Formazione, è il duo Lombardo/Crocetta che ha affondato il settore

SI RINCORRONO LE SOLITE PAROLE DEL GOVERNATORE DELLA SICILIA SULL’INTENTO, MA SOLTANTO QUELLO, DI RIVOLUZIONALE IL SISTEMA FORMATIVO REGIONALE. LE RESPONSABILITA’ POLITICHE E AMMINISTRATIVE DAL 2009 AD OGGI TARGATE PD

Stupisce non poco la dichiarazione, resa ieri alla stampa, dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta sul settore della Formazione professionale. Ciò che non convince è l’aver proclamato che, dopo quasi sedici mesi di governo, il settore non funziona e va azzerato. E ci voleva tanto ad accorgersene? In tutti questi mesi cos’è successo? Da quali pensieri irrinunciabili è stato distratto il governatore siciliano per trovarsi nell’impossibilità di riformare il settore? (a sinistra, foto tratta da messinaweb.it)

Riconosciamo la stessa enfasi nell’informazione registrata sin dai primi passi compiuti dal Governo neo eletto allorquando il governatore siciliano tuonava contro il settore politicizzato e infestato da rapporti affaristici e clientelari, dimenticando che la Formazione professionale in Sicilia è stata gestita dal 2010 ad oggi, da assessori riconducibili al Pd, il partito al quale ha più volte dichiarato di appartenere, fino ad offendersi per le critiche mosse da ambienti pidiessini sui ritardi al possibile rimpasto di Giunta.

Ciò che ancora non si è detto chiaramente è che i colpevoli non si rinvengono solamente tra gli enti formativi, ma anche nella politica, come accaduto per alcuni esponenti del Partito Democratico invischiati in indagini giudiziarie.

L’inchiesta messinese sui “Corsi d’oro” ha risucchiato in un vortice affaristico-clientelare proprio il partito del presidente Crocetta, che ha il suo vertice nel territorio rappresentato da parlamentare Francantonio Genovese e dal cognato Franco Rinaldi, deputato del PD all’Assemblea regionale siciliana.

Ed allora qualcosa va detta con franchezza. Forse la chiave di lettura sta proprio nel ruolo della politica nel settore della Formazione professionale e, soprattutto, di una specifica parte della politica partitica. Proviamo a fare un ragionamento, estrapolato dai recenti fatti giudiziari, politici e amministrativi.

La condanna per i rapporti con la mafia dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo ha fatto tornare alla memoria la travagliata fase di governo regionale andata avanti dal 2009 al 2012 con l’appoggio del Partito Democratico siciliano. È opportuno rileggere alcune dichiarazioni dell’epoca che descrivono la continuità del legame Lombardo/Crocetta attraverso la presenza di esponenti al Governo e tra i vertici della burocrazia siciliana riconducibili al Partito Democratico. È quindi utile oggi, a nostro modesto avviso, dare una chiave di lettura corretta del quadro politico in cui versa la Sicilia ed i siciliani per capire come si arriva a questo momento di tensione. Clima caldo quello che si respira a Palazzo d’Orleans, sede dell’esecutivo regionale, in un momento nel quale sono in ginocchio diversi ambiti tra i quali il settore della formazione professionale, accerchiato da diverse indagini della magistratura che vedono coinvolti esponenti PD.

“Abbiamo creato le condizioni per far saltare il tappo del potere clientelare-affaristico-mafioso e fare le riforme che servono alla Sicilia e ai siciliani”, diceva il senatore democratico ed ex presidente della commissione antimafia Beppe Lumia, tra i principali sostenitori del progetto di ingresso nel Governo del presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

La collaborazione tra il PD ed il presidente Lombardo ebbe inizio nel 2009 con l’appoggio esterno che permise al presidente della Regione si scrollarsi di dosso l’esperienza, elettorale prima e di governo dopo, con il Pdl. È a partire dal 2010 che il Pd ha dato il suo sostegno al quarto rimpasto voluto da Lombardo, con una giunta tecnica che ha visto assumere il vertice politico dell’assessorato all’Istruzione e alla Formazione professionale, il professore Mario Centorrino. È stato lo stesso assessore, nei momenti caldi di tensione nella maggioranza di governo, nel maggio 2012, scontratasi sulla incompatibilità delle nomine di Alessandro Aricò e Beppe Spampinato in Giunta, a chiarire la sua appartenenza. Richiamiamo la dichiarazione resa ai giornali.

