Forno crematorio, quasi terminate le riparazioni straordinarie «Era nato come inceneritore di rifiuti, è obsoleto e inadatto»

Cremazioni ferme da oltre un mese, salme che si accumulano nelle celle frigorifere e, nella migliore delle ipotesi, famiglie spazientite che scelgono di fare chilometri per arrivare fino a Messina, dove lì il forno crematorio funziona regolarmente. Ma questa situazione, che ormai a Palermo è quasi diventata la prassi, potrebbe essere scongiurata a breve. «Il forno si è rotto il 14 agosto, dopodiché abbiamo fatto il prelievo dal fondo di riserva e la gara per affidare a un’impresa questi lavori di riparazione – spiega l’assessore Gaspare Nicotri -. Già sono state sostituite le paratie che si erano danneggiate e ora lo stanno ricoprendo con i mattoni speciali. Lunedì mattina sono andato personalmente ai Rotoli a verificare lo stato dei lavori, stanno procedendo speditamente, credo che entro questa settimana già finiranno tutto e si potrà riprendere con l’attività di cremazione», assicura.

Il forno, ormai all’ennesima rottura, «mentre era in piena attività si è guastato in maniera rilevante, comportando l’immediato blocco delle attività di cremazione già programmate e la sospensione dell’accettazione amministrativa di nuove istanze», si legge nella determina a firma del dirigente Fabio Ania, responsabile dell’Ufficio cimiteri del Comune, per avviare le gare di assegnazione dei lavori. In tutto, secondo il documento, sarebbero sei le salme collocate a turno nella cella frigorifera e in attesa di essere cremate, «con intuibili rischi igienico-sanitari connessi al deposito di defunti deceduti da diversi giorni conservati in casse non zincate; quindi – prosegue il documento – l’interruzione di un servizio indispensabile per la cittadinanza, costretta a sobbarcarsi costi ingenti per il trasferimento al forno crematorio di Messina, ovvero a rinunciare alla cremazione per l’inumazione, con conseguenze gravose sul deposito feretri ai Rotoli per la carenza di fosse». Motivi, questi, che da soli bastano per definire la riparazione del forno di Palermo «di assoluta urgenza ed indifferibilità».

L’ultima ditta incaricata della manutenzione dei bruciatori, la Elettromeccanica di Antonio Gomitolo, aveva effettuato un sopralluogo riscontrando una lesione alle due vasche, ovvero «vasca forno e vasca raccolta fumi», causata dall’elevata temperatura dovuta al cedimento strutturale dei mattoni refrattari all’interno del forno. «Per cui necessita lo smontaggio dell’intero forno, la demolizione interna della struttura in muratura, la saldatura di nuove piastre in lamiera zincata e acciaio e rimontaggio della struttura», si legge sempre nel documento del Comune. Un lavoro articolato, insomma, che secondo le stime costerebbe intorno ai diecimila euro. Riparazione che però esula dagli incarichi già assegnati alla ditta Gomitolo, e per la quale infatti l’amministrazione comunale ha ritenuto necessario «nell’indisponibilità di fondi dell’Ufficio, e attesa l’imprevedibilità degli eventi, chiedere un prelievo dal Fondo di riserva», come confermato anche da Nicotri.

Che sia, però, l’ennesima pezza a un forno ormai troppo obsoleto? Non si fa in tempo a riparare un guasto, infatti, che il forno di Vergine Maria, trascorsi alcuni mesi, torna a fermarsi di nuovo. Riattivando all’istante tutti i disagi cui ormai i palermitani sembrano essersi rassegnati. Mentre il progetto del nuovo tempio crematorio resta ancora in stand-by. «L’attuale forno si continua a guastare perché vecchio di oltre 20 anni e per altro non nato per questo utilizzo», commenta Maurizio Li Muli, ex presidente della So.Crem, la società per la cremazione di Palermo che, prima di sciogliersi del tutto, faceva capo insieme alle altre di Catania, Trapani e Ragusa alla Federazione Italiana per le Cremazioni. «Si tratta – torna a dire Li Muli – di un inceneritore per rifiuti, non è una struttura nata in origine per essere quello che è oggi. Ma non saprei dire se queste origini siano anche la causa dei continui guasti».

