Regione, Enzo Bianco rinuncia alla candidatura «No grazie, devo completare il lavoro a Catania»

Le presunte pressioni dal Nazareno, di cui parlava qualche giorno fa il quotidiano La Sicilia, sembrerebbero non aver sortito gli effetti sperati. Enzo Bianco ricopre di cenere la brace dei rumors e sceglie la propria bacheca Facebook per annunciare di non volere accettare di presentarsi come prossimo nome del Partito democratico per ricoprire il ruolo di governatore, all’indomani della fine dell’esperienza di Rosario Crocetta. «Nei giorni scorsi, sino a pochi minuti fa, da molti esponenti del mondo politico siciliano, del Pd, degli alleati, ma anche del mondo produttivo e della società civile, mi è stato chiesto di dare la mia disponibilità ad essere candidato alla presidenza della Regione», scrive il primo cittadino in un breve post. «Non nego che tanta sollecitazione mi abbia fatto piacere – ammette il sindaco –  non sarei sincero, né che la sfida di lavorare per la Sicilia non sia difficile ma entusiasmante», ma aggiunge risoluto: «Ci ho pensato, come era doveroso. Dovrei dimettermi da sindaco entro tre giorni. Ho detto no, grazie! Ho da completare il mio lavoro nella mia città. Adesso comincio a raccogliere il frutto della semina di questi anni». 

Possono dormire dunque sonni tranquilli gli assessori e tutto il sottogoverno delle partecipate che, dopo le prime indiscrezioni, iniziavano a temere uno scossone amministrativo con il probabile arrivo di un commissario regionale. «Catania comincia ad assomigliare alla città che ho in testa – sottolinea Bianco, in maiuscolo, nella sua nota – Io scelgo Catania. Oggi ho riunito la giunta ed ho comunicato che il lavoro continua ed ho chiesto agli assessori di intensificare ancora di più l’impegno per la sfida che stiamo portando avanti». Il nome di Bianco candidato del centrosinistra per le prossime elezioni regionali è uscito fuori più volte negli ultimi mesi. Pubblicamente, però, il vertice di Palazzo degli elefanti ha sempre scartato l’eventualità di lasciare Catania alla volta di Palermo

A tirare un probabile sospiro di sollievo, nei fatti, potrebbero essere anche altri attori del Pd che sarebbero potuti essere messi fuori gioco come Antonello Cracolici e Davide Faraone, entrambi sostenitori delle primarie in casa centrosinistra. Ma anche l’eterno rivale catanese Giuseppe Berretta che, qualche giorno fa, avrebbe incontrato Enzo Bianco, proprio per discutere di una possibile sponda da parte degli orlandiani siciliani. «Prendo atto di questa sua decisione – spiega Cracolici a MeridioNews –  ritengo che obiettivamente sarebbe stato un po’ presto lasciare Catania, che è una delle più importanti città amministrate dal Pd». «A questo punto del mandato sarebbe stato un trauma e quindi valuto che abbia fatto bene a prevalere l’interesse dei cittadini», aggiunge il deputato regionale che, già da qualche settimana, ha detto di essere pronto a mettersi in gioco come possibile candidato. «Se ci saranno delle primarie serie – conferma – che prevedano un allargamento e capacità di aggregazione, sapendo che è una partita molto difficile, allora sono pronto a metterci la faccia, ma se dovesse prevalere una sorta di corrida con una frammentazione drammatica penso di poter fare altro nella vita». «Non è certamente un sollievo – aggiunge infine – stimo Bianco come amministratore, è una delle personalità politiche più importanti della Sicilia, ma certamente penso che occorra ora trovare soluzioni che possano rappresentare al meglio la credibilità di una regione anche al di fuori del contesto siciliano». 

A considerare la scelta come «quella più giusta» è anche Giuseppe Berretta. «È sicuramente una decisione ponderata – spiega il deputato nazionale a MeridioNews –  soprattutto tenendo conto del fatto che in un quadro di incertezza le sue dimissioni da primo cittadino sarebbero state un vero e proprio salto nel buio». Riguardo il recente meeting con Enzo Bianco, Berretta spiega di aver ascoltato le posizioni del sindaco sulla sua probabile candidatura. «Abbiamo discusso di molte questioni che riguardano il partito – chiarisce l’onorevole – Non è un mistero, tra l’altro eravamo in un luogo pubblico, al bar Europa. Abbiamo spesso posizioni diverse ma questo non vuol dire che non possiamo sederci per parlare. Nel merito, penso che la scelta obiettivamente era intricata – conclude – Soprattutto in fase di primarie e di un partito impegnato in un confronto interno, senza un dialogo a livello regionale, avevo fatto presente qualche difficoltà, ma più che altro mi sono limitato ad ascoltare le sue intenzioni». 

Mattia S. Gangi

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