Formazione: l’Ars è d’accordo sull’Agenzia unica regionale? E chi pagherà i debiti agli enti?

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE STA FACENDO TUTTO DA SOLO. IGNORANDO LA VOLONTA’ DEL PARLAMENTO DELL’ISOLA

Il Governo regionale stacca illegittimamente la spina al settore della Formazione professionale? Così sembrerebbe. E lo fa uscendo allo scoperto con il vero progetto di riforma, sottrarre agli enti formativi la gestione del servizio per centralizzarla. Creare cioè un soggetto che possa gestire il personale e le attività attraverso un presidente nominato dallo stesso esecutivo. Una scelta che concentra in un sol colpo tutto il potere nelle mani di pochi soggetti.

Per realizzare questo progetto il Governo regionale dovrebbe ottenere l’avallo del parlamento siciliano. Ad oggi la dichiarazione del governatore circa la creazione di un’Agenzia regionale per la formazione professionale assume i contorni dell’illegittimità fintanto che l’Assemblea regionale siciliana non approva l’abrogazione della Legge regionale n.24 del 6 marzo 1976. Legge ordinamentale (cioè che ha superato il vaglio anche della Corte Costituzionale) ad oggi in vigore e che assegna in Sicilia la gestione della formazione professionale ad enti ed associazioni senza finalità di lucro.

È comprensibile che si tratti di un annuncio sul quale gli assessori tecnici poi dovranno nei prossimi mesi lavorare. Non vi è dubbio che il progetto non appare limpido e semplice come invece lo si vuole intendere. Potrebbe trattarsi allora della solita operazione mediatica, messa su dal presidente Rosario Crocetta per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dal vero scandalo propinato a danno del sistema degli enti formativi e dei lavoratori. Puntando l’attenzione sulla salvaguardia degli otto mila lavoratori (tanti sarebbero quelli monitorati al 31 dicembre 2008 per l’Albo regionale) che dovrebbero confluire, non si sa come e quando, nel Ciapi di Priolo (che fungerebbe verosimilmente da Agenzia) il Governo regionale tenterebbe di mettere una pietra sopra la montagna di debiti contratti con gli enti formativi.

Per comprendere meglio la dimensione del debito è sufficiente ricordare che nella sola filiera dell’Obbligo scolastico (Oif) il sistema degli enti vanta un credito complessivo che si aggirerebbe intorno ai 70 milioni di euro. Crediti certi, liquidi ed esigibili relativi agli anni compresi tra il 2007 ed il 2012. Si pensa che la massa creditizia vantata dagli enti formativi lungo tutte le tre filiere del sistema formativo regionale (Interventi, Servizi e Oif) si attesterebbe su una somma tre volte quella registrata nell’Oif. Crediti maturati in un settennio che la Regione siciliana non ha mai pagato. La gestione della rendicontazione è uno dei maggiori scandali. Non pagare quindi e revocare l’accreditamento agli enti equivale a beneficiare di un ingente risparmio.

Sono diverse le verità nascoste dal Governo in questi mesi. Per esempio, dove sono finiti i soldi del Fondo sociale europeo (Fse)? Saranno serviti negli anni scorsi per finanziare forestali, Teatri e quant’altro?

Un dato emerge con tristezza nel passaggio dal finanziamento regionale a quello comunitario. Il famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) aveva introdotto lo strumento triennale, chiamato Avviso 20/2011, per garantire tre annualità di attività con una copertura pari a circa 800 milioni di euro a valere sul Fondo sociale europeo. Le cose poi non sono andate proprio così. Dei 287 milioni di euro stanziati per finanziare la prima annualità almeno la metà sono stati coperti con economie di bilancio (dunque fondi regionali ‘raschiati’ qua e là) e una larga parte non è mai stata erogata agli enti formativi. Questa è in sintesi la storia fino ad oggi.