Secondo Li Muli, poi, «nella scorsa consiliatura era stato approvato e messo nel Piano triennale delle opere pubbliche la costruzione del nuovo forno. Si prevedeva una spesa sul milione e cinquecentomila euro circa. Da quel momento più nulla. La cosa ridicola – dice ancora – è che ci sarebbe chi, privato, vorrebbe costruirlo e gestirlo, ma la giunta e il consiglio in passato hanno votato contro questa ipotesi, adducendo gli alti costi dei privati, ma nascondendo che comunque in Italia il costo massimo della cremazione viene stabilito per decreto legge. E quindi erano false le motivazioni che addussero il consiglio a votare contro. Oggi avremmo un crematorio nuovo, moderno e funzionante a carico di privati che lo avrebbero costruito con un project finance come sta avvenendo a Misterbianco a Catania». A mancare, secondo lui, non è solo una struttura più all’avanguardia, «ma l’intera idea di un luogo, il tempio crematorio appunto», che preveda gli spazi destinati ai parenti del defunto per la consegna delle ceneri. «Dovremmo avere un vero tempio crematorio in cui poter accompagnare il defunto fino alla fine. Da anni richiediamo anche uno spazio all’aperto per la dispersione delle ceneri. Un giardino all’uopo attrezzato e dentro l’area cimiteriale in cui poter disperderle».

Tutte caratteristiche che il nuovo forno, da progetto, dovrebbe avere. «Il progetto di ampliamento del forno crematorio, ubicato in un’area immediatamente adiacente al crematorio esistente, risponde alla pressante esigenza di sopperire alla carenza di sepolture nei cimiteri cittadini e al malfunzionamento dell’impianto esistente, che è ormai obsoleto e non riesce a soddisfare la richiesta», spiega l’ufficio Edilizia pubblica ai consiglieri comunali 5 stelle che hanno chiesto l’accesso agli atti lo scorso aprile. «Il nuovo impianto, oltre a incrementare il servizio di cremazione, consentirà di garantire decoro e rispetto alla funzione realizzando quegli ambienti dedicati al commiato che oggi risultano assenti (attualmente i familiari aspettano che avvenga la cremazione del congiunto seduti sul muretto adiacente o in macchina) – si legge ancora -. Progetto, quello del nuovo forno, che ha già ottenuto i pareri favorevoli dell’Asp, della Soprintendenza e la conformità urbanistica ed edilizia nel 2015, il Rup ha ritenuto di poter procedere alla verifica e alla validazione del progetto preliminare».

Ma bisogna fare in fretta. E un nuovo forno non basterà, da solo, a risolvere il problema della carenza delle fosse. Per questo torna in ballo il progetto del nuovo camposanto. «Il cimitero dei Rotoli è stato realizzato nel 1837. Noi, dal 2017 ad oggi, abbiamo dato sepoltura a seimila salme, di cui mille cremate. Il problema è serio, se non si trova al più presto un’area per un nuovo cimitero l’emergenza che già c’è sarà veramente molto difficile da gestire. Anche perché la stessa situazione la ritroviamo pure al cimitero dei Cappuccini, totalmente esaurito, e a Santa Maria di Gesù, dove la parte vecchia versa nello stesso identico stato di saturazione degli altri. Anche il Sant’Orsola, che è privato, ci ha chiesto di tenere temporaneamente in deposito ai Rotoli alcune salme. La situazione è seria», aggiunge Nicotri. Intanto per domattina è prevista, su richiesta dei consiglieri pentastellati, un incontro congiunto fra quarta e seconda commissione per affrontare i due temi. «I soldi per il nuovo forno ci sono già, speriamo di avere chiarimenti. Anche sul mistero di Ciaculli, dove dovrebbe sorgere il nuovo camposanto», dichiara il consigliere Tony Randazzo.

Silvia Buffa

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