Formazione professionale: Ecap di Palermo nel mirino di dipendenti e sindacati

IN CORSO BRACCIO DI FERRO TRA LAVORATORI ED ENTE. LA SEDE DI VIA PORRAZZ, A PALERMO, E’ OCCUPATA DA GIORNI. I SINDACATI SNALS, CISAL, UGL E COBAS CONTESTANO DIVERSE IRREGOLARITA’. IL GOVERNO E L’AMMINISTRAZIONE REGIONALE SEMBREREBBE ABBIANO SCELTO IL SILENZIO. E I CONTROLLI?

Nel mirino dei sindacati finisce uno degli enti poco chiacchierati nella galassia degli scandali della Formazione professionale, l’Ecap di Palermo. Ente che è oggetto da giorni di un braccio di ferro con i propri dipendenti che ne hanno occupato la sede di via Porrazzi n.6, fatto che stranamente non ha trovato spazio nelle cronache.

Eppure i giornali, da molte settimane, raccontano di casi limite che hanno riguardato enti formativi nella provincia di Messina e di Catania. A Palermo e provincia invece pare che tutto vada bene. Chissà come mai…

Non sappiamo se l’ente palermitano, un tempo appartenente alla Cgil ed oggi a gestione privata e non più riconducibile all’organizzazione sindacale, si trovi in cattive acque. Certo è che i dipendenti occupano da giorni i locali dell’ente e nessuno ne ha parlato.

Sono 81 i lavoratori impegnati negli Interventi formativi e 26 gli operatori degli sportelli multifunzionali dell’ente, transitati al Ciapi di Priolo, ad eccezione di due dipendenti che hanno rifiutato la precarizzazione, non firmando il contratto capestro.

Cosa ha fatto scattare la reazione dura seppur pacifica dei lavoratori? Sono diverse le cose che i dipendenti dell’ente contestano. A cominciare dal fatto che non percepiscono da mesi le retribuzioni.

Intanto, il personale è stato posto in ferie d’ufficio dal 14 al 22 di novembre con decisione assunta unilateralmente dalla direzione dell’Ecap. Scelta prontamente contestata dallo Snals Confsal perché in violazione del Contratto collettivo di lavoro della categoria e assunta senza alcuna concertazione con le rappresentanze sindacali aziendali.

Poi vi sarebbero, stante a quanto riferito da alcuni dipendenti, altre situazioni al limite dalle revoca dell’accreditamento. Secondo le indiscrezioni, l’ente avrebbe deciso di individuare 12 lavoratori da dichiarare in esubero e di avviare le procedure di mobilità di tutto il personale per poche ore per sei mesi, senza alcuna chiarezza sui criteri di messa in mobilità.

Sull’argomento si registra poi, lo scontro con altri sindacati autonomi che si sono rifiutati di autorizzare il licenziamento di parte del personale senza regole chiare. A dichiarare l’illegittimità della procedura adottata dall’Ecap in merito agli esuberi si sono aggiunti i sindacati Cisal, Ugl e Cobas.

Nell’incontro di due settimane fa, le citate organizzazioni sindacali autonome hanno contestato la mobilità per 12 lavoratori che riguarderebbe il periodo compreso tra il 12 novembre 2013 ed il 30 maggio 2014, alla quale aggiungere la mobilità per tutto il personale dipendente quantificato in 6 ore medie settimanali.

Sono gli stessi tre sindacati a dichiarare illegittimo l’accordo del 12 novembre 2013 sulla gestione degli esuberi nel settore della formazione professionale. Accordo sottoscritto tra Governo regionale e sindacati confederali che l’Ecap ha richiamato come riferimento per giustificare la discrezionalità nello scegliere chi licenziare.

L’ente avrebbe giustificato l’esubero del personale con la riduzione del finanziamento per le attività formative della seconda annualità dell’Avviso 20/2011. Per i richiamati sindacati l’accordo dello scorso 12 novembre violerebbe, in un sol colpo, la circolare n.10/94 ad oggi ancora in vigore, l’accordo del 3 giugno 2013, sottoscritto alla presidenza della Regione siciliana dall’esecutivo e gli autonomi. Intesa che violerebbe anche la stessa delibera di giunta n.200 del 6 giugno scorso e non offrirebbe le garanzie necessarie affinché la riduzione del finanziamento all’ente non gravi sulle spalle dei lavoratori.

Nella Formazione professionale sott’inchiesta da molti mesi, quindi, accade anche l’inverosimile. Lo scenario circoscritto dai dipendenti dell’Ecap lascia una scia di dubbi e perplessità sulla conduzione dei controlli e sull’applicazione delle regole, che dovrebbero essere uguali per tutti.

Se questa è la verità dei fatti, il rischio è che l’opinione pubblica non comprenderebbe più l’operato del Governo regionale. Ed il motivo è semplice: se va fatta pulizia, chi esercita il ruolo non può permettersi di congetturare su chi sottoporre a ispezione, né servono a fare chiarezza i controlli a macchia di leopardo.

Che in qualche ente di formazione ci si possa permettere di disattendere il Contratto collettivo di lavoro o violare addirittura le regole del settore è questione oramai risaputa, visti i risultati importanti raggiunti da alcune Procure della Repubblica siciliane. Se l’Ecap ha sommato comportamenti al limite è giusto che questi emergano non solo a tutela dei lavoratori, ma anche a garanzia delle regole che vanno rispettate in egual misura da tutti.

Tornando alla protesta dei lavoratori, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, acuendo la protesta sfociata nell’occupazione dell’ente, è la decisione di porre il personale in ferie d’ufficio consentendo, però, ad alcuni lavoratori di proseguire a lavorare. Qualcuno ha raccontato che in un preciso giorno gli stessi, i “cosiddetti fiduciari” della proprietà come li ha definiti qualche lavoratore, si siano presentati regolarmente al lavoro, mentre tutti gli altri a casa in ferie d’ufficio, trovando la sorpresa: i locali la notte prima erano stati occupati da un gruppo di dipendenti, che, chiusi all’interno, ne hanno impedito l’ingresso.

Tra i dipendenti in protesta monterebbe il sospetto che l’Ente si appresterebbe a “mettere fuori” il personale con più anzianità e anche qualche dipendente scomodo. Con quali criteri?

Quello che è strano, sempre secondo le indiscrezioni raccolte tra i dipendenti dell’ente, è che i tagli graverebbero solo sul personale mentre l’Ente avrebbe effettuato passaggi di livello apicali, non giustificabili dall’assetto aziendale e in violazione del Ccnl. Parrebbe che, nonostante la crisi finanziaria e di settore, l’Ecap avrebbe nominato un direttore generale di IX livello pur non essendo l’ente presente su base regionale e quindi non avendone il requisito. Così come non risulterebbero risparmi e tagli su alcune voci “importanti” della gestione , come i servizi esterni, le consulenze, le pulizie, etc.

Abbiamo tentato di contattare qualche esponente della proprietà dell’ente, ma senza esito. Il giornale è pronto ad accogliere una replica.

Giuseppe Messina

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