IN QUESTE ORE TROPPE PAROLE IN LIBERTA’ SU DUE QUESTIONI SOCIALI CHE POTREBBERO ESPLODERE
In queste ore leggiamo qua e là un sacco di balle sulla Sicilia. Soprattutto su due questioni: precari e dipendenti della formazione professionale. Due argomenti sui quali, nelle ultime settimane, è stato detto tutto e il contrario di tutto.
Cominciamo con i precari siciliani. Intanto il numero, cosa che non ci stancheremo mai di ripetere. La politica-politicante siciliana continua a ripetere che sono 23-24 mila. Che alcuni semplificano in 20 mila, come se fossero patate e non persone (che volete che siano 4 mila persone in meno…).
Chi parla di 23-24 mila si riferisce ai precari degli enti locali siciliani. Ma non a tutti i precari dei Comuni: solo ai 23-24 mila precari ai quali la Regione siciliana, da anni, garantisce lo ‘stipendio’. Al costo di circa 300 milioni di euro all’anno.
Accanto a questi – e preghiamo il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, di certificarlo – ce ne sono altri 54-56 mila. L’invito al vice presidente di Sala d’Ercole non è campato in aria. Perché, la scorsa estate, è stato proprio il vice presidente dell’Ars a promuovere una serie di incontri con tutti i precari dell’Isola.
Alla fine di questi incontri Venturino, come ha ricordato ieri ai suoi ex compagni di strada grillini, ha presentato anche un disegno di legge per avviare la ‘stabilizzazione’ di tutti i precari siciliani e non soltanto dei 23-24 mila precari degli enti locali.
Tra l’altro, che gli stessi precari dei Comuni non sono tutti uguali. Lo certifica uno sciopero dei precari del Comune di Palermo proclamato stamattina dalla Cisl. Sono 650 precari del Comune di Palermo che oggi manifestano in Piazza Pretoria.
“Questi lavoratori – dice Nicolò Scaglione, segretario aziendale per il Comune di Palermo della Cisl Fp Palermo Trapani. – vivono una situazione paradossale, perché si trovano ad essere fuori dal percorso che la Regione siciliana ha individuato per i precari finanziati con fondi regionali, dato che i loro contratti sono finanziati con fondi nazionali. Questo da un lato garantisce le risorse economiche, ma dall’altro li condanna ad essere esclusi dai percorsi messi in atto dalla Regione, lasciando da solo il Comune ad interloquire con lo Stato per risolvere il problema. Che ne sarà di queste persone? La politica vuole abbandonarli al loro destino”.
In realtà, a rischiare non sono solo i precari degli enti locali, ma tutti i precari della Sicilia: i precari della Regione, delle Province, delle società e degli enti regionali, provinciali e comunali; i precari delle Asp; gli infermieri precari e via continuando. Per due motivi. Primo: perché a Roma e in Sicilia non ci sono soldi. Secondo: perché la politica non ha mai fatto chiarezza. Anzi, continua a prenderli in giro.
Noi scriviamo queste cose da oltre un anno. I precari degli enti locali non ci hanno mai preso in considerazione. Pensavano che, essendo lì da oltre dieci anni, nessuno li avrebbe toccati. Si sono sbagliati.
Lo ribadiamo ancora una volta: al di là delle chiacchiere, il Governo nazionale Letta-Alfano e il Governo regionale di Rosario Crocetta se ne vogliono sbarazzare. Li vogliono mandare tutti a casa.
Quelli che parlano di una legge regionale – che peraltro riguarderebbe solo i 23-24 mila precari degli enti locali – stanno ancora una volta prendendo in giro questa categoria. Il problema non è legislativo e non c’entra nemmeno il ‘Patto di stabilità’. I soldi per pagare i precari siciliani se li è presi lo Stato per pagare il Fiscal Compact. Lo ha fatto quest’anno, scippando dal Bilancio regionale 914 milioni di euro. E farà la stessa cosa con il Bilancio 2014 che, a nostro modesto avviso, l’Ars non potrà approvare.
A meno che, per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana, non si approvi un ‘Bilancio negativo’, ovvero prevedendo le mancate erogazioni per interi settori dell’Amministrazione e nuove entrate da scippare ai siciliani con nuove tasse. Una follia della quale si sta discutendo in queste ore, perché a Roma non vogliono che la Regione siciliana dichiari quello che c’è già nei fatti: e cioè il dissesto finanziario, che creerebbe problemi all’Italia con le società di rating.
Andiamo ai dipendenti della formazione professionale. Anche in questo caso le parole in libertà circolano senza alcun controllo da parte della logica delle cose. Ieri, a fronte del numero di licenziati diffuso dalla Cisl, il Governo regionale ha fatto sapere che questo personale verrà “riassorbito”. Dove?
