Funerali privati per Totò Riina a Corleone Dietro alla bara piccolo corteo di familiari

Testa bassa, sottobraccio alla figlia Lucia, all’entrata. Poche parole in dialetto, di cui è sfuggito il significato ma non il senso stizzito, all’uscita. È l’istantanea di Ninetta Bagarella stamattina al cimitero di Corleone dove è stata portata la salma del marito, il boss Totò Riina, deceduto alle 3.37 di venerdì scorso nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il carro funebre, grigio metallizzato, ha percorso la ripida discesa che conduce all’entrata secondaria del campo santo attorno alle 8.20 del mattino, seguita da un piccolo corteo di auto delle forze dell’ordine. Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno presidiato per tutta la notte gli ingressi per tenere alla larga giornalisti, curiosi e scongiurare eventuali problemi per la sicurezza. Ressa di cronisti che non si è riusciti a evitare all’uscita dei familiari dal cimitero. 

Ad attendere il feretro c’erano i parenti del boss. La moglie Ninetta Bagarella, che ha seguito la bara fino alla sepoltura, insieme ai figli: Maria Concetta, Lucia, Giuseppe Salvatore e i rispettivi familiari. Nessuna cerimonia per il capo dei capi, solo una preghiera in forma privata – e blindatissima – concessa dal vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi. Solo loro sapevano con esattezza quando e come il corpo di Riina sarebbe arrivato a Corleone. La prima ipotesi è che la salma potesse essere trasportata in aereo da Parma. Così avrebbe percorso la stessa autostrada sulla quale hanno perso la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvilo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Omicidi per i quali Riina è stato condannato all’ergastolo. Uno dei tanti che ha scontato. Tramontata questa ipotesi, l’arrivo del carro funebre – che avrebbe viaggiato via terra – viene atteso a Corleone per le 23.30. Davanti al campo santo si radunano giornalisti e operatori tv, non solo italiani, che dividono il freddo e il sonno con carabinieri e poliziotti che si scambiano in un fitto via vai di auto e fuoristrada.

Ma in realtà il carro funebre si ferma a Napoli, dove si imbarca per Palermo. I cronisti si spostano verso l’unico hotel di Corleone, che ieri notte ha registrato il tutto esaurito. Stamattina intorno alle 7, intanto, l’auto con la salma di Riina sbarca al porto del capoluogo siciliano, per poi dirigersi nel paese del Palermitano, dove arriva intorno alle 8.20. I giornalisti si ricompattano davanti al cancello principale del cimitero, ma i familiari preferiscono entrare dal più discreto ingresso secondario. Quello che succede dentro al capo santo è blindato, ma un dato è certo: la benedizione della salma è stata breve. Dopo poco meno di un’ora, i familiari del boss Riina si incamminano verso il portone principale del campo santo, dove li aspettano i flash, i microfoni e pure qualche spinta nella confusione. Le parole in dialetto di Ninetta Bagarella si perdono nella ressa. Distinte, invece, arrivano quelle di Pino Maniaci, direttore della tv antimafia Telejato, presente sul posto tra i cronisti: «È la fine di un’era».

Gaetano Ferraro

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