SULL’ASSESSORE REGIONALE ALLA FORMAZIONE PENDONO ALL’ARS BEN DUE MOZIONI DI CENSURA CON RICHIESTA DI DIMISSIONI. PERCHE’ DARLE ANCORA CREDITO SULLA PELLE DEI LAVORATORI?
Un settore allo sbando, un Governo regionale che pensa solamente alle poltrone da conservare, mezzo PD al Governo e l’altra metà fuori. La deputazione all’Ars di Articolo 4 che sembra non volere più difendere la giovane ‘assessora’ Nelli Scilabra.
Insomma la politica siciliana litiga, dicevamo, mentre il settore della Formazione professionale è ormai in rivolta in ogni parte dell’Isola.
Lavoratori in marcia per Roma, lavoratori in sciopero della fame, lavoratori in sit in permanente, docenti che si rifiutano di entrare in aula per protesta, allievi che restano a casa privati delle ore di lezione. E, quel che è peggio, si registra l’interruzione di pubblico servizio nel comparto dell’Obbligo scolastico, filiera che eroga percorsi formativi indirizzati ai minori a rischio dispersione scolastica.
Ancora: autorizzazioni all’avvio delle terze annualità che dopo un anno non arrivano, ritardi nell’avvio delle prime annualità e minori a rischio abbandonati a se stessi.
Due anni persi per strada rincorrendo spot, conferenze stampa, accordi e protocolli d’intesa con le parti sociali. Fiumi di parole per rabbonire, di volta in volta, sindacati, confederali e autonomi, enti formativi, politici e funzionari ministeriali e comunitari.
Un gioco al massacro che ha prodotto lo sconquasso del settore e la disoccupazione. Sono in circa 4000, il cinquanta per cento della platea degli operatori iscritti all’Albo regionale, ad aver perso il lavoro.
I sindacati, da due anni, di fatto, reggono il gioco al massacro del Governo. Lo si è visto qualche giorno fa, quando i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil si sono presentati a un inutile incontro convocato dall’assessore Nelli Scilabra, sulla quale pendono ben due mozioni di censura con relative richieste di dimissioni.
Due mozioni contro l’assessore presentata all’Ars: una dai partiti di centrodestra e una dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. L’incontro richiesto dall’assessore Scilabra non aveva alcunché di operativo, ma era tutto ‘politico’: l’assessore chiedeva di essere riaccreditata nonostante le proteste dei lavoratori del settore: e Cgil, Cisl e Uil l’hanno ‘riaccreditata’ sulla pelle dei lavoratori.
Adesso sono i lavoratori che fanno sentire la loro voce. Non vanno più dietro ai sindacati, soprattutto a Cgil, Cisl e Uil (onore ai rappresentanti dei Cobas e dello Snals che si sono rifiutati di ‘riaccreditare’ l’assessore Scilabra non partecipando all’incontro di qualche giorno fa). E hanno alzato l’asticella della protesta, non solo e non più con parole e lettere aperte, ma con fatti concreti.
I lavoratori che a piedi stamattina hanno raggiunto, dopo giorni di marcia, Messina per imbarcarsi e raggiungere la Calabria in direzione di Roma ne sono un concreto ed inconfutabile esempio.
La lavoratrice degli ex Sportelli multifunzionali, Angela Vitale, che da una settimana è in sciopero della fame non è chiacchiera, ma fatto concreto.
A tutto ciò si aggiunge anche un movimento spontaneo della società civile e dell’opinione pubblica che, invertendo l’andazzo dei mesi scorsi, si è avvicinato al settore, sposando la disperazione dei lavoratori e delle loro famiglie. Solidarietà che si respira concretamente e iniziative di sostegno arrivate da più parti.
Basterà tutto questo per ‘scomodare’ il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta? Servirà a far capire al governatore della Sicilia che il popolo gli si sta rivoltando contro?
In politica vige il principio della responsabilità per gli atti compiuti e lui ne è al vertice. Ed è l’unico responsabile dello sfascio che è sotto gli occhi di tutti.
Sfascio che non tocca solamente la Formazione professionale, che – forse – ne rappresenta la punta dell’iceberg, ma anche altri settori come i rifiuti, la gestione dell’acqua, la sanità, l’agricoltura, la pesca, il turismo, l’artigianato, gli enti locali, il trasporto pubblico urbano, l’ambiente, il mondo dei forestali, le partecipate, gli oltre 40 mila precari siciliani.
Per finire il bilancio della Regione, le cui ‘casse’ sono impoverite da un Governo regionale che si è lasciato ‘depredare’ dal Governo nazionale.
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