È stata definita «la conferenza stampa più lunga di sempre». Parole di Angelino Alfano, che è intervenuto a Catania durante la cerimonia di apertura della sede operativa di Frontex. Prima del taglio del nastro nei locali dell’ex monastero di Santa Chiara, il titolare del dicastero degli Interni ha preso parte all’incontro nella sala Bellini di palazzo degli Elefanti, con giornalisti, autorità militari e burocrati dell’Unione Europea. Accanto al padrone di casa, il sindaco etneo Enzo Bianco, anche il greco Dimitris Avramopoulos. Il sessantaduenne commissario di Bruxelles che si occupa di migranti. Un parterre a cui hanno preso parte anche il presidente di Frontex Fabrice Leggeri e altri rappresentanti delle agenzie Ue, ma dove per le domande dei giornalisti c’è stato uno spazio di pochi minuti e appena tre quesiti. Gli interminabili interventi, continuamente stoppati da una traduzione stop and go, hanno registrato una nuova proposta di Alfano: «Le identificazioni dei migranti dovrebbero passare dalla terra ferma al mare attraverso gli hotspot galleggianti, in modo da avere il cento per cento di persone negli elenchi». Una proposta «interessante» anche per l’ex sindaco di Atene che però ha spiegato come debba essere «approfondita da un punto di vista anche del diritto».
Passare alle identificazioni in mare con hotspot galleggianti
Il nodo della vicenda sono le strutture allestite in Italia e Grecia per identificare, fotosegnalare e prendere le impronte digitali di chi tenta il viaggio della speranza verso l’Europa. In Sicilia sono tre gli hotspot attivi, quelli di Trapani, Pozzallo e Lampedusa. Mentre restano ancora fermi quelli di Augusta e Porto Empedocle. Una gestione che secondo Alfano è «ottimale» e avrebbe già portato al riconoscimento di tutti migranti sbarcati. A questo convincimento si aggiungerebbe anche l’assenza di «arretrato» nelle commissioni che esaminano le richieste di asilo. Parole che stonano con gli ultimi dati di cronaca legati al sovraffollamento di Pozzallo. Un centro inaccessibile che potrebbe ospitare al massimo 220 persone ma che al momento ne conterrebbe circa 300, di cui 140 minori. Numeri che si sommano alle testimonianze di chi ha presidiato la parte esterna. «Si sentivano lamenti e grida intorno alle 12», spiega un testimone a MeridioNews. Altro tasto dolente riguarda la durata della permanenza: i migranti dovrebbero rimanere al massimo 72 ore, ma in realtà pare che qualcuno sia lì da settimane.
Oggi, a fare gli onori di casa, mentre fuori protestavano alcuni attivisti della rete antirazzista, è stato Enzo Bianco. L’ex ministro degli Interni ha fortemente voluto l’apertura di una sede dell’agenzia, che ha come base logistica Varsavia. Il primo cittadino è stato elogiato da Avramopoulos che lo ha definito «un visionario». Bianco ha anche sottolineato il lavoro della procura di Catania, al momento retta dal procuratore Michelangelo Patanè: «Negli ultimi anni sono stati presi e condannati numerosi criminali che si occupano di tratta di migranti». Anche se i capi però, quelli veri, restano a operare indisturbati in Libia ed Egitto, Paese che non ha concesso l’estradizione dopo le richieste di piazza Verga. Proprio dallo stato guidato da al-Sisi si sono recentemente riaperti i canali dei trafficanti di esseri umani e a breve la situazione potrebbe quindi tornare a essere emergenziale.
L’Italia deve prepararsi all’aumento degli arrivi
«L’Italia deve prepararsi all’aumento degli arrivi, ecco perché bisogna accelerare i rimpatri e in questo l’Ue sarà pronta ad aiutarvi», ha spiegato Avramopoulos ai presenti. Parole raccolte da Alfano che ha chiesto a Bruxelles di sviluppare i negoziati con la Libia «con la stessa fermezza avuta con la Turchia nei confronti della Grecia». A tal proposito, nonostante nello Stato un tempo guidato dal regime di Muammar Gheddafi regni l’anarchia, Alfano si mostra ottimista: «Siamo un grande Paese e abbiamo un fronte diplomatico aperto con l’attuale primo ministro Fayez al-Serraj».
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