Formazione: la protesta di Giuseppe Raddusa atto II

UN LAVORATORE INCATENATO PER LO STIPENDIO CHE CON COMPOSTEZZA E DIGNITA’ ASPETTA DA DUE GIORNI DI ESSERE RICEVUTO. COSA BISOGNA FARE PER AVERE CHIAREZZA DI FRONTE AL MURO INVALICABILE ISSATO DAL GOVERNO CROCETTA? INTANTO SI SCOPRE CHE GLI UFFICI DELLA RAGIONERIA HANNO POCHI ADDETTI, MA CI SONO 180 ESTERNI. LA CORTE DEI CONTI HA QUALCOSA DA DIRE O ENTRA IN AZIONE SOLO CONTRO I GOVERNI DEL PASSATO?

Continua al protesta davanti i cancelli dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale di Giuseppe Raddusa, dipendente dell’Aram IeFp Catania nel disinteresse dell’Amministrazione regionale.

Dopo la notte trascorsa all’ ‘agghiaccio’, Raddusa continua ad essere ignorato dalle istituzioni. Stamattina registriamo il silenzio dell’assessore regionale del settore, Nelli Scilabra, e della dirigente generale Anna Rosa Corsello. Lo stesso avvocato Guarino, dell’ufficio di diretta collaborazione dell’assessore, ha disatteso l’impegno assunto ieri con il lavoratore di riceverlo per fare luce sulla vicenda legata agli stipendi.

Una protesta composta, corretta e certamente legittima, quella di Raddusa che incatenandosi ha voluto accendere i riflettori sulla vicenda degli stipendi. Dopo ventisei mesi di attesa per ricevere le spettanze maturate per il lavoro effettivamente prestato, l’atteggiamento tenuto dal lavoratore va sottolineato e deve servire da esempio perché è una lezione di compostezza per tutti.

Un padre che lascia la sua città, Catania, i suoi affetti, la famiglia, per recarsi ad oltre duecento chilometri da casa allo scopo di chiedere chiarezza e giustizia, con un comportamento dignitoso ed educato andrebbe premiato con una risposta concreta. Ed invece, ahinoi, siamo costretti a registrare, un’altra storia.

Non solo Raddusa non è stato ricevuto ieri e neanche stamattina, ma voci insistenti riferiscono che dai piani alti dell’assessorato, negli uffici vicini all’assessore Scilabra, qualcuno ha storto il naso per la protesta di Raddusa. Pare addirittura che qualcuno si sia scomodato ad alzare il telefono per redarguire, attraverso altri soggetti, il lavoratore che si sarebbe permesso di protestare davanti l’assessorato che nessuna responsabilità avrebbe sui ritardi nei pagamenti. La solita vecchia storia detta e ridetta alla quale nessuno orami crede più.

Se fosse vera l’indiscrezione ci troveremmo di fronte ad un fatto grave che la dice lunga sul clima che si respira in assessorato. È inaccettabile, se la telefonata realmente dovesse essere stata fatta, l’atteggiamento spocchioso di un Governo regionale che, non avendo cosa dire e non sapendo cosa fare, si interesserebbe solamente di richiamare all’ordine, quasi fossimo in altra epoca, chi, democraticamente e senza colpi di testa, ha deciso di protestare compostamente per far toccare con mano il vero disagio di dover lavorare senza stipendio.

Non è scagliando il lavoratore contro il proprio datore di lavoro che si risolvono i problemi. Questo è un altro atteggiamento riprovevole che non rende giustizia ai sacrifici di chi lasciando la propria famiglia si è spostato per chiedere una risposta all’istituzione, consapevole che il proprio ente aveva già fatto il proprio dovere trasmettendo tutto l’incartamento necessario all’emissione del mandato di pagamento.

Che senso ha suggerire di tornarsene a casa e chiedere il conto al proprio ente di formazione quando i fatti raccontano che da quattro mesi l’Aram IeFp Catania ha depositato la documentazione per ottenere quanto dovuto e maturato per le attività corsuali poste in essere, ma non riceve il pagamento dalla Regione?

Che senso ha invogliare il lavoratore a scagliarsi contro il proprio ente, se fosse confermata la citata indiscrezione, quando da un mese a questa parte giace in assessorato la richiesta volta ad ottenere il finanziamento a valere sui corsi finanziati con l’Avviso 19/2011?

Dall’assessorato si tenderebbe ad alimentare un pericoloso clima d’odio nei confronti degli enti, indistintamente, sia di quelli virtuosi e corretti che dei pochi o dei tanti ‘malandrini’. Non sono queste le risposte che i lavoratori si attendono dal Governo regionale e soprattutto non è questo il ruolo di chi ricopre una carica istituzionale.

Quella delle retribuzioni è la madre di tutte le battaglie. Perché il governatore Crocetta non spiega ai lavoratori della Formazione professionale come possa essere possibile che presso il dipartimento Istruzione e Formazione professionale operino solamente 138 dipendenti regionali, compresi i dirigenti di servizio ed i funzionari direttivi. Spieghi, il presidente della Regione, come mai la Ragioneria centrale presso l’assessorato alla Formazione professionale ha solamente un’unità di lavoro per registrare i mandati di pagamento e trasmetterli alla cassa regionale, quando prima dell’avvento del Governo della finta rivoluzione collaboravano altri quattro lavoratori?

In compenso gli esterni che operano presso il dipartimento sono saliti alla ragguardevole cifra di 180. Un apporto importante quello dei contrattisti? Boh! Visti i ritardi accumulatisi nei pagamenti agli enti formativi e quindi ai lavoratori e l’appesantimento delle procedure amministrative non ne siamo così certi.

Forse, su questa storia, dovrebbe indagare la Corte dei Conti, Anche per fugare lo sgradevole dubbio che le azioni siano rivolte solo sulle malefatte dei Governi regionali del passato…

Giuseppe Messina

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