Formazione, il dramma di un ex sportellista: “Ciò che era un diritto è diventato un favore”

“LA DISONESTA’ NON E’ SOLO RUBARE, MA ANCHE PROMETTERE SAPENDO DI NON VOLERE E DI NON POTERE MANTENERE”

Improvvisazione, assenza di progetto e fallimento totale. Parole pesanti come macigni, quelle di Leonardo Cino. Una vita passata a lavorare dignitosamente nella Formazione professionale ed oggi senza lavoro da ex sportellista. Oramai da quel fatidico 23 aprile, epoca in cui è cessato il progetto ‘Spartacus’ del Ciapi, rincorre un posto di lavoro che l’esecutivo regionale ha promesso a circa 1800 lavoratori dei Servizi formativi.

Le rassicurazioni ‘a chiacchiere’ del Governo regionale, da circa quattro mesi tengono sulle spine, come dicevamo, circa 1800 operatori.

Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, deve rendersi conto che la misura è colma e che urge un immediato intervento per ripristinare le regole e la serenità nel settore.

E’ critico, il lavoratore, con la classe politica e con tutti coloro che, anziché intervenire per arrestare l’emergenza occupazionale e la ‘macelleria’ sociale, hanno preferito il silenzio.

Di seguito pubblichiamo la lettera di Leonardo Cino.

I giornali on line denunciano continuamente lo stato di malessere in cui versa la nostra Regione. Non credo, anzi ho la ferma convinzione che non ci sia un comparto del nostro tessuto sociale che vada nel giusto verso.

Nel settore, poi, che mi coinvolge personalmente, che è quello della Formazione professionale, noto il fallimento totale e l’assenza di un progetto. L’improvvisazione nell’agire è il principio fondante seguito dalla classe politica ed amministrativa che se ne occupa.

Ancora più grave è la Rassegnazione Verghiana dei lavoratori che, come inebetiti, accettano tutto come se fosse predestinato dal fato.

Il sentire: “Sì, ma tanto non cambia niente, fanno quello che vogliono”, fanno forte questa classe di pseudo politici e cosiddetti dirigenti.

Ciò che era un nostro diritto è diventato un favore, intere famiglie ridotte alla fame, ma nessuno alza la testa per gridare basta!

Anche noi (che abbiamo vissuto di sacrifici per costruirci un futuro), abbiamo bisogno di vivere, mandare i nostri figli a scuola, comprare l’indispensabile per sopravvivere!

Mi vengono in mente dei versi di un nostro grande poeta, Ignazio Buttitta:

“Un populu/ mittitulu a catina/ spugghiatilu/ attuppatici a vucca,/ è ancora libiru. Livatici u travagghiu/ u passaportu/ a tavula unni mancia/ u lettu unni dormi,/ è ancora riccu.”

Sembrano versi ormai lontani, non ci appartengono più, perché il popolo è stato reso non solo schiavo e povero, ma ha perduto anche la libertà.

Possiamo solo lamentarci e non avere la libertà di scelta .

La stessa Cassa integrazione diventa un miraggio, appare e scompare come tutto quello che riguarda la Formazione professionale.

Dall’ufficio provinciale del Lavoro (Upl) si asserisce che loro sono pronti per il tavolo di crisi. La dirigente dell’Upl dice che lei è pronta e tutti sono pronti.

Allora chi è che non è pronto?

Forse non siamo pronti noi per gridare la nostra rabbia che diventa sempre più forte.

La disonestà non è solo rubare, ma è anche promettere sapendo di non potere o non voler mantenere.

Giuseppe Messina

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