Chiesta una condanna a quattro anni per peculato. Inizia così, con la richiesta del pm Luca Battinieri, il percorso giudiziario della segretaria generale della Regione, Patrizia Monterosso. Assistita dagli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano, la superburocrate ha chiesto il rito abbreviato, iniziato proprio questa mattina davanti al gup Fabrizio Molinari. La vicenda ruota attorno alla liquidazione da parte dell’ex dirigente della Formazione, Annarosa Corsello, processata in ordinario, di undici milioni di euro in extra-budget agli enti di formazione professionale in aggiunta alle somme previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale.
«Integrazioni» che però la Corte dei conti ha definito illegittime. Secondo l’accusa, proprio per evitare il giudizio contabile stoppando il danno erariale, Monterosso sollecitò Corsello a bloccare i pagamenti successivi destinati agli enti di formazione in modo da recuperare le somme concesse indebitamente. A ottobre 2013, infatti, Monterosso con atto stragiudiziale invitò la Corsello «a sospendere qualsiasi pagamento in favore degli enti fino a concorrere nelle somme da recuperare e ad adottare atti amministrativi di compensazione dei crediti legittimamente vantati dagli enti con quelli vantati dalla Regione». Il suo ruolo nel peculato sarebbe dunque di concorrente morale.
Sul caso, nonostante lo spettro del danno erariale, la Regione non si è costituita parte civile, sollevando aspre critiche da parte delle opposizioni. Era il settembre del 2015 quando a Sala d’Ercole si sarebbe dovuta discutere la mozione, presentata dal Movimento 5 Stelle, contro la superburocrate ma il documento venne dichiarato inammissibile. Una scelta che non è stata mandata giù dai deputati pentastellati, più volte tornati sull’argomento per chiedere le dimissioni di Monterosso e il recupero delle somme dovute da lei e dagli altri dirigenti ed ex assessori regionali, in seguito alla condanna in via definitiva della Corte dei conti.
Sull’aspetto legato alla posizione dell’amministrazione regionale, la difesa della segretaria generale ha presentato un parere dell’Avvocatura dello Stato, nel quale si consigliava alla Regione di non costituirsi parte civile al processo perché «gli atti sono legittimi».
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