A poco più di sei mesi dalle elezioni regionali, i giochi per la definizione delle candidature a governatore della Sicilia sono ancora lontani dall’essere definiti. Almeno per quanto le due più grandi coalizioni. Se all’interno del Partito democratico è di ieri la notizia della rinuncia del sindaco di Catania, Enzo Bianco, a dimettersi da primo cittadino per provare la corsa a palazzo d’Orleans, nel centrodestra la situazione non è migliore. Anzi.
È il caso di Forza Italia, con il partito che rischia se non di dividersi quantomeno di muoversi senza compattezza. Dopo il fallimento dell’ipotesi primarie e la conseguente polemica di alcuni tra coloro che avrebbero voluto prendere parte alla consultazione popolare – e per farlo avevano raccolto le migliaia di firme richieste -, è di ieri l’ultimo strappo. Vincenzo Gibiino, già sostenitore delle primarie, ha dichiarato ieri la propria disponibilità a sostenere la candidatura di Nello Musumeci, dopo l’appoggio annunciato da Noi con Salvini e dal movimento nazionale autonomista. «Gianfranco Miccichè in questi mesi è stato titubante, prima le primarie, poi no. Dice di avere un candidato suo per risollevare la sorti della Sicilia, ma poi dice di non averlo. Non possiamo perdere tempo, la Sicilia va salvata subito. Basta seguire candidati fantasma. Sostengo Musumeci e rompo gli indugi», ha detto Gibiino. Che ha rassicurato di avere informato anche Berlusconi: «Sa della mia scelta di puntare su questa coalizione».
A rispondere a distanza è stato il deputato nazionale Basilio Catanoso. «Basta con inutili personalismi e autoreferenzialità – ha dichiarato il parlamentare -. Occorre prendere atto che il centrodestra, Forza Italia in testa per la responsabilità che le compete come prima forza della coalizione, deve prima proporre un credibile programma di governo, confrontarsi al proprio interno sui temi, sulle speranze e i sogni dei cittadini che con noi vogliono cambiare la Sicilia, e non sui nomi; solo dopo bisognerà cercare un candidato». Sulla scelta di Gibiino il commento è netto: «I partiti devono dotarsi di regole interne da rispettare: proprio per questo fa specie che a non rispettarle sia uno come Gibiino, persona appassionata, pur se un po’ lontano dalla realtà dalle cose e dalla capacità di rappresentare la gente comune».
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