Formazione, sulle compensazioni il Governo regionale violerebbe le norme comunitarie

I PRELIEVI COATTI DELL’AMMINISTRAZIONE REGIONALE NEI CONFRONTI DI UNA TRENTINA DI ENTI FORMATIVI SAREBBERO ILLEGITTIMI E CONTRARI A QUANTO DISPOSTO DAL REGOLAMENTO (CE) N.1083/2006. L’HA AFFERMATO IL COMMISSARIO EUROPEO HAHN RISPONDENDO A UN’INTERROGAZIONE DELL’EURODEPUTATO SICILIANO, GIOVANNI LA VIA

Costituirebbe violazione al diritto dell’Unione europea la detrazione o trattenuta praticata da un organismo di uno Stato membro, responsabile dei pagamenti sul credito vantato da un beneficiario come contributo pubblico a valere su progetti, programmi, finanziamenti cui lo stesso ha diritto. A chiarirlo un’interrogazione parlamentare presentata dall’eurodeputato del Partito popolare europeo (Ppe), Giovanni La Via (foto a sinistra tratta da euronews.it), alla Commissione europea sul tema dei pagamenti ai beneficiari con particolare riferimento alla compensazione crediti/debiti.

Nella risposta all’atto ispettivo per conto della Commissione, il Commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn (nella foto a destra), confermerebbe il principio dell’integrità dei pagamenti ai beneficiari, così come stabilità dall’articolo 80 del regolamento (CE) n.1083/2006 del Consiglio, dell’11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione.

Riportiamo di seguito l’lnterrogazione con richiesta di risposta scritta indirizzata alla Commissione Europea dall’europarlamentare del Partito popolare europeo (Ppe), Giovanni La Via.

“Il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione si applica al periodo di programmazione 2007/2013. L’articolo 80 del suddetto regolamento intitolato “Integrità dei pagamenti ai beneficiari” dispone che gli Stati membri si accertano che gli organismi responsabili dei pagamenti assicurino che i beneficiari ricevano l’importo totale del contributo pubblico entro il più breve termine e nella sua integrità. Non si applica nessuna detrazione o trattenuta né alcun onere specifico o di altro genere con effetto equivalente che porti alla riduzione di detti importi per i beneficiari. Considerato che la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha più volte espresso la propria posizione in merito alla preminenza del principio dell’integrità dei pagamenti ai beneficiari può la Commissione riferire se ritiene conforme al diritto dell’Unione europea, specificamente al suddetto articolo 80, la compensazione di un debito di un beneficiario (sia esso persona fisica o giuridica) nei confronti di un’autorità o organismo responsabile del pagamento con una trattenuta sul credito vantato dal medesimo beneficiario come contributo pubblico a valere su altri progetti/programmi/finanziamenti cui lo stesso ha diritto?”.

Ecco la risposta del Commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn.

“L’articolo 80 del regolamento (CE) n. 1083/2006 relativo all’integrità dei pagamenti ai beneficiari stabilisce esplicitamente che i beneficiari ricevono l’importo totale del contributo pubblico nella sua integrità e che non si applica nessuna detrazione o trattenuta né alcun onere specifico o di altro genere con effetto equivalente che porti alla riduzione di detti importi per i beneficiari. Il beneficiario può tuttavia scegliere di compensare un debito nei confronti di un’autorità o di un organismo responsabile del pagamento riducendo in tal modo l’importo richiesto all’autorità di pagamento. In questo caso egli riceverà, in termini contabili, il contributo pubblico integrale e detrarrà simultaneamente il debito nei confronti dell’autorità, registrando nei suoi conti un contributo netto”.

La compensazione sarebbe possibile, da quanto emerge nella risposta, solamente nel caso in cui sarebbe il benenficiario, nel ricevere integralmente il contributo pubblico, a chiedere all’autorità di pagamento la riduzione dell’importo corrispondente al debito nei riguardi dell’amministrazione pubblica.

La Formazione professionale in Sicilia si rivela, quindi, sempre più terreno di irregolarità e illegalità. E quel che più lascia basiti è che le responsabilità non apparterrebbero solamente a qualche ente formativo “furbetto” che si sarebbe arricchito illegalmente, motivo sufficiente per essere perseguito e consegnato alle “patrie galere”, ma anche al Governo ed all’amministrazione regionale che si sarebbero distinti in negativo per la continua disapplicazione delle leggi, del Contratto collettivo di lavoro del settore e di diverse norme amministrative, come dimostra la vicenda delle compensazioni.

Il chiarimento è d’obbligo per quanto è accaduto in Sicilia nella Formazione professionale nel corso del 2013 e che ha visto protagonista in negativo, come dicevamo, l’esecutivo regionale.

Eppure il Governo di Rosario Crocetta, come abbiamo già sottolineato in altro articolo, non ha lesinato di picconare gli enti ed i lavoratori intraprendendo una strada impervia e rischiosa con la decisione di recuperare le integrazioni concesse nel periodo che va dal 2005 al 2010, anni in cui la formazione professionale veniva finanziata con risorse regionali e non con fondi comunitari.