“Se il PD dovesse suggerirmi di uscire dalla Giunta per questioni di opportunità politica, ci rifletterò”. Queste le parole dell’assessore alla Formazione professionale. Dichiarazione per certi versi di ammissione circa la “vicinanza” con i democratici ed in particolare all’area del PD dell’ex segretario, Francantonio Genovese, oggi raggiunto da una richiesta di arresto dalla Procura della Repubblica di Messina. Fatto che trova conferma, guardando ancora indietro, nel ruolo di assessore al Bilancio al Comune di Messina svolto da Centorrino ai tempi in cui Sindaco era proprio Genovese.

Un sodalizio politico, quello tra il PD e Lombardo, oggi condannato per mafia a sei anni e otto mesi, concluso a maggio del 2012, quando il Partito Democratico decide di ritirare l’appoggio al governatore che aveva già annunciato, comunque, le sue dimissioni, arrivate poi a fine luglio.

Anche Antonello Cracolici, che ricopriva il ruolo di capogruppo all’Ars del PD, non lesinò dichiarazioni in linea con l’appoggio al Governo Lombardo. Ricordiamo di seguito una sua dichiarazione.

“Il PD in Sicilia non sta inseguendo né il poltronismo, né il gattopardismo. Nei limiti del contesto siciliano, dove i giudizi e i pregiudizi morali spesso prendono il sopravvento su quelli politici, il PD ha fatto quello che poteva: investire sulla fine del sistema politico e contribuire a dare una soluzione alla crisi. Ha così puntato sul riformismo per costruire un quadro più avanzato”.

Una continuità tra il Governo Lombardo e quello dell’attuale presidente Crocetta che pare rinvenirsi in maniera schiacciante, oltre che in quella politica, anche nella organizzazione burocratica interna. Vertici amministrativi ricoperti da dirigenti interni ed esterni che hanno svolto ruoli di primo piano anche nel governo Lombardo.

Un perfetto assioma, quindi, che trova nell’azione politico-amministrativa del presidente Crocetta la sua continuità.

Oggi a distanza di tanti mesi nel settore non si registra alcun passo in avanti, la burocrazia e le procedure asfissianti nel pagamenti soffoca il settore e toglie ossigeno ai lavoratori.

Eppure il governatore della Sicilia si ostina ad annunciare una rivoluzione nel settore della formazione professionale che però non si vede neanche in lontananza. Ma scusate, finora cosa ha fatto il nostro governatore? Perché dopo tutti questi mesi il Governo regionale non è riuscito a rivoluzionare il settore? Chi si sarebbe opposto a cambio di marcia?

Gli unici risultati che registriamo nel settore formativo per la verità sono quelli raggiunti, e meno male, dalla magistratura che con solerzia e precisione chirurgica è arrivata dove la politica non è riuscita finora, a fare, cioè, la rivoluzione nel settore.

Ha fatto luce sull’intricata matassa delle società “a scatola cinese” che ruotavano intorno al parlamentare, ex Sindaco di Messina e già segretario regionale in Sicilia del PD, Francantonio Genovese. Così come a Catania è stato debellato un intricato giro di reati penali intorno alla gestione di corsi di formazione professionale. In entrambi i casi uno degli elementi che ha accomunato le vicende è stata la presenza di parenti, collaboratori e amici di partito, nella gestione della Formazione professionale.

Fatta eccezione per l’attività giudiziaria nessun’altra rivoluzione si registra nel settore.

Eppure, alla fine del 2012, come oggi, nel marzo 2014, il presidente Crocetta parla di settore che va azzerato e di rivoluzione pronta a partire. Parla e basta prendendo tempo. Perché? E poi, lo ripetiamo, di quale rivoluzione stiamo parlando? Forse il governatore della Sicilia ha deciso di continuare a fare l’attendista in attesa che altre inchieste giudiziarie a Palermo, Enna, ed altre province giungano a conclusione per buttarsi sulla scia della magistratura e presentare il progetto di riforma?

