Formazione in Sicilia, paralisi totale

da Antonio Spallino
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Continua la lunga agonia del sistema formativo regionale. In Sicilia la formazione professionale è stata contagiata da un potente virus proveniente dal Piemonte. Questo ha provocato la paralisi delle attività e l’ormai quasi inevitabile perdita del posto lavoro per gli ottomila operatori.

Il Dottore chiamato al capezzale dell’ammalato, profumatamente retribuito a 250.000 (duecentocinquantamila) euro l’anno, non ha saputo o per meglio voluto diagnosticare il vero male di cui è affetta la formazione professionale siciliana. Senza nessun tipo d’analisi condivise, ha impugnato la scure. Ha chiuso gli occhi ed ha iniziato a sferrare colpi micidiali distruggendo quanto di buono si era riusciti a fare negli anni. In sostanza, anziché curare l’ammalato ha iniziato scavare la fossa in cui tumularlo.

Non è nemmeno riuscito a capire la provenienza del male. E come spesso fa qualcuno, non avendo il coraggio di dire le cose come stanno, si è scagliato contro il più debole. In questo caso gli operatori. Questi, per il Dottore, sono i veri colpevoli del disastro della formazione, non fosse altro perché hanno in maniera temeraria osato pensare di poter diventare dipendenti della Regione. E anche se cosi fosse? Che male c’è? Non è forse lecito auspicare in un futuro migliore?

Questo Dottore omette di dire che le attese degli operatori sono confortate da apposite norme di legge che il parlamento regionale negli anni ha approvato, da tutta una serie di atti amministrativi emanati dai precedenti assessori e dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.. Sono in buona fede convinto che, prima o dopo, la verità verrà a galla. Ed allora, carissimo Dottore, per Lei potrebbe sorgere più di una qualche complicazione. Mai nessuno, prima di Lei, si era spinto fino a tanto. Il Suo unico scopo era ed è quello di destrutturate il sistema ed in parte c’è quasi riuscito con il silenzio assenso degli Enti e delle parti sociali.

Non ha avuto il coraggio di indicare con chiarezza il nome della malattia di cui soffre la formazione professionale. Ma i siciliani e, in particolare, gli operatori, anche se non Dottori, conoscono bene la malattia. Si racconta che quando l’asino di Giufà si abituò a non mangiare dopo pochi giorni è morto. Dovendo in questo caso trovare il colpevole della morte dell’asino, Lei non ha condannato Giufà, perché non ha dato da mangiare alla povera bestia. Lei ha condannato l’asino che è morto. Bella giustizia Dottore!

Le voglio dire, che a mio avviso, l’unica colpa che hanno gli operatori è quella d’avere bisogno. Un bisogno che nella nostra bella e martoriata terra di Sicilia si chiama lavoro. Lei non ha cercato di soddisfare questo bisogno che è primario per ogni persona. Al contrario, con argomenti inconsistenti e privi di prospettiva ha messo in atto tutta una serie meccanismi tali da togliere il lavoro a chi già lo aveva. Le attività formative legate all’ormai famoso Avviso 20 dovevano avere inizio con la fine del PROF 2011. Siamo quasi a giugno 2012, gli allievi ancora aspettano e gli operatori sono quasi tutti in Cassa integrazione guadagni in deroga.

Da notizie di stampa si dice che il decreto sull’Avviso 20 si trova alla Corte dei Conti per la registrazione . Però ancora non sono state pubblicate le graduatorie definitive. Gli operatori già posti, nel 2011, in Cassa integrazione guadagni in deroga aspettano l’integrazione regionale. L’albo regionale ad esaurimento degli operatori assunti con contratto a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2008 non è ancora pubblicato.

Dottore potrei continuare. Mi permetto di dirLe che la sua gestione, per quel che mi riguarda, è risultata non rispondente al bisogno. Non pensa che sia il caso di dimettersi?

Redazione

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