Formazione: “I progetti del Governo sono contorti e misteriosi”

Il fallimento della pseudo riforma al femminile del sistema formativo regionale è oramai conclamato. Lo sciopero generale, il secondo in meno di otto giorni, cui ieri hanno partecipato da circa tre mila lavoratori lo certifica. Poche e confuse le idee dell’assessore all’Istruzione e Formazione professionale, Nelli Scilabra (alias Beppe Lumia). Scandaloso il silenzio, invece, dell’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, incapace di tracciare anche una fantomatica prospettiva di riorganizzazione del mercato del lavoro. In una Sicilia che cola a picco con la questione sociale esplosiva e migliaia di disoccupati, in sei mesi il governo regionale non ha prodotto alcunché. Fallimento che registriamo su tutta la linea.

Assenza di idee e progetti e un dialogo con le organizzazioni sindacali a singhiozzo e confusionario. Un Governo ha il diritto-dovere di scegliere la linea politica più consona ai propri obiettivi. Nulla da dire su questo. Le relazioni sindacali portate avanti dall’esecutivo destano non poche perplessità. Dare spazio a movimenti spontanei e sindacati autonomi è democrazia pura. L’idea, però, di singhiozzare con alcuni sindacati e utilizzare strumentalmente il movimento dei lavoratori della formazione professionale e i sindacati autonomi per creare una spaccatura nel mondo sindacale è azione quanto meno scellerata.

Non sono più i tempi delle favole e dei proclami, lo diciamo da fin tropo tempo. Il disagio sociale è stato sostituito dal collasso delle famiglie dei lavoratori della formazione professionale. La precarizzazione del settore, avviata dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), ha trovato linfa a vigore nell’inerzia delle donne di governo. Un amaro giudizio quello che rimarchiamo, valutazione che trova conferma in tutti i comunicati pervenuti nella nostra redazione e firmati sia dalle sigle sindacali firmatarie di contratto che da movimenti spontanei.

Qualche eccezione, per la verità, la riscontriamo e afferisce alla posizione di alcune sigle sindacali che, forti di un dialogo aperto e continuo con il Governo, sperano di ottenere qualcosa a vantaggio dei lavoratori. È chiaro che corrette sono queste posizioni come legittimata è la scelta di circa 2 mila lavoratori di scioperare dando forza a Cgil, Cisl e Uil. Il nostro è un giornale che offre lo spazio a tutti, anche alla testimonianza del singolo ente formativo o lavoratore. La pluralità nell’informazione è fondamentale. E lo è a maggior ragione in un settore difficile e complesso come quello della formazione professionale dove l’informazione è spesso carente e deviata.

DAL COMITATO SPONTANEO LAVORATORI
DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE PUBBLICHIAMO LE RAGIONI DELLO SCIOPERO

L’Assessore ha dovuto constatare l’impraticabilità e l’incompatibilità dei suoi contorti e misteriosi percorsi di riforma con le finalità del Piano Giovani. Le nuove norme sull’accreditamento degli enti obbligano gli stessi a garantire ad una soglia minima di occupati pari al 10% degli iscritti, pena la perdita dell’accreditamento.

Veri e propri Robin Hood al contrario: garantire i ricchi (Monterosso, Campo e Centorrino) affamando gli operatori della formazione professionale, peraltro già provati da due anni di cassa integrazione, stipendi non corrisposti e conseguente, significativo abbattimento del reddito.

Se a questo aggiungiamo la mancata erogazione dei finanziamenti correnti (alla fine dei corsi, nella maggior parte dei casi, è stato erogato solo il 25% dei finanziamenti previsti) il quadro è completo!

Il mondo della formazione professionale sta attraversando uno dei momenti più tristi dal 1976, quando la Regione Siciliana, prima fra tutte, si è dotata di una apposita legge. Noi lavoratori, in termini di disagi e vessazioni, pensavano di avere toccato il fondo con il famigerato Governo Lombardo, ma oggi dobbiamo constatare di trovarci ancora peggio.Nella formazione professionale sicuramente esistono sacche di spreco ed inefficienza, ed i lavoratori sono i primi interessati ad eliminarli. Siamo stanchi, per colpa di pochi, di essere oggetto di indiscriminati attacchi, puramente finalizzati a conquistare consenso tramite l’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa.

Nel settore della formazione professionale lavorano anche operatori qualificati e motivati che curano costantemente il proprio aggiornamento, realizzano corsi che sopperiscono a gravi carenze dei percorsi universitari, formano allievi all’uso di tecnologie avanzate in aule con attrezzature di primo livello, sostengono i lavoratori occupati con l’aggiornamento delle competenze sui luoghi di lavoro e adeguano costantemente l’offerta formativa alle esigenze del mercato del lavoro.

L’Assessore, anziché blaterare di rivoluzione con epocali cambiamenti (che necessitato dei giusti tempi ed adeguate riflessioni) potrebbe, utilizzando i poteri ispettivi dei quali già dispone, avviare una ricognizione mirata a verificare l’effettiva preparazione degli allievi e fare piazza pulita dei corsi che non raggiungono gli obiettivi formativi prefissati.