Poi vi sono i fatti recenti, quelli che portano all’aprile scorso quando l’esecutivo Crocetta & C. tenta in tutti i modi di ottenere il consenso tra i parlamentari dell’Ars all’archiviazione definitiva del citato Avviso 20. Cosa che al presidente Crocetta non riesce, dovendo assumere di fronte alla deputazione regionale, a Sala d’Ercole, l’impegno (ordine del giorno approvato all’unanimità) al rifinanziamento attraverso le risorse comunitarie nel frattempo dirottate a Roma col nome di Piano giovani (Pac). Ed ecco iniziare un braccio di ferro con associazioni degli enti e sindacati per il raggiungimento di un accordo che avrebbe dovuto sancire l’avvio della seconda annualità di attività attraverso il citato Piano giovani e la prosecuzione dell’esperienza della rete degli sportelli multifunzionali. E invece?

Colpo di scena, il presidente Crocetta annuncia la chiusura degli enti formativi. Come? Perché? Si tratta di risparmi di denaro o ambizione politica? E in tutto questo cosa ha fatto il Governo regionale per rasserenare i lavoratori e metterseli dalla sua parte? Ha forse sbloccato i pagamenti degli stipendi? Ha forse pubblicato l’albo degli operatori della Formazione professionale con allungamento delle garanzie occupazionali al 31 dicembre 2008? Ha forse attuato la parte dell’accordo che prevede la proroga degli Sportelli multifunzionali? Nulla di tutto ciò.

Semmai ogni mossa e decisioni assunte (poche per la verità) sono state indirizzate verso il reale obiettivo: centralizzare la gestione nelle mani di pochi per governare con semplicità le scelte e il personale. Coinvolgendo quest’ultimo nel miraggio dell’assunzione pubblica, magari tra qualche anno quando le acque si saranno calmate. Una mossa per rabbonire l’esercito di lavoratori? Una mossa bluff, perché la Regione non ha soldi per assumere chicchessia.

Una certezza registriamo su questo versante. I lavoratori tutelati e salvaguardati da un quadro normativo disatteso dal Governo regionale passerebbero dallo status di lavoratori a tempo indeterminato a lavoratori precari. Il perché della trasformazione giuridica è presto detto. Il precario è più sensibile nelle occasioni di campagne elettorali. Almeno questo la storia recente dell’Isola ci ha rappresentato. E che dire dello smantellamento degli uffici del dipartimento regionale per la Formazione professionale? Solamente quattro mesi fa, con una decisione a sorpresa, il presidente crocetta e l’assessore al ramo, Nelli Scilabra, epurarono la pianta organica dell’assessorato alla formazione professionale del 50 per cento dei dipendenti e dirigenti. Quale l’obiettivo?

Rallentare, non pagare, creare colli di bottiglia. Perché? Chiaro: creare problemi. Per esempio, Durc in scadenza (Documento unico di regolarità contributiva) per aumentare a dismisura il potere contrattuale di chi fa politica al Governo della Regione. Per non parlare poi dell’allegra e spensierata gestione dei servizi del dipartimento, un tempo il centro nevralgico dell’azione amministrativa e oggi in mano a società esterne di assistenza tecnica. Ve n’è una per l’accreditamento, una per la rendicontazione, un’altra per l’Avviso 19/2011, 20/29011, Oif e così via. Società che andando via si porteranno anche il know-how maturato in questi anni. Un’operazione da almeno 30 milioni di euro. Cifra considerevole che avrebbe alleviato molti stipendi arretrati dei lavoratori.

Su questa partita prima o poi qualcuno dovrà poggiarci il naso e qualche altro si potrebbe fare male. Ed allora a cosa servono gli incontri, le riunioni fiume con 40 invitati se non a creare confusione, attenzione, interesse sul problema per poi non fare alcun passo in avanti? Che valore ha l’accordo degli inizi dello scorso giugno sottoscritto da tutti, ma proprio tutti, associazioni degli enti, sindacati confederali e autonomi (quelli che oggi cantano vittoria non si capisce per cosa)? Che senso ha la riunione del prossimo 9 settembre per discutere dei livelli occupazionali. A cosa serve discutere, accordarsi quando il presidente Crocetta, ancor prima di confrontarsi con le parti sociali, con il Parlamento regionale, i partiti di maggioranza, convoca per l’annuncio di grande effetto la stampa? Parlare, parlare, parlare per poi decidere nelle stanze segrete. E quindi, come fidarsi di un Governo regionale che dice una cosa, ne sottoscrive un’altra, per poi farne un’altra ancora?

 

Giuseppe Messina

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