Abbiamo più volte scritto e criticato l’atteggiamento del Governo regionale che nel settore della Formazione professionale non ha mai avviato un serio processo riformatore. Interessanti punti di riflessione starebbero emergendo dall’inchiesta di Messina dei “Corsi d’oro”. Si parla adesso anche di possibili coperture dentro il Palazzo di Giustizia della Città dello Stretto, secondo quanto emergerebbe da una intercettazione telefonica e da quanto starebbero dichiarando alcuni indagati, oggi agli arresti domiciliari.

E se dovesse essere vero, si attendono i nuovi risvolti dalle indagini in corso, ci chiediamo se la copertura riguardi solamente gli uffici giudiziari, ammesso che sia riscontrato da prove certe ed inconfutabili, oppure non riguardi anche gli uffici deputati al controllo sulle attività corsuali?

Per intenderci, il riferimento va alle sedi periferiche del dipartimento regionale Lavoro, e cioè, nel caso di Messina, all’Ispettorato provinciale del Lavoro, all’Ufficio provinciale del Lavoro ed ai Centri per l’impiego del messinese. Ma quanti altri casi esistono? Il Governo regionale ha contezza del perché sono fermi ad oltre dieci anni i rendiconti degli enti formativi? E se il presidente Crocetta avesse veramente voluto accelerare le rendicontazioni degli anni pregressi perché non ha strutturati l’ufficio Stralcio con un numero adeguato di dirigenti e funzionari regionali? Oggi l’ufficio continua ad essere retto da un solo dirigente e un paio di contrattisti provenienti da società esterne all’amministrazione regionale. È questa la rivoluzione targata Crocetta?

Nei giorni scorsi, il segretario regionale della Cisl in Sicilia Maurizio Bernava, intervistato dal nostro giornale, nel disegnare il percorso riformatore del sistema formativo regionale, ha tagliato corto dichiarando che bisogna “chiudere col passato se si vuole garantire il futuro della Formazione professionale in Sicilia”.

Parole forti e responsabili, quelle del leader cislino, che ha affondato il dito sulla necessità di tagliare il cordone ombelicale che lega il governo precedente di Lombardo e quello attuale del presidente Crocetta per rivoluzionare il settore della formazione professionale.

Ed è stato sempre Bernava a focalizzare l’attenzione su un altro aspetto, anch’esso scandaloso, dei mancati controlli, a rendiconto per esempio, e della responsabilità del dipartimento regionale Lavoro e dei suoi uffici periferici.

Richiamiamo la dichiarazione del segretario della Cisl.

“Il settore della Formazione professionale va messo in liquidazione come accade per un’azienda, il sistema è degenerato, è imploso per l’ingordigia del gruppo di malaffare che nel periodo dal 2008 in poi ha trovato terreno fertile nella mancanza di vigilanza e controllo sia ex ante che in itinere da parte della Regione”.

Rivoluzionare e azzerare il sistema formativo si può ma occorrono i fatti e non le parole. Il Governo regionale del presidente Crocetta è da tempo oramai chiuso in una gabbia dorata convinto che all’esterno tutto possa aggiustarsi con programmi, impegni sottoscritti, dichiarazioni tuonanti sulla stampa e chiacchiere sul da fare e non si rende conto che è isolato dalla realtà, dai siciliani e dai lavoratori della Formazione professionale che stanno pagando colpe altrui. Se ne sono accorti i siciliani e se n’è accorto anche il segretario regionale Fausto Raciti, del nuovo corso Pd, che lo ha bacchettato all’assemblea regionale del partito celebrata a Palermo.

La rivoluzione non si fa a parole e azzerare potrebbe e dovrebbe significare partire dalla dirigenza generale e scendere fino agli uffici periferici laddove si rinviene la necessità di ruotare il personale, dopo i recenti fatti di cronaca giudiziaria.

La moralizzazione non si fa a parole ma con atti concreti.

Giuseppe Messina

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