Formazione: “Il presidente Crocetta ha tradito la dignità di 1800 operatori e delle loro famiglie”

A PARLARE E’ ADRIANA VITALE, OPERATRICE EX SPORTELISTA ED EX CONTRATTISTA AL CIAPI COL PROGETTO ‘SPARTACUS. IN UNA LETTERA INDIRIZZATA AL GOVERNATORE L’ANALISI CRITICA E LO SCONFORTO DI UN’INTERA CATEGORIA DI LAVORATORI SICILIANI

Torna a scrivere Adriana Vitale, ex operatrice degli sportelli multifunzionali, ex contrattista del Ciapi attraverso il progetto ‘Spartacus’ e, come ama definirsi, ex lavoratrice sospesa nel limbo.

Il tema, tanto per cambiare, è sempre quello della vertenza degli oltre 1800 sportellisti, licenziati dal Governo del presidente Rosario Crocetta, che coerentemente con l’atteggiamento tenuto sin dall’insediamento, da un lato lancia mediaticamente slogan del tipo ‘nessuna macelleria sociale’, oppure ‘tutti i lavoratori saranno salvaguardati’, e poi vengono buttati in mezzo ad una strada.

In questa seconda missiva diretta al presidente della Regione Crocetta, la Vitale prende atto del risultato di settimane di confronto e scontro sul futuro degli operatori ex sportellisti. Duro è l’affondo critico sull’atteggiamento tenuto dal governatore della Sicilia in merito all’epilogo dei fatti, rimarcando lo ‘sporco’ gioco allo ‘scarica barile’ che sarebbe stato proprinato a danno della platea degli operatori ex ‘Spartacus’.

Parla di speranza, illusione e di sconfitta la Vitale, di una commedia a lieto fine i cui unici protagonisti, però, i lavoratori, sono stati lesi nella dignità. Una commedia scientemente recitata dagli attori istituzionali il cui epilogo è: ‘Tutti colpevoli, nessun colpevole’.

Riportiamo il contenuto della lettera a firma di Adriana Vitale.

Egregio Presidente Crocetta,

Sono certa che Lei ha letto la precedente lettera e mi sarei aspettata un altro tipo di risposta, almeno così mi sono illusa e l’ho sperato, purtroppo ho dovuto constatare con mio grande rammarico che siamo per Lei solo mosche fastidiose, zanzare da schiacciare.

Ho toccato con mano ciò che in tanti cercavano di spiegarmi e io sorda ho continuato a difendere il Suo operato, adesso ne subisco anche lo scherno.

Le assicuro che la mia delusione è cocente.

Ho cercato di ricostruire il puzzle della situazione nella quale Lei o chi per Lei ci ha cacciati e il quadro che ne è venuto fuori è misero e desolante: noi stritolati in una morsa di lotte intestine per poteri ed interessi. Tutti sconfitti, tranne i vertici del Ciapi che con maestria hanno giocato bene le loro carte e direi anche legittimamente si sono difesi dalla gogna mediatica nella quale tutti i protagonisti li avevano cacciati. Si è consumato il giusto epilogo di una farsa che ha voluto fin dall’inizio un’elemosina da elargire ad una platea di lavoratori, un osso al cane affamato, una proposta offensiva e oserei dire indecente. Il balletto dello ‘scarica barile’ che si è concluso ‘a tarallucci e vino’.

Vi siete velatamente e reciprocamente minacciati a distanza e abbracciati da vicino come due fidanzati che litigano per futili motivi, che appena si ritrovano ‘vis a vis’ non possono fare a meno di allargare le braccia.

E questo è, purtroppo, accaduto.

Una commedia a lieto fine! Peccato che la protagonista di questa commedia, sapientemente recitata, è la dignità dei lavoratori e l’epilogo è “Tutti colpevoli, nessun colpevole”.

Su questo finale, Voi, che siete maestri, avete confezionato la sceneggiata. Un rimpallo incessante di responsabilità tra i vari attori, una volta è toccato all’assessore, un’altra volta ai vertici del Ciapi, un’altra volta ancora ai sindacati, in un susseguirsi continuo di scambi di ruoli tra protagonisti e comparse. Adesso la scena è tutta Sua, se la goda per intero. Ma questa non è la recita di una scena teatrale, questa volta è la vita vera e reale dei lavoratori.

Mi ero illusa che la Sua discesa in campo, tanto agognata, sarebbe stata finalmente quella del “Salvatore” che avrebbe sancito un risultato diverso e più decoroso nei nostri confronti. Ma con rammarico e infinita delusione ho appreso che Lei ha approvato l’operato messo in atto per noi, attribuendo una laconica responsabilità al sindacato, a Suo dire accusato di aver arenato la trattativa sui livelli alti, cosa assolutamente falsa.

Se parliamo di una scarsa incisività o di qualcosa iniziata male e finita peggio, mi trova d’accordo – Nemo potest duobus dominis servire- Presidente, sono sempre convinta che i “bravi” hanno svolto bene il loro lavoro e non credo che il “signorotto” si sia rassegnato e Lei, così operando, non fa altro che assecondare un disegno preciso.

Mi dispiace Presidente, ma in Lei vedo un uomo che si bea della gloria di un applauso, soddisfacendo il suo ego, mentre la Sicilia muore.

Qualcuno l’ha descritto come ‘Nerone che continua a cibarsi mentre Roma brucia’.

Ecco, ho potuto constatare che mai paragone è stato più azzeccato e non mi riferisco solo alla mia personale vicenda, ma anche a quella di tanti siciliani.

Mi spiace essere dura e cruda e se l’ho offesa, me ne scuso, ma come si suol dire: “In guerra e in amore tutto è lecito”.

Lei ha da salvare la sua immagine e io la mia famiglia, le due cose dovrebbero corrispondere, l’una dovrebbe essere la conseguenza dell’altra, ma così non è stato.

Cordiali saluti presidente e buona vita, la mia al momento è pessima.

Adriana Vitale (ex sportelli multifunzionali, ex Spartacus, ex lavoratrice sospesa nel limbo).

 

Giuseppe Messina

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