E’ arrivato il momento di dire ai circa 10 mila dipendenti di questo settore che la storia del Ciapi di Priolo è una bufala totale. Ma lo sanno i dipendenti della formazione professionale cosa è stato il Ciapi di Priolo? E’ stato una dei tanti ‘carrozzoni mangiasoldi’ della Regione. Questo ente respira un po’ da qualche tempo, da quando se ne occupa un ex parlamentare regionale che è persona seria.
Ma il Ciapi di Priolo non ha i soldi per pagare i dipendenti eventualmente lì trasferiti. Tant’è vero che, fino ad oggi, i dipendenti degli Sportelli multifunzionali sono stati licenziati, ma non sono stati assunti dal Ciapi di Priolo. E non verranno assunti. E se verranno assunti non verranno pagati. Perché il Ciapi di Priolo non li può pagare. A meno che non venga finanziato. Ovviamente dalla Regione.
La Regione ha i soldi per pagare i nuovi assunti dal Ciapi di Priolo? A nostro modesto avviso, no. In ogni caso, servirebbe una legge dell’Ars. E a che titolo Sala d’Ercole dovrebbe approvare una legge per pagare a ‘babbo morto’ i dipendenti degli Sportelli multifunzionali e, in generale, della formazione professionale? Questa legge verrebbe impugnata con gli occhi chiusi dall’ufficio del Commissario dello Stato.
Qualcuno potrebbe obiettare: il Ciapi di Priolo potrebbe intercettare i fondi dell’Avviso 20. Questa è un’altra balla col ‘botto’. Le risorse del Fondo sociale europeo si assegnano con i bandi. E la Regione non può partecipare a un bando emanato dalla stessa Regione, perché la legge non lo consente. Né potrebbe procedere ad affidamenti diretti (in house).
Insomma, se i dipendenti della formazione professionale – compresi quelli degli Sportelli multifunzionali – non l’avessero ancora capito, è bene che ne prendano atto: l’obiettivo è il loro licenziamento.
La Regione siciliana è al verde. Gli unici soldi disponibili sono quelli delle ex aree degli ex Consorzi Asi e i 450 milioni del ‘Piano Giovani’.
Sull’Irsap – l’Istituto regionale per il finanziamento alle attività produttive che ha ‘ereditato’ i vecchi Consorzi Asi della Sicilia – il Governo ha piazzato gli uomini di Confindustria Sicilia.
Secondo voi perché, lo scorso agosto, all’Ars – e segnatamente in Prima Commissione legislativa – è scoppiato un casino? Per una questione procedurale? Il casino è scoppiato perché con le liquidazioni e, in generale, con le ‘operazioni’ sui vecchi consorzi Asi in ballo ci sono montagne di fondi pubblici. Per capirci, centinaia di milioni di euro. E beni immobili del valore di altre centinaia di milioni di euro.
Non è un caso se, per la nuova sede dell’Irsap, i ‘capi’ di questo nuovo ‘carrozzone mangiasoldi’ hanno speso 500 mila euro. Ed è solo l’inizio. Provate soltanto a immaginare quanto c’è da guadagnare con gli incarichi affidati dall’Irsap senza alcun controllo, senza evidenza pubblica. Basta arraffarne uno e chi se lo ‘becca’ si sistema per i prossimi dieci anni. Tanto in Sicilia le liquidazioni dei beni pubblici non li ha mai controllate nessuno. Una pacchia.
Quanto alla formazione, ci sono i 286 milioni e rotti della seconda annualità dell’Avviso 20. Il Governo Crocetta, al di là degli accordi che ha siglato negli ultimi quattro mesi con enti e sindacati (accordi che lo stesso Governo non ha mai rispettato), non ha alcuna intenzione di spendere questi soldi per il Piano formativo 2014. Sta provando a buttare fuori quanti più enti e quante società possibili da questo settore.
Ripetendo che il personale licenziato e in esubero non deve avere paura, perché verrà “riassorbito”. In realtà, il Governo ha messo in giro questa storiella del Ciapi di Priolo – o, peggio, la fantomatica Agenzia regionale della formazione professionale, altra balla colossale – per evitare gli scioperi. E qui non abbiamo ancora capito che ruolo hanno giocato i sindacati.
Dobbiamo pensare che i sindacalisti – soprattutto quelli di Cgil, Cisl e Uil – sono così ingenui da credere al Ciapi di Priolo e all’Agenzia regionale della formazione? Dobbiamo credere che i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil non conoscono la situazione reale del Bilancio della Regione?
In ogni caso, i nodi, anche in questo settore, stanno venendo al pettine.
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