Dalle colonne di questo giornale abbiamo più volte affrontato la spinosa quanto paradossale questione relativa al prelievo coatto di quote di finanziamento praticato dal dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, Anna Rosa Corsello, nei mesi scorsi, a danno di diversi enti formativi beneficiari di maggiori finanziamenti secondo quanto previsto dalla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976.

Il recupero delle maggiori risorse effettuato dal Governo regionale (integrazione al finanziamento o extra budget) per somme erogate negli anni dal 2005 al 2010 a diversi enti formative ed effettuato in compensazione con quote di finanziamento a valere sul Fondo sociale europeo, costituirebbe, per l’appunto, violazione del diritto comunitario secondo quanto emergerebbe dalla risposta del Commissario Hahn.

La scelta del recupero coatto da parte del Governo regionale guidato dal presidente Rosario Crocetta e dal suo “fido” assessore al ramo, Nelli Scilabra, quindi, appare sempre più illegittima e in violazione delle norme comunitarie. Sintesi politica che ha prodotto effetti devastanti, provocando, per esempio, il collasso del settore e tagliando di fatto le retribuzioni relative a diverse mensilità maturate dai lavoratori per l’effettivo servizio prestato. Mossa politica che ha amplificato a dismisura l’emergenza sociale, devastando il già precario clima presente nel settore prima dell’arrivo del nuovo governo a seguito delle elezione regionali del 28 ottobre 2012.

E la violazione si perpetra proprio sul recupero delle somme attraverso l’aggressione delle quote di finanziamento assegnate agli enti formative con l’Avviso 20/2011. Difatti, l’Amministrazione regionale ha mescolato, impropriamente, fondi regionali e fondi europei, vincolati, questi ultimi, al progetto e destinati al raggiungimento del risultato finale che era l’erogazione della formazione professionale, non di certo il recupero di somme di anni precedenti. Un prelievo coatto che avrebbe violato, lo sottolineiamo, il principio di divieto di diversa destinazione sancito dal citato articolo 80 del Regolamento (Ce) n.1083 del 2006.

Poi, ci chiediamo: che necessità c’era di recuperare in tempi rapidissimi otto milioni di euro e per altri trenta milioni avviarne la procedure di recupero se non per salvaguardare qualche pezzo grosso di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana?

Più volte questo giornale ha sostenuto che l’inconsueta efficienza degli uffici del dipartimento regionale Formazione professionale, quello per capirci guidato dalla dottoressa Corsello, si sia giustificata, con ogni probabilità, con la strenua necessità di alleggerire la posizione di Patrizia Monterosso, segretario generale della Regione siciliana, messa sotto inchiesta dalla Procura della Corte dei Conti siciliana per le integrazioni riconosciute a diversi enti formativi nel periodo in cui ricopriva il ruolo di dirigente generale del dipartimento Formazione professionale.

Il chiarimento sarebbe giunto dalla Corte dei Conti nelle scorse settimane. Secondo i magistrati contabili, chiamati a giudicare l’operato di assessori regionali, dirigenti generali e funzionari dell’assessorato alla Formazione professionale, le integrazioni sarebbero legittime.

La legittimità sarebbe legata, però, alla finalità nell’utilizzo dell’extra budget. Per i magistrati della Corte dei Conti le integrazioni “vanno corrisposte agli enti che li utilizzano secondo quanto previsto dalla legge: cioè per coprire la differenza delle retribuzioni là dove scattano gli aumenti contrattuali”.

Il reato, invece, si configurerebbe nei casi di enti formativi che avrebbero utilizzato i maggiori finanziamenti per nuove assunzioni di personale. Sempre secondo la magistratura contabile, ci sarebbero enti che avrebbero usato queste somme per fare nuove assunzioni e, in generale, per finalità diverse da quelle previste dalla legge. Il tutto con la connivenza di politici e alti dirigenti regionali. In quest’ultima ipotesi si configurerebbe ovviamente il reato. Vicenda che ha già visto i giudici contabili esprimersi, nel settembre 2013, condannando l’ex assessore Mario Centorrino e diversi funzionari regionali e che adesso potrebbe portare alla condanna della dottoressa Patrizia Monterosso.

Ciò che emerge da questa brutta storia è che nella spasmodica ricerca di una maniera efficace per annientare gli enti formativi e consegnare il settore agli amici ‘industriali’, il Governo della ‘rivoluzione’, quello per intenderci del presidente Crocetta e dei suoi alleati, PD, Il Megafono-Lista Crocetta e Udc, ha prodotto un solo risultato: la riduzione alla fame di circa dieci mila lavoratori. Gli stessi che fra qualche mese potrebbero essere chiamati ad esprimere il voto per le elezioni europee. Potrebbero vedersene delle belle!

La politica, in questa occasione ne esce con le ossa rotte e sconfitta. Pur tuttavia, con insistenza si parla, nei corridoi di Palazzo dei Normanni, sede del parlamento siciliano, della nascita di una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato dell’amministrazione regionale proprio nel settore della Formazione professionale.

Si tratta di un’operazione verità o delle prove generali del rapporto di forza tra partiti in vista delle europee e del rimpasto di giunta?

 

 

Giuseppe Messina

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