Ha iniziato il senatore Bruno Mancuso: «Se Messina elegge un sindaco che al primo punto del manifesto elettorale ha sottolineato la propria contrarietà all’opera, significa che ancora non si è pronti ed occorre organizzarsi. È inutile aspettare il ministro Delrio, il Ponte lo dobbiamo volere noi per prima». Per Pistorio il Ponte sullo Stretto è fondamentale soprattutto per rilanciare il trasporto ferroviario. «Anche noi vogliamo la cura del ferro – ha spiegato – ma senza il Ponte resteremmo con un trenino che percorre i nostri binari. Messina prima di tutto deve fare una scelta, tornare a guardare al continente. Sull’opera c’è già il benestare dei territori sud-orientali dell’Isola la cui economia andrebbe incontro ad un rilancio». Ma sulla vicenda, la tanto attesa presa di posizione di Armani non è arrivata. «Occorre prima discutere di infrastrutture intermodali, strade e ferrovia. Senza un’adeguata logistica non ci sarà sviluppo di alcun tipo».
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