Formazione: il contratto di solidarietà non arresterà i licenziamenti

IL SETTORE AD UN PASSO DALLA CHIUSURA CON POSSIBILI 4000 ESPULSIONI

Con l’ingresso del contratto di solidarietà nel settore della formazione professionale siciliano si sancisce la divisione tra lavoratori appartenenti allo stesso Albo regionale.

Diventa inutile, quindi, il recente aggiornamento dell’Albo disciplinato dall’articolo 14 della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, cavallo di battaglia dell’ex assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra.

Mesi e mesi di polemiche e discussioni, incontri, accordi, controlli a tappeto sulle fedine penali di 8000 operatori del settore, tutto inutile di fronte al nuovo scenario delineato dall’introduzione del contratto di solidarietà.

Così come di fatto entra in crisi ufficialmente il contratto collettivo di lavoro della categoria che non prevede lo strumento del contratto di solidarietà, ma la mobilità interna.

Secondo quanto sostenuto da attenti osservatori, sarebbe in atto una sorta di ping-pong nell’utilizzo contestuale di diversi strumenti.

Da un lato la Cassa integrazione guadagni in deroga destinata fino al 31 dicembre prossimo agli operatori ex Sportelli multifunzionali. Dall’altro il contratto di solidarietà applicato nella filiera degli Interventi formativi per evitare il fallimento degli enti e il licenziamento collettivo dei lavoratori.

Quello che salta davanti agli occhi è il crollo dell’unità nel sistema formativo regionale che contemplava una coesione nelle tutele estese agli operatori del settore.

Con l’avvio della procedura di licenziamento prevista dall’articolo 24 della legge n. 223 del 23 luglio 1991 e con la successiva sospensione dell’iter per l’aggancio al contrato di solidarietà difensiva si è attuata la differenziazione del regime di tutela per le tre filiere: Servizi formativi, Interventi formativi e Obbligo scolastico.

Di fronte al possibile licenziamento ed al forte sospetto di un’ingerenza del Governo regionale volta spingere gli enti formativi verso una precisa direzione, il sistema formativo è planato sul contratto di solidarietà.

Questo significa anche che finisce definitivamente in soffitta l’accordo del 5 agosto 2014 che il Governo del presidente Rosario Crocetta e dell’ex assessore alla Formazione professionale, Nelli Scialbra, hanno fortemente voluto per sbloccare l’empasse sull’avvio della terza annualità dell’Avviso 20/2011: accordo che, tanto per cambiare, non è stato rispettato.

Dall’impegno di trovare adeguati strumenti e risorse finanziarie in favore di un migliaio di esuberanti per effetto dei tagli al finanziamento della seconda annualità del Piano giovani, per precisa e scellerata scelta dell’esecutivo Crocetta, si è passati al contratto di solidarietà che obbliga i lavoratori ad ulteriori sacrifici economici.

Lo scenario è cambiato completamente e dubbi emergono in ordine alla stessa direttiva firmata agli inizi di ottobre dai dirigenti generali al dipartimento formazione professionale,Gianni Silvia, ed al Lavoro, Dario Cartabellotta, che hanno introdotto lo strumento della mobilità orizzontale che pare non abbia più motivo di esistere.

Come se non bastasse, lo ripetiamo, i lavoratori potrebbero paradossalmente ritrovarsi a dover effettuare altri sacrifici oltre alla perdita di una parte dello stipendio per effetto dell’introduzione del contratto di solidarietà. Ed è davvero singolare quello che potrà verosimilmente accadere nei prossimi giorni.

Secondo quanto raccolto da indiscrezioni, nei prossimi giorni gli enti formativi potrebbero convocare le organizzazioni sindacali per avviare i processi di licenziamento, con preavviso di tre mesi, di cui alla citata legge n.223/91, per gli operatori ex sportelli – sono in 1800 – rimasti senza commessa e con la Cigd che cesserà alla fine dell’anno.

Si registrerebbe, in questa maniera, un pericoloso ping-pong con sviluppi spiacevoli.

Per gli operatori ex sportelli multifunzionali non si potrà fare il contratto di solidarietà perché senza commessa e non ci sarà Cassa integrazione per il 2015, ed allora cosa accadrà?

È possibile che possano rientrare nel licenziamento anche i lavoratori che in questi giorni con sacrificio hanno sottoscritto il Contratto di solidarietà?

Hanno ragione coloro che sostengono la tesi dello sfascio del settore causato dalla folle gestione politica e amministrativa degli ultimi anni attuata dal presidente Crocetta nel settore della formazione professionale.

Oggi è lecito affermare che sono quattro le categorie di lavoratori divise da un diverso futuro pur appartenendo allo stesso settore, allo stesso Albo regionale e magari dipendenti dello stesso ente di formazione.

Operatori ex sportelli multifunzionali, lavoratori in contratto di solidarietà, licenziati, cassaintegrati: quatto categorie che prenderanno percorsi che difficilmente li vedranno riaccomunati nello stesso destino.

Era questo il disegno del Governo Crocetta? Albo e contratto del settore vanno rivisti a questo punto in uno scenario che vede emergere con prepotenza l’amaro gusto della sconfitta di tutti.

A perdere sono davvero tutti.

Il Governo regionale che, nel tentativo di liberare il settore dagli enti formativi, ha massacrato i lavoratori.

Gli enti che, nel resistere all’aggressione dell’esecutivo regionale e di certa politica ed evitare il fallimento, hanno subito le angherie a colpi di atti amministrativi riversando sui dipendenti il costo sociale.

I sindacati che, nella confusione generata dalle scelte distruttive del Governo regionale, si sono fidati degli accordi ed hanno perso la bussola della difesa dei lavoratori e del Contratto collettivo di lavoro della categoria.

I lavoratori che, fidandosi di volta in volta di questo o quel politico, dell’intesa o delle parole del presidente Crocetta si ritrovano – adesso – davvero ad un passo dal definitivo licenziamento.

Cosa accadrà è difficile a dirsi.

Se il Governo dovesse superare, come pare, lo scoglio della mozione di sfiducia, prevista per oggi, si ritroverà davanti una bomba sociale senza precedenti.

 

Giuseppe Messina

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