«Il dibattito sulla considerazione e sul posto da attribuire alla non mi ha mai interessato perchè questo problema gerarchico mi è sempre sembrato qualcosa di puramente accademico». Per capire il senso della mostra su Henri Cartier Bresson, inaugurata questa mattina alla Galleria d’Arte Moderna a Palermo e che apre al pubblico domani fino al 25 febbraio 2018, in fondo basta rifarsi alle parole del fotografo francese. L‘occhio del secolo, come è stato soprannominato, viene raccontato in 140 scatti attraverso una rassegna promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo e organizzata da Civita in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier Bresson e Magnum Photos Parigi.
Non ci sono ritratti di volti, ogni scatto è incredibilmente evocativo e da ciascuno potrebbe svilupparsi una storia. E se è vero che Bresson non amava le didascalie, perchè lo scatto a suo modo di vedere doveva parlare da se, è facile immaginare racconti da accompagnare alle istantanee che documentano i tanti viaggi che il fotografo ha compiuto per il mondo alla ricerca dell’instante decisivo, cioè l’attimo perfetto in cui scattare un’immagine. La mostra Fotografo, composta esclusivamente da originali e che nasce come raccolta di immagini per un libro, a Palermo si apre con un omaggio, da parte dello stesso Cartier Bresson, alla Sicilia. Come ha raccontato Ferdinardo Scianna, allievo del maestro francese e che a sua volta verrà omaggiato alla Gam nel 2019, sembra che lo stesso Bresson amasse dire: «Io sono siciliano, perchè non conta dove si è nati ma dove si è stati concepiti. E io sono stato concepito a Palermo, durante una vacanza dei miei in Sicilia».
A ricordare questo legame è stata, durante la conferenza stampa di questa mattina, la direttrice della Gam Antonella Purpura. «I linguaggi fotografici interagiscono con l’arte per il ruolo di indagine sulla realtà – ha detto -. Dopo il successo della mostra su McCurry l’anno scorso, che ha visto oltre 30mila visitatori, quest’anno tocca al maestro francese e poi a Scianna. E’ bello lavorare con una programmazione. Qualcuno disse una volta che con la cultura non si mangia, di certo con la cultura si vive e si impara a pensare».
Il sindaco Leoluca Orlando ha ricordato che il Comune aveva già dato, negli anni scorsi, un riconoscimento importante a Cartier Bresson e ha poi aggiunto che «Palermo avrà sempre più due nomi: Google e Alì; il primo perchè è collegato alla realtà virtuale e il secondo perchè simboleggia la realtà migrante. E, come l’arte, entrambe le realtà si muovono all’insegna della connessione».
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