Fare la Rivoluzione nella formazione professionale sarebbe stato semplice: analisi dei fabbisogni del territorio imposizione dei profili formativi ammessi a finanziamento quantificazione degli esuberi e relativi costi conseguente adeguata postazione in bilancio delle somme necessarie a finanziare adeguatamente il Fondo di Garanzia attivazione dei processi di mobilità interna ed esterna al settore della Formazione emissione dei decreti atti a finanziare per tempo la seconda annualità dell’Avviso 20 (unica risorsa disponibile)

Avrebbe potuto rendere un servizio alla collettività ed agli operatori della formazione che, per essere garantiti, hanno bisogno di sentire riaffermare la validità dell’articolo 2 della Legge Regionale 25 e di vedere scritti atti concreti, che vanno ben oltre il semplice proclama di volerli garantire.

Invece preferisce far di tutta un’erba un fascio e demolire anche ciò che di buono il settore che, nonostante gli strumenti messi in atto dal precedente governo per non fare formazione, ancora oggi è capace di garantire un servizio rispondente alle necessità degli utenti.

Facciamo queste considerazioni perché, ad un mese della conclusione dei corsi, non è stata capace né di formulare una articolata proposta di riforma né di garantire la continuità alle attività formative e, come previsto dalle leggi regionali, la regolarità retributiva del personale impegnato.

Ad oggi, al di là di generiche dichiarazioni di stampa, l’Assessorato non dispone di una ricognizione affidabile sui fabbisogni formativi del territorio e, in prossimità della emanazione degli atti di istituzione delle nuove attività formative, non è dato sapere quali profili professionali possono essere ammessi a finanziamento.

Dopo le solenni dichiarazioni di morte dell’Avviso 20 (bando con il quale è già stato decretato un piano triennale di attività formative) e confuse ed indefinite intenzioni di riforma del sistema di formazione professionale, l’Assessore è tornata sui suoi passi, affermando di voler finanziare la seconda annualità dell’Avviso 20 con i fondi previsti dal Piano Giovani.

Un osservatore esterno al settore potrebbe pensare che ha ceduto alle legittime proteste dei lavoratori, che hanno visto in quest’ultima soluzione l’unico strumento per vedere riconosciuto il diritto al lavoro.

Non è così. L’Assessore ha dovuto constatare l’impraticabilità e l’incompatibilità dei suoi contorti e misteriosi percorsi di riforma con le finalità del Piano Giovani.

Ci troviamo ancora in assenza di qualsiasi provvedimento amministrativo per l’attuazione del Piano Formativo 2013, situazione che continua a mantenere i lavoratori in uno stato di sconforto assoluto. A noi appare chiaro che l’Assessore voglia spazzare via un intero settore, senza proporre, in alternativa, un chiaro percorso di riforma.

In realtà, secondo noi, l’Assessore ha o aveva un progetto, così impresentabile da tenerlo nascosto e svelarlo all’ultimo momento. In bilancio non si sono destinate risorse allo sviluppo ai settori ritenuti strategici per lo sviluppo ma, in una regione dove un posto di lavoro è una pia illusione, si vuole addossare al settore della formazione professionale la responsabilità di aver creato solo disoccupati.

In Sicilia, terra nella quale i giovani non trovano lavoro e quelli qualificati emigrano, le nuove norme sull’accreditamento degli enti obbligano gli stessi a garantire ad una soglia minima di occupati pari al 10% degli iscritti, pena la perdita dell’accreditamento.

Questo è uno dei cavalli di battaglia (o di Troia) dei nuovi criteri di accreditamento ma, in assenza di adeguate politiche di sviluppo, si svela per quello che è, un maldestro tentativo di precarizzazione del settore della formazione professionale, trasformato in uno strumento di scambio elettorale.

Come si può pretendere l’obbligo di creare occupazione per almeno il 10% degli allievi mentre tutte le imprese licenziano ed il ricorso alla cassa integrazione è a livelli mai visti sino ad oggi? Con il recupero dai finanziamenti correnti delle integrazioni extra budget precedentemente concessi agli enti, la “Rivoluzione Crocetta”, nel settore della formazione professionale, si manifesta nella sua vera natura: pur sapendo che la maggior parte dei fondi sono destinati alle retribuzioni degli operatori, l’Assessore ed il Dirigente Generale non hanno avuto un attimo di esitazione, perpetrando un vero e proprio scippo a danno dei lavoratori.

Veri e propri Robin Hood al contrario: garantire i ricchi (Monterosso, Campo e Centorrino) affamando gli operatori della formazione professionale, peraltro già provati da due anni di cassa integrazione, stipendi non corrisposti e conseguente, significativo abbattimento del reddito. Se a questo aggiungiamo la mancata erogazione dei finanziamenti correnti (alla fine dei corsi, nella maggior parte dei casi, è stato erogato solo il 25% dei finanziamenti previsti) il quadro è completo!

 

Giuseppe Messina

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