NON E’ UN CASO MA IL RITARDO NELL’EROGAZIONE DEI FINANZIAMENTI CONFERMEREBBE IL PROPOSITO DI CHIUDERE SBARACCARE TUTTO PER CONCENTRARE NELLE MANI DEL PRESIDENTE CROCETTA ORE, RISORSE E PERSONALE, ATTRAVERSO IL CIAPI, ENTE FORMATIVO DI PROPRIETA’ DELLA REGIONE.
Prosegue lo scandalo del Governo regionale che punta al controllo totale e autarchico del settore della formazione professionale. Nella tabella di marcia, secondo il parere di tanti osservatori, dopo aver creato le precondizioni per la chiusura di Fondazione Cas, Ial Sicilia, prossimamente pare anche il Cefop, adesso punterebbe alla fuoriuscita dell’Anfe dall’offerta formativa privata convenzionata in Sicilia.
Ci riuscirà? Nutriamo forti dubbi, certo è che se l’Anfe regionale non fosse stata con le carte in regola sulla gestione finanziaria e didattica, probabilmente l’avrebbero già chiuso. Chi non è in regola è proprio l’amministrazione regionale che ha contravvenuto a tutti gli impegni assunti, scadenza comprese, non rispettandole in alcun modo e mettendo in ginocchio l’intero sistema formativo regionale.
L’idea sarebbe quella che tolti di mezzo i colossi della formazione professionale la strada poi dovrebbe essere in “discesa”. Verso lo sfracello? Chissà. L’atteggiamento “scorbutico” dell’esecutivo regionale e la lentezza della burocrazia che ritarda i pagamenti hanno messo in ginocchio quasi tutti gli enti formativi in Sicilia.
Nel caso dell’Anfe regionale, per esempio (l’ente di maggiori dimensioni tra quelli storici, rimasto ad oggi ancora in vita nonostante non vengano erogati i finanziamenti puri risultando in regola), i lavoratori delle sedi di Enna e Agrigento, senza soldi né certezze, hanno avviato forme di protesta con lo sciopero della fame nel capoluogo del centro Sicilia e di occupazione pacifica nella città dei Templi.
In quasi tutte le sedi degli enti formativi siciliani si respira aria di stato di agitazione. Una situazione paradossale, appesantita dall’arrivo delle festività natalizie che gli 8 mila lavoratori della Formazione professionale rischiano di farsi all’asciutto. Basti ricordare l’Ecap di Palermo, con i lavoratori in occupazione, dell’Eduform, con allievi minori in obbligo scolastico e personale dipendente ad un passo dalla protesta, e tanti altri ancora. Responsabilità dei pagamenti che ovviamente è in capo alla Regione siciliana così come confermato dalla sentenza n.3606 del 21 novembre 2013 emessa dal Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Palermo.
Il progetto del Governo Crocetta verso la chiusura di tutti gli enti storici, enti che gestivano milioni di euro corrispondenti ad ore di offerta formativa, quindi, parrebbe proprio essere in dirittura d’arrivo. Il metodo? Semplice, soffocare finanziariamente gli enti con il ritardo dell’erogazione dei finanziamenti dovuti fino a farli espiare.
Lo stato degenerativo delle finanze degli enti di formazione e la macelleria sociale in atto, pongono il Governo regionale in totale antitesi con le regole democratiche. L’azione distruttiva posta in essere da Crocetta & Company mira a colpire prima ai fianchi per poi infliggere il colpo mortale al cuore il sistema formativo regionale.
Circola con insistenza voce che i ritardi (di almeno sei mesi sulla seconda annualità dell’Avviso 20 finanziata con il Piano giovani) nell’emissione dei decreti di finanziamento e dei mandati di pagamento in favore di enti e lavoratori, rispondano ad una precisa strategia. Quale? Quella di non pagare e attendere sia il pronunciamento di domani del Tribunale amministrativo regionale (Tar) sul ricorso presentato dagli enti formativi in merito alle nuove regole di accreditamento, sia il promunciamento sempre del Tar per il 20 dicembre sulle regole dell’accreditamento, sia la scadenza del prossimo 26 dicembre per la presentazione per l’appunto degli accreditamenti.
Per capirci, obbligare, in sede di accreditamento, gli enti a garantire il pagamento delle retribuzioni e l’atteggiamento del Governo e della burocrazia volto a rallentare o accelerare a piacimento i pagamenti, considerato anche il vincolo posto per l’accreditamento di non avere contenziosi pendenti con l’amministrazione regionale, si traduce nell’eliminazione di molti enti se non tutti, che non potranno accreditarsi con la conseguente morte del settore e con le attività della seconda annualità seriamente a rischio.
È mai possibile che l’ente di formazione della Regione siciliana, strutturato con una ventina dipendenti e con una sede a Priolo, possa organizzare e gestire tutta l’offerta formativa della seconda annualità dell’Avviso 20/2011? E poi, se la seconda annualità altro non è che la riedizione del citato Avviso 20 come si può pensare di non rispettare le regole contenute nel Bando pubblico che costituisce “lex specialis”? Come non pensare l’ostracismo del Governo Crocetta nel rifinanziare la seconda annualità dell’Avviso 20, in sede di approvazione della finanziaria e del bilancio d’esercizio lo scorso aprile?
Non facciamo che l’impegno assunto all’Assemblea regionale siciliana da Crocetta, Scilabra e Bonafede di avviare le attività per l’annualità 2013/2014 sia stato solo di facciata e che adesso il presidente Crocetta stia completando l’opera, chiudendo il settore dopo averlo incartato con bende e pre bende?
Ma alla fine di queste “decapitazioni”, in salsa PD/Crocettiana, chi rimarrà vivo? Forse il prode e impavido Highlander, l’ultimo immortale, che Rosario Crocetta, Presidente della Regione Sicilia, forse, crede di incarnare.
Un dato sembra emergere con chiarezza, stante lo scenario che si delineerebbe da quanto esposto,
Il piano riguardante la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 finanziata con il Piano giovani, potrebbe non partire. Con il suo comportamento incentrato sulla mancata applicazione del quadro normativo regionale in vigore, ancor più alla luce della sentenza il presidente Crocetta paradossalmente spingerebbe gli enti verso il procurato fallimento.
In tal caso potrebbe significare la nascita di un contenzioso con possibile maxi risarcimento milionario da parte degli enti formativi.
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